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Carlo Alberto di Savoia e il dilemma tra monarchia e liberalismo

Da Simone Nale

Dicembre 22, 2020

Ritratto in bianco e nero di Carlo Alberto di Savoia

La Storia di Re Carlo Alberto di Savoia Principe di Carignano e poi Re di Sardegna

Re Carlo Alberto di Savoia rappresenta, non solo una delle figure più importanti della Dinastia sabauda, ma anche del Risorgimento Italiano.

Spesso soprannominato “il Sovrano riformatore” o “il Re tentenna“.

L’inaspettato Re di Sardegna, fin da subito si trovò ad affrontare il dilemma tra monarchia e liberalismo, tra difendere l’antico e tradizionale sistema o il suo sovvertimento in nome di nuove idee e nuovi valori.

Da una parte avviò duri provvedimenti nei confronti dei carbonari e dei mazziniani, mentre dall’altra concesse la Costituzione che lo rese celebre: lo Statuto Albertino.

Di fatto, con l’Unità d’Italia cominciò a diffondersi il mito del Re sabaudo, paladino delle libertà e del risorgimento nazionale.

Ma ciò nonostante la figura di Carlo Alberto di Savoia si distingue ancora adesso per luci e ombre, racchiudendo perfettamente in sé il dilemma che si trovò a fronteggiare.

Palazzo Carignano Torino

Carlo Alberto di Savoia-Carignano nasce a Torino il 2 ottobre del 1798

Nato a Palazzo Carignano, era figlio di Carlo Emanuele Principe di Carignano e di Maria Cristina Albertina di Sassonia.

Nonostante il suo padrino di battesimo fosse Re Carlo Emanuele IV, Carlo Alberto apparteneva al ramo sabaudo dei Carignano.

Data la discendenza cadetta e malgrado il sovrano non avesse figli, Carlo Alberto aveva comunque poche speranze di salire al trono del Regno di Sardegna.

Ma con la morte del piccolo Carlo Emanuele (figlio di Vittorio Emanuele I) e di Maurizio Giuseppe (fratello del Re) nel 1799, Carlo Alberto si trovò inaspettatamente al terzo posto in linea di successione.

Ciò nonostante le preoccupazioni riguardo le influenze liberali ricevute durante la giovinezza in Francia, pesarono sulla sua testa fino alla salita al trono.

Infatti, Carlo Alberto trascorse i primi 15 anni della sua vita a Parigi.

Proprio papà Carlo Emanuele aveva studiato in Francia ed era stato ufficiale nell’esercito francese.

Da sempre simpatizzante delle idee liberali, appoggiò insieme alla moglie Maria Cristina Albertina, la causa napoleonica, nonostante l’invasione del Piemonte.

Tuttavia, data la loro discendenza con la dinastia sabauda, ritornarono a Parigi dove vennero tenuti sotto sorveglianza e in ristrettezze economiche.

Fu proprio in quel periodo di confinamento parigino dove crebbe Carlo Alberto, insieme a sua sorella Maria Elisabetta.

Sfortunatamente il 16 agosto del 1800, morì Carlo Emanuele.

Ormai vedova, Maria Cristina Albertina si trovò da sola a dover crescere i figli, rifiutando inoltre l’invito dei Savoia ad affidare il figlio per educarlo secondo i canoni sabaudi.

Per provvedere alla difficoltà economiche, Albertina si risposò nel 1808 con un politico francese.

Mentre un dodicenne Carlo Alberto veniva ricevuto da Napoleone Bonaparte in persona, il quale concesse al ragazzo il titolo di conte dell’Impero e una cospicua rendita vitalizia.

Colpito profondamente dall’incontro con Napoleone, dopo la breve permanenza a Ginevra, Carlo Alberto decise di intraprendere la carriera militare, entrando nel liceo militare di Bourges, nella Loira.

Dipinto a cavallo di Carlo Alberto di Savoia

Ma col ritorno dei Borbone a Parigi nel 1814, Carlo Alberto tornò a Torino con la famiglia.

Giunto alla corte sabauda venne accolto benevolmente dal nuovo Re Vittorio Emanuele I.

Il Principe di Carignano era ora il presunto erede al trono dopo Carlo Felice, data l’assenza di eredi maschi da quest’ultimo e dallo stesso Re Vittorio Emanuele I.

E proprio per questo motivo gli fu assegnato un tutore che ‘correggesse’ le sue idee liberali.

Ma ben presto ci si accorse dell’impossibilità di cambiarle, e nel mentre il giovane principe cominciava a manifestare i primi casi di nevrosi.

Probabilmente una delle poche figure che riuscì a influire in positivo sul giovane Principe di Carignano fu l’ex sovrano Carlo Emanuele IV.

Carlo Emanuele IV fu un punto di riferimenti per Carlo Alberto, il quale spesso si recava a fargli visita per chiedergli consiglio.

Proprio durante un incontro tra i due si decise che per Carlo Alberto era arrivato il momento di sposarsi.

La prescelta fu Maria Teresa d’Asburgo-Lorena, figlia del granduca di Toscana, Ferdinando III.

