La nobiltà è di casa a Torino: tutti i gioielli delle residenze nobiliari torinesi
Da Alessandro Maldera
Giugno 13, 2012
Torino è spesso definita dalle guide turistiche “la città delle chiese” o “la città dei Savoia”.
Ma la secolare storia del nostro piccolo borgo, diventato capitale politica ed economica, ha lasciato una terza eredità, molto pregiata: i palazzi nobiliari.
Le residenze torinesi dei nobili adornano ancora oggi larga parte del centro cittadino ed anche alcuni comuni della prima cintura, ai tempi, verde campagna.
Palazzo Lascaris
Forse il più rappresentativo della storia della città è Palazzo Lascaris, costruito in via Alfieri 15 a partire dal 1663.
La sua denominazione è però risalente agli inizi dell’800 quando la famiglia Lascaris lo acquistò, lo rimodernò e ne fece sede di prestigiose istituzioni quali il
- Consiglio di Stato
- il Banco di Sconto
- Sete e la Società Navigazione Industriale Applicazione (Snia) Viscosa.
Dopo aver subito pesanti bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, divenne patrimonio della Regione Piemonte nel 1975 che, dopo i restauri necessari, ne fece la sua sede (a tutt’oggi confermata) del Consiglio Regionale.
Palazzo Falletti di Barolo
Nel rione storico di Santa Brigida e precisamente in via delle Orfane 7, sorge il Palazzo Falletti di Barolo, edificio del 1692, fatto costruire dalla famiglia Druent, ma venduto alla sua morte ai nobili Faletti di Barolo.
In realtà, si racconta che il palazzo ebbe un ruolo infausto nella vita di Druent, Elena Matilde, che vide il suo matrimonio funestato da cattivi auspici, come il crollo dello scalone centrale.
Il matrimonio durò appena sei anni e la povera Elena morì suicida poco tempo dopo.
I Falletti, invece, ampliarono la struttura grazie all’opera dell’architetto Benedetto Alfieri, e la marchesa Giulia Colbert vi fondò l’Opera Pia Barolo, che ancora oggi vige nelle sue sale.
Ospite d’onore del palazzo Barolo fu lo scrittore Silvio Pellico tra il 1834 ed il 1854, a seguito della sua reclusione allo Spielberg.
Palazzo di Città
Il Palazzo di Città, già esistente nel Medioevo, fu riplasmato alla metà del Seicento da Francesco Lanfranchi,
Quest’ultimo, per ordine del Comune torinese, ancora senza sede fissa per le sue riunioni, acquisì un complesso di edifici che si affacciava sull’ex Piazza delle Erbe (ora piazza Palazzo di città) e ne fece la dimora dell’amministrazione municipale.
Nei pressi è stata costruita una nuova torre civica, abbattendo quella vecchia a cui piedi vi era una lastra di pietra.
Sulla quale i mercanti falliti, vestiti di sola camicia erano costretti, davanti alla gente, a sbattere ripetutamente il deretano, pronunciando la frase: “Cedo bonis”. Da qui la frase “a l’è ‘ndait dal cul” sinonimo poco elegante di “ha fatto fallimento”.
Palazzo Ceriana Mayneri
Torino è tutta da scoprire e di palazzi storici e nobili ve ne sono davvero tanti.
Per non dilungarci ne segnaliamo ancora uno soltanto, il cosiddetto Palazzo Ceriana Mayneri.
Ottocentesca dimora patrizia che si affaccia su corso Stati Uniti
Fu commissionata dal conte Carlo Ceppi proprio per la zona elegante e raffinata in cui si trovava il terreno in suo possesso.
A partire dal 1957 è sede del Circolo della Stampa, ma dal febbraio ’73 ha accolto anche l’Ordine dei Giornalisti di Piemonte e Valle d’Aosta.
Il ribattezzato circolo Sporting, come possiamo leggere sul sito ufficiale, fonde “elementi compositivi barocchi guariniani, juvarriani e vittoriani, rielaborati dal geniale eclettismo ottocentesco del suo autore”.
Marco Parella
Alessandro Maldera
Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende
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