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Rione Valdocco di Torino: una storia di fede ed educazione

Da Alessandro Maldera

Dicembre 24, 2023

Il rione Valdocco di Torino nel quartiere Aurora, è una zona storica con una ricca tradizione religiosa e un importante ruolo nell’educazione dei giovani. Situato a nord-ovest della città, è delimitato a:

Il luogo è principalmente conosciuto per la nascita dell’ordine dei Salesiani, la congregazione nata dal volere di Don Bosco, che qui ha operato per aiutare i ragazzi della zona. Insomma, è molto più di un semplice quartiere. È un luogo ricco di storia, fede e impegno educativo. La sua evoluzione architettonica nel corso degli anni riflette l’importanza che l’Oratorio di San Giovanni Bosco ha avuto nella comunità di Torino e nel mondo dell’educazione.

Storia di Valdocco

L’origine del nome ha diverse teorie sul suo significato. Secondo la tradizione, il toponimo deriva dal latino vallis occisorum” che significa “valle degli uccisi“. Questa zona era infatti il luogo in cui venivano eseguite le sentenze capitali. Sebbene non esista documentazione che lo testimonia, la tradizione cattolica attribuisce in questa zona l’uccisione dei santi Avventore e Ottavio. Infatti, i due sarebbero morti proprio a Torino, nei pressi della Dora e sepolti in Valdocco assieme a San Solutore.

Altre teorie suggeriscono che il nome possa derivare da “vallis occidentalis” (a ovest di Torino) o da “occitanis” (riferendosi alle vicine valli occitane). Alcune popolazioni provenienti
proprio da queste valli si sarebbero stanziate in questo territorio, rimanendo impresse nel suo nome.
Anche questa teoria, però, non ha nessuna documentazione a supportarla. Inoltre, non è chiaro se già al tempo dei Romani, la parte occidentale del Quadrilatero Romano oltre le mura della cosiddetta “Porta Segusina” venisse utilizzata per le esecuzioni capitali, ma sicuramente era utilizzata come necropoli.

Ulteriori ipotesi suggeriscono un’origine toponomastica dalla lingua germanica, derivata dalla radice wald” che significa bosco. Questa teoria si basa sulla morfologia del territorio, caratterizzato da terreni scoscesi verso il fiume Dora. Nel corso dei secoli, Valdocco era una bassura ricca di boscaglie acquitrinose, un paesaggio naturale che ha resistito fino all’urbanizzazione dell’area nel XIX secolo.

L’origine del rione Valdocco di Torino

Qualunque sia la sua reale etimologia, il termine Valdocco ha sicuramente origini molto antiche:
gli abitanti della zona, infatti, utilizzavano già delle sue variazioni nel Duecento.
Nel Trecento, il suo uso divenne ricorrente tra la popolazione, che utilizzava le forme Valledoc,
Valisedoc, Valdoc. Nel Seicento, nella più antica delle rappresentazioni della città di Torino, appare la dicitura Valdoco (o Avaldoco) che indicava un’area dalla forma quasi rettangolare.
La zona era delimitata sui due lati più lunghi da una parte dal fiume Dora e dall’altra dal canale che
arrivava dalla “ficca della Pellerina“.
Uno degli altri due lati era rappresentato dalla linea immaginaria che collega il mulino del
Martinetto
e “la balera dei Mulini“. L’ultimo, infine, corrispondeva alla linea ideale che congiungeva la sponda destra della Dora all’altezza di “Lusente” (ovvero Lucento) e il canale della Pellerina.
In questa vasta area, nel corso del tempo, cominciano a distinguersi diverse aree più piccole, le
quali otterranno dei nomi specifici.

Un esempio è la zona compresa tra via San Donato e corso Regina Margherita, che attorno al Quattrocento inizia ad essere chiamata Martinetum, che diventerà Martinetto.
Il nome deriva da quello di una macchina utilizzata per sollevare grandi pesi, che sfruttava l’energia
idraulica e che era molto diffusa nell’area.

Rondò della forca

Nel XIX secolo, Valdocco divenne tristemente famoso per le impiccagioni dei condannati a morte. Le esecuzioni venivano eseguite in diverse zone del quartiere, tra cui l’attuale piazzetta di Via Carlo Ignazio Giulio e la confluenza di Corso Valdocco, Via Cigna e Corso Regina Margherita. In ricordo di questi eventi, sulla piazzetta-rotonda all’inizio di Corso Valdocco, è stata eretta una statua di San Giuseppe Cafasso, comunemente conosciuto come “il prete della forca“, che confortava i condannati prima dell’esecuzione.

Dalla coltivazione all’industrializzazione

Inizialmente, l’area di Valdocco, viene principalmente sfruttata per le coltivazioni, soprattutto per
la sua vicinanza al fiume Dora, che permetteva di irrigare i campi. Dalla seconda metà del Quattrocento in poi, alle produzioni agricole e ai pascoli iniziano gradualmente ad aggiungersi i primi insediamenti industriali. Si trattava principalmente di canaperie, folloni (ovvero aziende di lavorazione di tessuti e concia delle pelli) e frise (aziende per la lavorazione di panni).
Le produzioni industriali aumenteranno così tanto che, verso la fine del Settecento, la zona
diventerà prevalentemente conosciuta proprio per la sua concentrazione di industrie.
Le proprietà, prima agricole e poi industriali, appartenevano quasi tutte ad enti ecclesiastici, a
famiglie borghesi e alla Città stessa. Nel 1856, con la costruzione della ferrovia Torino-Novara, il quartiere viene diviso in due, nonostante alcune carte dell’epoca lo rappresentino ancora come una cosa sola.