Le nozze ebbero luogo il 30 settembre 1817, nella Chiesa si Santa Maria del Fiore a Firenze.

Fin da subito fu un matrimonio difficile.

La timidezza e la religiosità di Maria Teresa andavano spesso in contrasto con il temperamento di Carlo Alberto.

Il quale proprio in quel periodo cominciò a frequentare un gruppo di giovani intellettuali piemontesi con i quali condividere idee liberali.

Ciò nonostante, il 14 marzo del 1820 nacque l’erede Vittorio Emanuele (futuro Vittorio Emanuele II).

Nel frattempo, il 1821 è l’anno dei primi moti insurrezionali.

A seguito dei moti di Cadice del 1820 e della concessione delle Costituzione spagnola del 1812.

In tutta Europa si accesero analoghe insurrezioni con le stesse richieste.

Ovviamente Torino non ne fu esclusa.

Nel giorno di Carnevale del 1821, a Torino così come nei centri più importanti del Regno di Sardegna ci furono i primi disordini.

In un primo momento le manifestazioni studentesche vennero represse dall’esercito.

Ma presto la situazione diventò ingestibile.

Fu proprio in quei frangenti che Carlo Alberto manifestò la sua vicinanza alla causa liberale.

In un occasione si recò pure all’ospedale per fare visita ai manifestanti feriti negli scontri.

Ma in segreto invece, il futuro Re di Sardegna appoggiò l’insurrezione armata dei liberali.

Il movimento liberale era pronto all’azione e vedeva in Carlo Alberto, l’uomo nuovo di Casa Savoia che avrebbe dato fine al passato di assolutismo.

Bisogna precisare però, che l’intenzione dei ribelli non era quella di danneggiare la monarchia.

Bensì, costringerla ad avvicinarsi al popolo, attraverso la concessione di una costituzione esattamente come quella spagnola.

Nel corso dei mesi di cospirazione, il Principe di Carignano assicurò il suo appoggio alla causa in qualità di mediatore.

Litografia Carlo Alberto a cavallo

Tuttavia, il 7 marzo sempre del 1821, Il Principe di Carignano cambiò idea.

Convocò il ministro della guerra Alessandro Saluzzo di Monesiglio comunicandogli di aver scoperto un complotto rivoluzionari e tradendo di fatto i liberali.

Così i rivoluzionari tentarono di annullare l’insurrezione programmata per il 11 di marzo.

Ma nonostante Carlo Alberto avesse riferito tutta la verità a Vittorio Emanuele I, ormai era troppo tardi.

Gli insorti, quella stessa notte presero Alessandria e pochi giorni dopo occuparono la Cittadella di Torino.

Ogni tentativo per giungere a una trattativa fu fallimentare, Vittorio Emanuele I preferì abdicare piuttosto che concedere la Costituzione.

Lasciando il trono a suo fratello Carlo Felice, il quale però era temporaneamente assente a Modena.

Così la Corona finì proprio al Principe di Carignano.

Di fatto, il 13 marzo 1821, Carlo Alberto divenne Re di Sardegna.

Nel timore di diventare oggetto del furore popolare, annunciò la concessione della prima costituzione del Regno di Sardegna, sul modello di quella spagnola.

Notizia che però non venne ben accolta da Carlo Felice.

Il quale, da Modena, lo sconfessò ordinandogli di lasciare Torino.

Quindi a distanza di pochi giorni, Carlo Alberto dovette segretamente lasciare Torino, dirigendosi a Novara, caposaldo della rivoluzione.

Dopo la breve permanenza in mezzo alle risaie, Carlo Alberto partì per la Toscana dove lo aspettava una sorta di esilio.

Successivamente, su consiglio del principe Klemens Von Metternich e preso da una crisi spirituale, Il Principe di Carignano decise di dare credibilità al suo pentimento e dimostrare i suoi valori monarchici.

Cos’ nel 1823 si arruolò a parti verso la Spagna per reprimere i moti popolari e ristabilire la monarchia di Ferdinando VII.

Combattendo a fianco dei monarchici, Carlo Alberto dimostrò tutto il suo coraggio e il suo valore in battaglia.

E di fronte al riscatto internazionale, decise di farlo tornare a Torino nel 1824.

Con la morte di Carlo Felice nel 1831, Carlo Alberto di Savoia ritornò sul trono del Regno di Sardegna.

Da quel momento il Regno passò ai Carignano, estinguendo di fatto la linea diretta dei Savoia.

Durante i primi anni del suo regno, Carlo Alberto attraversò una profonda crisi religiosa:

Cominciò a portare il cilicio e a dormire penitente su una brandina di ferro, senza sua moglie.

Si svegliava prestissimo all’alba per andare a messa, oltre a lavorare tutto il giorno senza interruzioni.

A pranzo gli servivano una porzione di lesso, mentre a colazione mangiava solo un pezzo di pane accompagnato da un bicchiere d’acqua.

Le crisi religiose diventavano sempre più frequenti ma doveva sempre condurre la politica del regno.

In un primo momento, Il neo Re decise di seguire la linea dei suoi predecessori, ma era comunque consapevole del bisogno di nuove riforme economiche e sociali.

Un’ambivalenza politica che si esprimeva da un lato in una politica estera e sociale conservatrice mentre dall’altra con numerose riforme innovative e filo-liberali.

Ciò nonostante all’inizio prevalse l’orientamento conservatore.

Carlo Alberto represse duramente i moti interni della Giovine Italia mazziniana.

Ma ben presto comprese era arrivato il momento di adeguare la sua politica.

Attraverso nuove riforme, permise l’apertura alla circolazione di nuove idee liberali che diedero impulso allo sviluppo economico, sociale e amministrativo dello Stato sabaudo.

Nel mentre però, Carlo Alberto cominciò a maturare l’idea di un’Italia unita, conseguibile solo con la sconfitta dell’Austria, nonostante gli stretti legami con essa.

Foto dello Statuto Albertino Originale

Carlo Alberto si trovò presto nell’occhio del ciclone della Primavera dei popoli del 1848.

Con le richieste liberali da un lato e il movimento risorgimentale che cresceva dall’altro, Carlo Alberto decise di aderire all’idea di un’Italia federata sotto l’influenza del Papa.

Ma questo non bastava.

Di fronte alle rivoluzioni liberali che scoppiarono nel Regno delle Due Sicilie e in Toscana.

Anche il Re di Sardegna si trovò presto davanti il dilemma se concedere una nuova costituzione o meno ai liberali piemontesi.

Fu così che il 7 gennaio del 1848 Carlo Alberto si trovò in riunione all’albergo Europa di Torno, con Camillo Benso conte di Cavuor (al tempo direttore del Risorgimento), il quale gli chiese la Costituzione.

Con la maggior parte dei ministri a favore della concezione di una Costituzione, Il Re si decise ad accettare.

Verso le 15:30 dell’8 febbraio 1848, venne affisso per le strade di Torino l’editto regio che esponeva le basi del nuovo Statuto.

Nacque così lo Statuto Albertino.

Nonostante l’entusiasmo popolare, i festeggiamenti durarono poco.

Infatti, Pochi giorni dopo la firma dello Statuto completo, avvenuta il 4 marzo, scoppiarono le Cinque giornate di Milano.

Su richiesta dei liberali milanesi, Carlo Alberto di Savoia mobilitò l’esercito sabaudo per liberare Milano dagli Austriaci.

Il 23 marzo 1848, gli austriaci evacuarono il capoluogo lombardo permettendo la creazione di un governo provvisorio.

Benché avesse le garanzie dell’annessione di Milano, Carlo Alberto rispettò la causa dei liberali milanesi, diventandone alleato.

Al suo rientro a Torino, venne accolto dalle grida dei torinesi mentre i rivoltosi milanesi sventolavano la nuova bandiera tricolore.

Ciò nonostante ormai il dado era tratto e la Guerra contro l’Austria pareva sempre più vicina all’orizzonte.

Prima guerra d'Indipendenza

Iniziò così la prima guerra d’indipendenza italiana

Le ostilità iniziarono l’8 aprile del 1848.

Grazie al supporto del Granducato di Toscana e dello Stato Vaticano, il Regno di Sardegna in un primo momento riuscì ad ottenere importanti vittorie contro le truppe del generale Radetzky.

Ma con il successivo ritiro delle truppe da parte di Papa Pio IX e poi anche di Ferdinando II, il Piemonte rimase da solo contro un nemico troppo grande da sconfiggere.

Venne meno il progetto di un’Italia unita a guida pontificia, ma Carlo Alberto decise di continuare.

Di fronte a quella situazione, la sconfitta fu inevitabile.

Carlo Alberto di Savoia dovette trattare la resa di Milano con gli austriaci, scatenando l’indignazione dei lombardi.

Tuttavia, un anno dopo, nel marzo del 1849 Il Re di Sardegna decise di rompere la tregua e dichiarò di nuovo guerra all’Austria.

A quanto pare il sovrano non imparò la lezione precedente.

Il 22 marzo, nei pressi di Novara, l’esercito sabaudo si trovava in netta inferiorità rispetto a quello austriaco.

E nonostante il valore dei piemontesi e dello stesso Carlo Alberto che si batté in prima linea con il figlio Ferdinando, la sconfitta fu disastrosa.

Tornato a Torino, Carlo Alberto preferì lasciare la corona al figlio Vittorio Emanuele II, il quale riuscì ad ottenere un armistizio con clausole più vantaggiose rispetto a quelle previste.

Era il 23 marzo 1849 quando Carlo Alberto abdicò il trono del Regno di Sardegna.

Successivamente andò in esilio volontario a Oporto.

Morì nella città portoghese un anno dopo, senza poter vedere realizzato il successo del Risorgimento sogno dell’Italia Unita.

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Simone Nale

Laureato in Scienze Umanistiche della Comunicazione all'Università di Torino. Appassionato di storia della televisione e nuovi media