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“A l’è andàit dal cul”, l’espressione torinese che ha radici romane

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L’espressione in dialetto piemontese “A l’è andàit dal cul” affonda le sue radici nel periodo dell’Impero Romano.

Il detto, che tradotto letteralmente significa “È andato dal culo”, è molto diffuso anche nel parlare comune della lingua italiana, nonché in altri dialetti del Belpaese. Ciò perché questa espressione era associata a una pratica molto in voga durante l’Impero Romano, chiamata “Labonorum cessio culo nudo super lapidem”.

Questa consuetudine fu introdotta nell’Impero per punire i commercianti insolventi, che erano costretti a cedere le loro proprietà e a umiliarsi in pubblico per i debiti non pagati.

Un’umiliazione che sostituiva (o, perlomeno, limitava) la pena capitale, ma che non era priva di violenza. Coloro che venivano sottoposti a questa prassi erano costretti a sedersi su una pietra, battendo con forza il proprio sedere per tre volte.

Durante la procedura, il condannato veniva schernito dai creditori e dai passanti mentre gridava “cedo bona” (“cedo le mie proprietà”).

Da questa tradizione ha origine anche “La pietra dello scandalo”, che a Torino era posta nell’attuale via Garibaldi, vicino alla Vecchia Torre della città.

L’espressione “andare dal culo” è stata quindi adattata dal più classico e appropriato “Bate ël cul sla pera” (“battere il culo sulla pietra”); nonostante ciò, ancora oggi si può udire con una certa frequenza questo modo di dire.

Non solo: anche l’esclamazione “che culo”, che indica invece un momento o un colpo di fortuna, pare essere stata generata da questa consuetudine.

Un pezzo di storia della tradizione linguistica torinese deve la sua nascita all’Impero Romano, e non è difficile sentire qualcosa di simile anche più a sud della nostra città, magari con revisioni come “dare dal culo“, più diffusa nel centro Italia.

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