I Salesiani al Valdocco

Il quartiere Valdocco di Torino è diventato famoso, però, soprattutto per la nascita della
congregazione dei Salesiani
. Nel 1846, un giovane sacerdote di nome Giovanni Bosco, meglio conosciuto come Don Bosco, arrivò a Torino. Il prete era un uomo con una profonda fede e una grande passione per l’educazione dei giovani. Inizialmente, il prelato utilizzò una semplice tettoia chiamata “Pinardi” come luogo di incontro per i ragazzi del quartiere. Da qui, iniziò a svolgere la sua missione di offrire un ambiente sicuro e formativo per i giovani svantaggiati. Fu proprio in questo rione, infatti, che Giovanni Bosco iniziò la sua attività per sostenere i ragazzi del quartiere.

Principalmente, Don Bosco si occupava di accogliere nel suo oratorio i giovani della zona,
aiutando soprattutto quelli più disadattati. La sua opera si basava su tre pilastri principali: l’amicizia con i giovani, l’istruzione e l’avvicinamento alla Chiesa. L’uomo, diventato poi santo per la chiesa cattolica, cominciò la sua opera nella Tettoia Pinardi, che ancora oggi viene utilizzata come cappelletta. La sua attività divenne con gli anni sempre più importante, e gli permise di far costruire il comprensorio religioso del Santuario di Maria Ausiliatrice.

Lo sviluppo dell’architettura di Valdocco

Con il passare del tempo, l’Oratorio di Valdocco divenne sempre più popolare e il numero di ragazzi che vi partecipavano aumentò notevolmente. Di conseguenza, l’area subì un’evoluzione architettonica per soddisfare le esigenze educative dell’Oratorio. Nel corso degli anni, vennero realizzate numerose costruzioni e ampliamenti per accogliere gli educatori, i ragazzi e le attività dell’Oratorio.

Uno dei primi edifici importanti che vennero costruiti a Valdocco fu la Chiesa di San Francesco di Sales, voluta da Don Bosco nel 1852. Questa chiesa, con il suo stile architettonico dignitoso, divenne un punto di riferimento nel quartiere. Successivamente, furono aggiunte altre strutture come le Camerette, che ospitavano i ragazzi e gli educatori, e la tipografia, che venne costruita nel 1861.

La Basilica di Maria Ausiliatrice

Uno dei momenti più significativi nella storia di Valdocco fu la costruzione della Basilica di Maria Ausiliatrice, un imponente edificio religioso che divenne il cuore spirituale del quartiere. La costruzione della basilica avvenne tra il 1863 e il 1868 e rappresentò un importante traguardo per Don Bosco e per l’Ordine Salesiano. La Basilica di Maria Ausiliatrice, inaugurata il 9 giugno 1868, con la sua architettura maestosa e i suoi dettagli artistici, attira ancora oggi numerosi visitatori e fedeli.

Il ruolo educativo di Valdocco

Oltre al suo significato religioso, Valdocco è noto anche per il suo ruolo nell’educazione dei giovani. Fin dai suoi primi giorni, l’Oratorio di Valdocco si è concentrato sull’importanza dell’istruzione e della formazione dei ragazzi. Don Bosco e i suoi collaboratori hanno sviluppato un approccio innovativo all’educazione, offrendo ai giovani non solo un’istruzione di base, ma anche competenze pratiche e una formazione integrale.

Il rione Valdocco di Torino oggi

È con il Novecento, però, che la zona inizia seriamente a perdere la propria identità.
In questo periodo, infatti, i grandi complessi industriali iniziano a spostarsi verso la zona che
sarà denominata Basso San Donato. La zona, ancora oggi, è suddivisa principalmente in due aree: un comparto residenziale a sud e l’Environment Park a nord. La zona residenziale comprende ampi isolati, nei quali si trovano principalmente edifici tra i cinque e i dodici piani. Il parco ambientale tecnologico, invece, è stato creato nel 1992, con la riconversione della Spina 3. Nato da un’iniziativa di Regione Piemonte, Città di Torino e Unione Europea, l’EnviPark è nato sull’area che un tempo ospitava la fabbrica Teksid.
Al suo interno, il parco accoglie aziende specializzate ed Enti che fanno ricerca nel settore
scientifico-tecnologico per diffondere l’innovazione portata dalla cultura ambientale.

Valdocco oggi: un centro educativo di eccellenza

Nel corso dei decenni, Valdocco è cresciuto e si è trasformato in un centro educativo di eccellenza. Oggi, il quartiere ospita diverse scuole, centri di formazione professionale e istituti universitari, tutti dedicati all’educazione dei giovani. L’eredità di Don Bosco e dei Salesiani è ancora viva a Valdocco, con numerosi educatori che continuano a lavorare per offrire opportunità di apprendimento e crescita ai giovani della comunità.


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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende