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Il Duca “Testa di Ferro” di nome e di fatto: la storia di Emanuele Filiberto di Savoia

Da Simone Nale

Dicembre 18, 2020

Cavallo d bronz piazza San Carlo Torino

Emanuele Filiberto spinse il Ducato di Savoia verso l’indipendenza portando pace e prosperità a Torino e in Piemonte

Emanuele Filiberto di Savoia viene principalmente ricordato come colui che fece diventare Torino capitale del Ducato.

Ma il suo reame può essere considerato come uno dei più influenti e rivoluzionari di tutta la storia della dinastia sabauda.

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Dal padre Carlo II ereditò un Piemonte desolato e fuori dal tempo, nel quale ormai da troppi anni imperversavano le guerre e le dispute tra le grandi potenze straniere.

E ben presto il guinzaglio francese al collo sabaudo divenne troppo stretto da sopportare e con Emanuele Filiberto sul trono del Ducato, arrivò il momento di reagire.

Ritratto Emanuele Filiberto di Savoia

Emanuele Filiberto di Savoia nacque l’8 luglio del 1528 a Chambery

Nato come terzogenito del Duca Carlo II, detto “il Buono”, e Beatrice di Portogallo, venne orientato fin da subito verso la carriera religiosa, con la promessa di un vescovado da parte del Vaticano.

Egli sarebbe dovuto diventare quindi un sacerdote, un prete o comunque un ecclesiastico.

Tuttavia, con la morte sia del fratello primogenito Adriano, che di Lodovico, il giovane principe ereditò la successione al trono, annullando di fatto l’accordo con Papa Clemente VII, e accrescendo l’ira della Francia.

Nel mentre, la guerra tra gli Asburgo spagnoli e i Borbone di Francia per il Ducato di Milano sconvolse anche il Piemonte, obbligando i reali di casa Savoia a fuggire a Vercelli.

Emanuele Filiberto a quell’età poteva solo osservare tutto quello che stava accadendo alla sua terra, e al contempo comprese che avrebbe ereditato un Piemonte allo sbaraglio e pieno di debiti.

Tuttavia il padre, per quanto debole e avvilito, fu lungimirante nell’avviare il giovane principe di Piemonte alla carriera politica e militare.

Un’educazione che combaciò perfettamente con il portamento austero e risoluto di Emanuele Filiberto

Che già a tredici si convinse di avere i poteri e i mezzi per risollevare il Piemonte dal soffocante giogo di Enrico II di Francia e dall’incompetenza degli spagnoli.

Così il futuro duca di Savoia, nel 1541, colse la palla al balzo e si avviò in direzione di Genova per incontrare su zio, un certo Carlo V, di partenza verso l’Oriente.

Di fronte alla richiesta di unirsi al suo esercito, l’Imperatore del Sacro Romano Impero rifiutò, ma rimanendo comunque stupito dall’audacia e dalla gentilezza del giovane sabaudo.

Ciò nonostante Emanuele Filiberto non si arrese.

A distanza di quattro anni il Principe di Piemonte venne accolto alla dieta di Worms, di nuovo ai cospetti di Carlo V, proponendosi alla causa imperiale per ottenere in cambio la salvezza e la redenzione della sua patria.

L’Imperatore questa volta accettò e gli concesse il comando di un reggimento di cavalleria durante la guerra della Smalcalda.

Di fronte all’intelligenza e al talento in battaglia del giovane sabaudo, Carlo V si convinse che suo nipote aveva la stoffa di un valente cavaliere.

Nel 1547 quindi, quest’ultimo entrò per merito nelle file dell’esercito imperiale, alternando poi il governo del suo marchesato di Asti a viaggi istituzionali per il Sacro Romano Impero.

Emanuele Filiberto di Savoia

Sfortunatamente, nel 1551 si riaccese il conflitto tra i francesi e gli imperiali germanici

Tornato in Piemonte da un viaggio in Spagna, Emanuele Filiberto ottenne il comando della cavalleria nell’esercito di Don Ferrante Gonzaga.

Tuttavia, per non voler partecipare a una campagna militare in un Ducato di Savoia in stato di forte decadimento, e probabilmente anche per la poca fiducia che riponeva nel generale mantovano, preferì invece andare a combattere con l’imperatore in Lorena.

Colto di sorpresa, quest’ultimo gli affidò il comando dell’intero esercito dei Paesi Bassi.

La campagna di Francia fu un successo, ma nel 1553 il giovane principe ricevette la notizia della morte del padre.

Il dovere gli impediva di tornare in Piemonte per i funerali, ma il Duca non rinunciò ad esortare il suo popolo lontano da casa.

In un secondo momento la sua presenza venne richiesta in terra di Spagna, per assistere all’incoronazione di Filippo II.

Proprio il nuovo Re iberico, succeduto a Carlo I (ovvero sempre Carlo V), lo insignì del titolo di governatore dei Paesi Bassi.

