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Cristina di Borbone, la principessa francese che amava Torino

Da Alessandro Maldera

Dicembre 27, 2015

Maria Cristina, la principessa francese che amava Torino

La storia della principessa francese che diede vita alla Torino barocca

Se oggi Torino svetta tra le città culturali d’Europa per l’ inestimabile patrimonio architettonico lo  dobbiamo soprattutto a Cristina di Borbone.

Principessa francese e poi consorte della corona reale, la Madama Reale, insieme ad Adelaide di Susa, è la sovrana che da sempre suscita più interesse e ammirazione.

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Possiamo affermare che Cristina di Borbone  non sia passata alla storia per la sua subordinazione al marito Vittorio Amedeo I, come ci si aspetterebbe dagli stereotipi sull’epoca.

Ma al contrario, arrivata a Torino, la delfina di Francia portò nella capitale del regno di Savoia una ventata d’aria nuova. Colma di fascino e spensieratezza che da subito le valse l’amore del marito e del suocero Carlo Emanuele I.

Ritratto di Madama Cristina

Nata a Parigi il 10 febbraio del 1606, Cristina di Borbone fu terzogenita di Enrico IV di Francia e di Maria de’ Medici

Appena tredicenne, Cristina di Borbone sposò il Principe di Piemonte Vittorio Amedeo I. Quest’ultimo nel 1630 succedette al padre Carlo Emanuele I, ereditando uno stato soggetto all’egemonia francese e che da anni ne subiva influenza culturale.

Preso a corte il titolo di Madame Reale, manifestò da subito un carattere allegro e passionale che, se da un lato faceva alzare il ciglio a più di un cortigiano reale, dall’altra le permetteva di conquistare gli ambienti istituzionali. Grazie soprattutto alla sua consapevolezza del potere e dell’autorità che aveva tra le mani.

Tuttavia la consorte sabauda non ci mise molto a far scatenare i pettegolezzi su dì sé.

In quanto donna di polso che amava però una vita mondana fatta di feste e balli. Spesso si trovò al centro di numerosi pettegolezzi reali, che non solo criticavano l’accondiscendenza con cui trattava le avance dei gentiluomini, ma allo stesso tempo condannavano anche le varie avventure galanti che erano solite vederla al centro della scena.

Eppure, nonostante le diverse storie che le vennero attribuite, Cristina nutrì sempre un sincero amore per il marito, che vedeva alla base un legame di fiducia che si protrasse anche dopo la morte di quest’ultimo nel 1637. Ritratto di Cristina di Borbone in età giovanile

La scomparsa di Vittorio Amedeo I rappresentò uno degli eventi più significativi della storia moderna di Casa Savoia

Alla morte del marito, Cristina di Borbone assunse la reggenza favorendo una politica apertamente filo-francese.

Una presa di potere che però venne subito contestata dai cognati: i principi Maurizio e Tommaso, che si appoggiarono alla Spagna per ostacolarla.

Ebbe inizio quindi una vera e propria Guerra Civile, che vide opposti due partiti dalle ambizioni contrarie.

Da una parte i “madamisti“, sostenitori di Cristina di Borbone e della Francia, mentre dall’altra i “principisti“, coloro che appoggiavano Tommaso di Savoia-Carignano in nome dell’Impero spagnolo.

La morte nel 1638 del principe ereditario Francesco Giacinto prospettò in seguito un allungamento della reggenza prima del passaggio al potere al secondogenito Carlo Emanuele II di soli quattro anni. Una situazione che inevitabilmente spinse i cognati a reclamare la tutela del nipote e il controllo del governo.

Il primo attacco sembrò volgere a sfavore della Madama Reale, che dopo varie sconfitte, dovette cedere Torino ai principi nel 1639.

Proprio in quell’anno Cristina decise di chiedere aiuto al fratello, re Luigi XIII per riconquistare il Piemonte.

Nel 1640 Torino subì un assedio e lo scontro durò fino al 1642, quando l’abbandono del sostegno spagnolo decise le sorti della vicenda una volta per tutte-

Gli accori di Pace confermarono Cristina come reggente di Carlo Emanuele, mentre i principi, ora fedeli alla Francia, poterono comunque entrare nel Consiglio di reggenza.

In questi anni, pur cercando di mantenere una certa autonomia rispetto alla politica del fratello Luigi XIII e di potenti ministri come Richelieu e Mazzarino, Cristina di Borbone dovette sottostare all’ingerenza dei cugini trans-alpini. Piazza San Carlo vista dall'alto

Tuttavia la Madama Reale ebbe maggior successo sul versante interno

Pur appoggiandosi soprattutto alla nobiltà feudale, la duchessa, attraverso la venalità degli uffici, favorì una certa mobilità dei ceti professionali e borghesi.

All’aristocrazia si riservarono le cariche militari e politiche, ma quelle di giustizia e di finanza divennero appannaggio di mercanti e uomini di legge.

Furono altresì avviate diverse riforme amministrative che interessavano le comunità e che miravano a una migliore gestione dei bilanci e delle risorse locali.

Ma l’attività di Cristina di Borbone non si limitò tuttavia al solo ambito politico, ebbe importanti conseguenze anche in quello culturale e artistico, grazie all’introduzione del gusto francese a corte e alle iniziative urbanistiche che portarono avanti l’allargamento della città.

Appena arrivata Torino nel 1620, decise di ampliare e arredare da subito Palazzo Madama e il Castello del Valentino, regalatole dal suocero e trasformandolo sul modello di “casa di piacere”.

Ma degna di nota fu anche l’attività edilizia che Cristina predispose a Torino.

A partire dalla nuova piazza reale di San Carlo, con la Chiesa di Santa Cristina, per poi proseguire con l’inizio dei lavori di Palazzo Reale, la Cappella della Sindone, il Castello di Rivoli e la Reggia di Venaria Reale.

Sempre per volontà di Cristina sorsero inoltre a Torino la Chiesa di Santa Teresa, del convento di San Francesco, l’Ospedale della Carità e il Palazzo di Città.

Nonostante la storia guardi spesso a Cristina come una principessa dissoluta e volubile, in realtà la Madama Reale riuscì  a conservare l’integrità e l’indipendenza del Ducato di Savoia. In un periodo difficile che vide l’affermarsi del predominio francese in tutta Europa,

Contribuendo inoltre e una radicale trasformazione della società sabauda, sia sotto l’aspetto socio-economico che artistico-culturale.

Gli ultimi anni della sua vita li passò da penitente, morendo poi il 26 dicembre del 1663, nella stessa città che l’aveva accolta dal primo momento, Torino.

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende