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Torino capitale del Ducato Savoia

Da Francesca Palumbo

Febbraio 04, 2019

Torino capitale sabauda, l’evoluzione di una città nel Seicento

Nel 1563 il Duca Emanuele Filiberto di Savoia nominò Torino capitale sabauda.

Una scelta che nel Seicento portò ad un’importante evoluzione la città

Fino alla storia più recente tale ruolo era stato affidato a Chambery, ma Torino aveva tutte le caratteristiche che l’avrebbero resa una candidata ideale in quel periodo storico.

Torino capitale, una posizione strategica

La Torino di fine ‘500 si trovava a ridosso di due importanti fiumi (il Po e la Dora) e la sua posizione particolare apparì fin da subito appetibile per il Ducato di Savoia.

Gli obiettivi erano quelli di solidificare la propria posizione e di difendersi più adeguatamente nel contesto europeo emergente.

In quegli anni infatti, in cui si era ancora lontani dai trattati di pace settecenteschi che avrebbero dato maggior stabilità ai territori coinvolti, Torino rappresentava un ottimo punto strategico per diventare fulcro e sede centrale di amministrazione e potere.

Nacque così l’idea di una capitale del Regno dei Savoia che avrebbe modificato non solo gli equilibri esistenti all’epoca, ma anche la stessa Torino

Quest’ultima sarebbe diventata un grande centro nevralgico e in espansione.

Torino capitale sabauda, l’evoluzione di una città nel Seicento

Uno sviluppo militare

Alla luce delle motivazioni che portarono a compiere la scelta di proclamare Torino Capitale del Ducato di Savoia, l’ampliamento e lo sviluppo dell’area urbana e circostante avvennero partendo da un punto di vista militare.

La tradizionale disposizione a scacchiera, eredità dell’epoca romana che oggi tutti conosciamo, apprezziamo e che ci permette di orientarci con una facilità che molte altre città italiane non conoscono

Fu mantenuta e sfruttata al massimo in questo periodo di cambiamenti di stampo militare.

Tutta l’architettura cittadina, non solo quindi quella legata alla difesa, ma anche quella civile e religiosa, fu presa in carico da tecnici appartenenti al mondo delle armi e della guerra.

Dal 1564 al 1566 venne quindi per prima cosa creata la Cittadella (di Pietro Francesco Tagliapietra, detto Paciotto) nell’area a Sud-Ovest della città.

A quel punto l’unione del nuovo pentagono con il Quadrilatero Romano pre-esistente diede il via alla costruzione della Città Nuova, creando di fatto nuovi spazi da urbanizzare.

Torino capitale sabauda, l’evoluzione di una città nel Seicento
Porte Palatine viste dall’alto del campanile del Duomo

Aumento demografico ed influenza francese

La Torino che entrò nel Seicento era già una città nuova.

Molto più ampia, ricca di nuove costruzioni e palazzi e con una pianta (specialmente del centro), molto simile a quella che possiamo vedere oggi.

La Pace di Cherasco del 1631 avvicinò notevolmente i francesi al suolo cittadino, complice l’annessione alla loro potenza di Pinerolo (allora piazzaforte).

La presenza francese non si sentì solo a livello militare, ma soprattutto a livello culturale e architettonico.

Saranno infatti questi gli anni in cui Torino vivrà una serie di cambiamenti che la avvicineranno all’aspetto attuale. 

Costruzione di nuove aree abitative, demolizione di una parte delle mura in favore di un nuovo disegno difensivo ed estetico. Oltre alla creazione di palazzi e ville che ancora oggi possiamo ammirare dentro e fuori dai confini cittadini.

Capitale d’Italia ante-litteram

Nonostante il Regno d’Italia nel Seicento fosse ancora lontano nel tempo, Torino si dimostrò una valida capitale, già per la potenza sabauda.

Non solo per la sua posizione che, come già detto, era estremamente strategica, ma anche per la sua capacità di adattamento e di crescita (non solo demografica) attraverso l’assorbimento di altre culture.

In un contesto storico in cui ancora non si poteva parlare di Italia ed Europa come oggi le intendiamo, Torino riuscì comunque ad essere una valida capitale. 

Una città in grado di proiettare se stessa in una dimensione più grande del suo stesso Ducato, una realtà europea.

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Francesca Palumbo

Giornalista pubblicista laureata in Scienze Politiche e Comunicazione Pubblica e Politica. Ottima conoscenza dell'inglese. Responsabile Ufficio Stampa con esperienza di 5 anni.