Mole24 Logo Mole24
Home » Storia » Cittadella di Torino, la fortezza emblema della città

Cittadella di Torino, la fortezza emblema della città

Da Giulia Licari

Novembre 24, 2020

Mastio della Cittadella di Torino

La Cittadella di Torino, fu uno dei migliori esempi di fortificazione cittadina.

Anche se oggi ne rimane solo il Mastio, la torre principale della fortezza, i resti della struttura sono ancora visibili nell’area compresa tra via Cernaia e corso Galileo Ferraris.

Disegno Cittadella di Torino

Una nuova fortezza a difesa della città

Edificata tra il 1564 e il 1577, la Cittadella di Torino era la fortezza pentagonale che si appoggiava all’antica cinta muraria della città.

Oggi ne rimane solo il Mastio (o Maschio), che accoglie il Museo nazionale di artiglieria (temporaneamente chiuso) e sale espositive.

Ma l’intera costruzione è conosciuta per gli avvenimenti legati all’assedio di Torino del 1706 e al sacrificio di Pietro Micca.

La sua nascita, invece, è connessa a Emanuele Filiberto di Savoia e all’upgrade di Torino a capitale del Ducato nel 1561.

Con l’acquisizione di un rilievo e un’importanza strategica sempre maggiore, infatti, si sentiva la necessità di rendere più moderne le difese della città.

Da qui la proposta di una fortezza in grado di difendere la capitale sabauda.

L’idea di dotare Torino di un nuovo polo militare, in realtà, fu ventilata già negli anni Cinquanta del XVI secolo dall’ingegnere Francesco Horologi, a servizio del re di Francia.

Quest’ultimo propose di edificare un forte bastionato sul lato sud-ovest delle antiche mura romane della città.

Fu così che, dopo il trattato di Cateau-Cambrésis, il Duca Emanuele Filiberto prese in considerazione l’idea di Horologi.

Ovvero quella di una cittadella pentagonale da collocare nel settore occidentale di Torino, a ridosso della Porta Segusina.

Nonostante il contributo dato al progetto, nel 1561 Horologi fu estromesso dai lavori alla Cittadella di Torino, molto probabilmente perché sospettato di collaborare col nemico (la Francia).

Il progetto, però, non fu abbandonato.

Tre anni dopo, infatti, l’Ingegnere militare Robilant e l’architetto Francesco Paciotto ripresero l’opera.

Entrata Mastio della Cittadella di Torino
Cittadella di Torino, la fortezza emblema della città

Robilant e Paciotto prendono le redini

Dopo aver scelto il punto in cui costruire, i lavori della Cittadella di Torino procedettero abbastanza velocemente, tanto che l’inaugurazione dell’opera avvenne nel 1566.

Tuttavia va ricordato che i lavori ai sistemi di fortificazione si conclusero effettivamente solo nel 1577.

Quando, cioè, ultimarono le gallerie di contromina, ampliarono i bastioni e finirono di abbattere gli edifici civili nelle vicinanze.

Leggenda vuole che, nell’edificare le mura della Cittadella, gli operai le riempirono con rottami di monumenti, lapidi e colonne di epoca romana.

Insomma, una sorta di riciclo edilizio ante-litteram.

Fu il generale Nicolis di Robilant, esperto di difese sotterranee, ad occuparsi personalmente delle gallerie.

Insieme a Paciotto, poi, decise di estendere l’area di costruzione iniziale di 20 ettari a 40.

Difatti, il Portale fortificato che vediamo noi oggi restituisce solo in parte il senso della Cittadella militare seicentesca, che occupava diversi ettari del margine occidentale della città.

Anzi, possiamo dire che la grandezza della Cittadella di Francesco Paciotto oltrepassò persino i confini di Torino.

Le tecniche di fortificazione italiane, infatti, arrivarono fin in Nord Europa, dando vita ai progetti della Cittadella di Anversa e altri esempi altrettanto audaci.

Cittadella di Torino
Cittadella di Torino, la fortezza emblema della città

Com’era la cittadella di Torino?

Costruita sopra il bastione San Pietro, edificato dai francesi durante l’occupazione del 1536, la Cittadella di Torino si distingueva per la sua forma a stella, la sua possanza e la presenza di cinque grossi bastioni.

L’opera di Robilant e Paciotto, inoltre, poteva vantare diversi sistemi di difesa come un ampio fossato, seppur vuoto a causa delle impervie condizioni del terreno, e altre che impedivano l’avvicinamento all’edificio.

E poi ricordiamo il Cisternone, un pozzo per il rifornimento d’acqua posto al centro delle fortificazioni, fondamentale in caso di assedio.

Ma soprattutto, vero vanto di questo sistema difensivo, sono gli oltre 20 chilometri di gallerie sotterranee, che si estendevano anche al di fuori della cittadella.

Questo vero e proprio labirinto interrato comprendeva i cunicoli, detti capitali alte e basse, che si allungavano verso l’esterno e si sovrapponevano gli uni agli altri.

E poi vi era una galleria magistrale che univa le capitali alte e costeggiava il fossato.

Statua Pietro Micca Torino
Cittadella di Torino, la fortezza emblema della città

L’importanza della Cittadella durante l’Assedio del 1706

Al di sotto della Cittadella non mancavano reti di gallerie secondarie che si diramavano su un’area più vasta e piccoli cunicoli di altezza più contenuta.

Questi ultimi servivano a raggiungere i fornelli, o le gallerie di contromina impostate da Antonio Bertola.

Proprio durante l’assedio del 1706 la struttura e le gallerie della Cittadella di Torino, insieme al lavoro dei minatori piemontesi, svolsero un ruolo fondamentale.

Infatti, mentre i soldati francesi scavavano gallerie per far esplodere le mura cittadine, i torinesi cercavano di anticipare e rendere inutile il lavoro francese, ponendo cariche esplosive sotto l’artiglieria nemica o in corrispondenza delle gallerie.

Per riuscire a localizzare i cannoni nemici nel buio dei cunicoli, i piemontesi usavano una tecnica particolare.

Disponevano dei fagioli secchi su un tamburo che, grazie alle vibrazioni delle cannonate, si spostavano indicando la direzione in cui scavare.

Quando il movimento dei fagioli era verticale, significava che i minatori si trovavano proprio sotto i pezzi di artiglieria francese.

Cittadella di Torino vista dall'alto

E poi vennero Napoleone e i carbonari

Dopo l’assedio del 1706, la Cittadella abbandonò progressivamente la sua utilità militare, tanto che durante l’occupazione napoleonica di Torino buona parte della costruzione venne smantellata.

L’amministrazione risparmiò solamente il Mastio per la sua buona qualità di costruzione, che ancora oggi torreggia tra corso Galileo Ferraris e via Cernaia.

Ma le vicende della Cittadella di Torino non finiscono qui.

Nel 1821, nel pieno dei moti risorgimentali, l’edificio un gruppo di carbonari che volevano la cacciata degli austriaci dall’Italia occupò l’edificio.

Tuttavia Carlo Felice, grazie all’aiuto delle truppe austriache, riuscì a disperdere il gruppo d’insorti.

Successivamente, con il progressivo sviluppo delle tecniche di assedio, la Cittadella perse del tutto il suo ruolo di fortificazione per divenire una semplice caserma dei carabinieri.

Venne poi predisposta l’intera demolizione del complesso, alla quale sfuggì solo il Mastio che per un periodo divenne una prigione sabauda.

Mentre al posto del complesso fortificato oggi sorge la chiesa di Santa Barbara, che custodisce la tomba e i resti del conte Pietro de la Roche, comandante della Cittadella durante l’assedio del 1706.

Giardini Cittadella Torino
Cittadella di Torino, la fortezza emblema della città

Un po’ di verde alla fortezza: il passeggio della Cittadella di Torino

Nonostante il suo utilizzo sia stato prettamente militare, dopo l’assedio del 1706, re Vittorio Amedeo II decise di abbellire la Cittadella di Torino incorniciandola in un viale alberato.

Anche se oggi il passeggio non è più visibile, cancellato dall’espansione cittadina, secondo quanto riportato dal tipografo Onorato De Rossi doveva essere suddiviso in tre grandi viali alberati.

Il primo collegava Porta Nuova e l’odierna Porta Susa ed era adibito alla circolazione delle carrozze, mentre i due viali laterali erano riservati a chi passeggiava a piedi.

Successivamente anche Re Vittorio Amedeo III volle adornare il passeggio della Cittadella di Torino, aggiungendo delle panchine e dei canaletti in pietra.

Dell’antico percorso oggi rimane solo il giardino, conosciuto come Giardino della Cittadella, racchiuso da un’elegante cancellata e che nasconde al suo interno una grande fontana.

Tunnel sotto cittadella di Torino

L‘eccezionale scoperta durante gli scavi

Quel che rimane della Cittadella, oggi, si trova più in profondità che in superficie.

Tant’è che, nel 2001, quando iniziarono lavori di costruzione della metropolitana, ci fu un occhio di riguardo per preservare la struttura.

Gli operai si preoccuparono di riempire con sacchi di sabbia le gallerie della Cittadella di Torino.

In questo modo si poteva preservare l’integrità dei cunicoli che avrebbero potuto risentire delle vibrazioni prodotte dalla talpa meccanica durante il suo passaggio.

Nel 2015, invece, un altro avvenimento ha bloccato i lavori nell’area circostante alla Cittadella.

Sotto corso Galileo Ferraris, infatti, doveva sorgere un parcheggio interrato. Ma la scoperta di alcuni reperti di età risorgimentale ha sospeso tutto.

L’Area Archeologica del Rivellino degli Invalidi della Cittadella offre oggi un’inedita prospettiva sulle antiche gallerie di comunicazione con il Mastio.

Il termine Rivellino si riferisce ad una delle strutture difensive che all’epoca appoggiavano i bastioni.

Viene chiamato “degli invalidi” perché ritenuto secondario durante l’assedio e per questo presieduto da soldati con minori capacità operative.

Visitare la Cittadella di Torino

È possibile compiere un vero e proprio viaggio nella storia grazie al Museo Pietro Micca e dell’assedio di Torino del 1706 che periodicamente organizza visite guidate e tour speciali.

Giulia Licari Avatar

Giulia Licari

Laureata in Lingue e Culture per il Turismo, con un Master online in Comunicazione digitale, Web marketing e Social media management (SDB), attualmente sto frequentando il corso di laurea magistrale in Comunicazione, ICT e Media . Da sempre amante di Torino e appassionata di comunicazione web e Seo