C’era una volta la Torino Nera e lo stile Razionalista

C’era una volta la Torino Nera e lo stile Razionalista
Bella ed elegante Torino.
Porticata e discreta, sempre perfetta, mai appariscente.
Passeggiare in centro è, per il torinese, qualcosa di liberatorio, un’affermazione di identità, un dire con orgoglio “Sì, io sono di Torino”.
Sentirsi piccoli di fronte al genio di Filippo Juvarra, rimanendo accecati da quel tripudio di luci e di bianco che fan prendere vita allo scalone monumentale di Palazzo Madama.
Guardare con un sorriso la cupola della Chiesa di San Lorenzo, anonima all’esterno ma un capolavoro all’interno o volgendo lo sguardo alla Cappella della Sindone.
E poi, sempre in quella stessa Piazza, provare un brivido lungo la schiena.
Vergognarsi – altro termine non trovo – per quell’edificio alto – troppo alto aggiungerei – che si staglia con arroganza all’imbocco di Via Roma.
“Camicie nere, popolo di Torino, avevo promesso che non sarebbe trascorso l’anno decimo del fascismo senza che io avessi visitato la vostra città. Ecco che io mantengo la mia promessa. Sono fiero di essere tra di voi e vi dichiaro con tutta schiettezza che la vostra accoglienza ardente ed entusiastica ha superato le mie aspettative”.
Applausi.
Era il 23 Ottobre 1932 quando Benito Mussolini parlò alla città sabauda.
Già allora patria della Fiat e vertice industriale di spicco.
Un giorno dopo, il 24 Ottobre, Agnelli introdusse il comizio del duce ai suoi operai. Al termine risuonò nell’aria un inquietante “Evviva!”.
Il Fascismo non ha mai portato con sé nella storia un’arte omonima.
Le creazioni di quell’epoca fan quindi sempre riferimento al più ampio movimento dell’Art Decò con due tendenze che si svilupparono, guarda caso, tra anni Venti e Trenta del Novecento, negli anni in cui il Nero dominava gli animi e le vesti.
Razionalismo funzionalista e classicismo romano
Le due correnti così amate dal Duce, in linea con il suo desiderio di modernità da un lato e di ritorno alle origini dall’altro.
E’ rimasto a Torino di quel periodo che nessun ama troppo ricordare:
- la Torre Littoria in piazza Castello
- le fontane del Po e della Dora, in Piazza CLN
- le statue di Cesare Augusto e Giulio Cesare proprio di fronte alle Porte Palatine
- il Palazzo del Nuoto, in Corso Unione Sovietica
- Torino Esposizioni nel Parco del Valentino
- il monumento ad Emanuele Filiberto, in Piazza Castello
- i portici di Via Roma.
E poi, ironia della sorte, la Torre di Maratona allo Stadio Mussolini.
Con un nome che ricorda una battaglia in cui i piccoli vinsero contro i grandi, la Torre dà il nome oggi ad una curva da stadio, al cuore di una delle due anime calcistiche cittadine.
Guarda caso però, proprio quella che con la FIAT, il Lingotto e gli Agnelli nulla c’entra né ci vuol c’entrare.
C’è stato un tempo in cui la Grigia Torino è stata nera.
In pochi amano ricordare quegli anni e quei momenti.
Anche – e forse soprattutto – chi non li ha mai vissuti.
Perchè par strano al torinese che la città abbia potuto sbagliar qualcosa e che, quindi, uno degli edifici più alti della città sia di era Fascista, di poco più basso solo al genio di Alessandro Antonelli.
a cura di Irene Perino