Di certo non un compito facilissimo, dato che le Fiandre spagnole si trovavano nel pieno delle rivolte calviniste.

Ma sicuramente affidatogli perché da lì a breve si sarebbe riacceso il conflitto tra il Regno di Francia e l’Impero Spagnolo, per il controllo dell’Italia.

Che alla fine cambiò le sorti d’Europa, ma soprattutto del Ducato di Savoia.

In quel contesto, Emanuele Filiberto di Savoia si trovò a capo dell’intero esercito spagnolo e dei contingenti savoiardi.

E in poco tempo i combattimenti si inasprirono sempre di più, fin quando entrambe le fazioni non si incontrarono direttamente nei pressi di San Quintino, in terra di Piccardia.

Emanuele Filiberto di Savoia

Il 10 agosto del 1557 iniziò la Battaglia di San Quintino

La roccaforte dell’omonima città era un punto strategico fondamentale per riuscire a sfondare le linee nemiche, e raggiungere così la strada più rapida verso Parigi.

Detto ciò, la difesa del forte venne affidata al celebre Maresciallo Montmorency, ma la sua esperienza e tanto meno la sua fama non riuscirono a bloccare l’avanzata dell’esercito di Emanuele Filiberto.

La battaglia si concluse con una schiacciante vittoria a favore delle truppe iberico-sabaude.

Tuttavia, durante le trattative di pace il Re di Spagna preferì saggiamente non approfittare completamente della vittoria, per cercare di placare gli animi in vista del futuro.

Mentre, il Ducato di Savoia riottenne una parte dei suoi territori piemontesi, nonché la fine del dominio francese e il riconoscimento in parte del predominio spagnolo su alcune zone.

In conclusione, la pace di Cateau-Cambresis nel 1559 portò finalmente la pace.

Ma l’unico modo che il Piemonte aveva per rialzarsi era quello di allontanarsi definitivamente dall’influenza francese.

Moneta con effige Emanuele Filiberto di Savoia
Il Duca Testa di Ferro la storia di Emanuele Filiberto di Savoia

Il 7 febbraio del 1563 Torino divenne capitale del Ducato di Savoia

Tuttavia c’era ancora molta strada da fare. Il futuro capoluogo piemontese era una città decisamente arretrata così come tutto il Piemonte, al contrario della Savoia e della precedente capitale Chambery.

Stabilitosi definitivamente a Torino, Emanuele Filiberto di Savoia cercò, attraverso tutti i suoi mezzi, di dare un deciso impulso all’economia e al prestigio politico del Ducato.

Uno dei primissimi provvedimenti fu proprio il potenziamento dell’esercito, insieme a quello del sistema difensivo sulle Alpi Cozie e la commissione di una piccola flotta militare (che tra l’altro partecipò alla Battaglia di Lepanto).

Con una Francia sempre pronta all’invasione servivano infatti difese eccellenti, ma soprattutto, anche un compromesso che riuscisse a riappacificare i due Regni.

Una questione che si risolse l’anno precedente, quando si sancì il matrimonio tra Margherita di Francia ed Emanuele Filiberto, dai quali nacque poi Carlo Emanuele I, successore al trono della casata sabauda.

Successivamente il Duca di Savoia commissionò la costruzione del sistema dei canali di Torino, abolì la servitù e favorì l’immigrazione di mercanti e artigiani nella nuova capitale.

Torino stava crescendo in fretta, e presto la città superò i 20mila abitanti.

Gli anni passavano, ma il sogno del Duca di ottenere la totale liberazione del Piemonte non era ancora compiuto.

Fu così che nel 1575, si presentò alla corte di Spagna, chiedendo l’indipendenza degli ultimi centri piemontesi.

La sua fama lo precedeva e inaspettatamente il Re spagnolo accettò le sue richieste e ordinò ai suoi soldati di abbandonare le contee di Asti e di Vercelli.

Finalmente il Piemonte era libero e indipendente, esattamente a trent’anni di distanza da quando un giovane principe di Piemonte offriva i suoi servigi all’Imperatore Carlo V.

Litografia Torino 1600

Sfortunatamente Emanuele Filiberto di Savoia morì nel 1580

La causa del decesso fu un grave caso di cirrosi epatica, una conseguenza dello sconsiderato consumo di vino da parte del Duca.

Ciò nonostante egli lasciò a suo figlio Carlo Emanuele I un Piemonte stabile e sulla buona strada per diventare un Regno prospero e fiorente.

Al giorno d’oggi la sua salma si trova nella Cappella della Sindone.

Mentre una statua equestre in suo ricordo torreggia al centro di piazza San Carlo, raccontando al contempo le incredibili gesta del Duca “Testa di Ferro“.

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Simone Nale

Laureato in Scienze Umanistiche della Comunicazione all'Università di Torino. Appassionato di storia della televisione e nuovi media