Torino: la seconda città d’Italia per numero di prostitute

Secondo una recente indagine operata dalla Commissione Affari sociali della Camera dei deputati, a Torino vi sarebbe una concentrazione di prostitute pari al 21% del totale in Italia.
Medaglia d’argento alle spalle di Milano e hinterland con il 40%: addirittura il doppio. La stessa indagine rivela che il totale delle prostitute italiane corrisponderebbe a un numero compreso tra le 50.000 e 70.000 unità, di cui almeno 25.000 immigrati. Essendo dopo la “legge Merlin” una professione svolta in totale clandestinità, va da sé che un censimento preciso e dettagliato è pressoché impossibile.
Una così vasta concentrazione di prostitute nella sola città di Torino è visibile anche ad occhio nudo, senza bisogno di scomodare autorevoli statistiche.
Se non basta corso Massimo D’Azeglio, ormai sulla bocca di tutti e trasformato quasi in “corso delle prostitute” a causa della occupazione totale nelle ore notturne, l’elenco delle vie sono sempre più numerose: corso Traiano, via Artom, via Onorato Vigliani, corso Unità d’Italia, la parte di corso Lecce in prossimità del parco Pellerina, corso Dante Alighieri e il quadrilatero limitrofo presso quartiere San Salvario fino a via Nizza e la stazione Porta Nuova, corso Regina Margherita nei pressi di Porta Palazzo.
Tutte accomunate da almeno una di queste caratteristiche: quartieri più degradati rispetto ai “salotti” torinesi, zone con scarsa illuminazione oppure vicinanza di parchi in cui appartarsi.
Prostitute perlopiù provenienti dall’Africa e dall’Europa dell’est, accuratamente divise per nazionalità a spartirsi ordinatamente le zone.
I residenti convivono per abitudine cementata negli anni, ma ci sono altre realtà in cui il fenomeno del sesso a pagamento in strada sta prendendo piede da poco e non è visto di buon occhio dagli abitanti della zona, impegnati in segnalazioni ai consiglieri di Circoscrizione e in raccolte firme: un esempio è il cimitero Sassi, dove l’illuminazione è scarsa e le prostitute africane e italiane stanno sedute su grossi macigni nei pressi del ponte delle “cento lire”: loro, però, costano qualcosa in più.
Oppure Lungo Stura Lazio (di giorno zingare, la sera africane), via Reiss Romoli, e ancora via Botticelli, via Chambery e il tratto piazza Massaua-via Monginevro in zona Pozzo Strada.
Insomma, ce n’è per tutte le Circoscrizioni, esclusa ovviamente la Uno.
Raro vederle di giorno, ma nei pressi del parco Pellerina ci sono, a disposizione dei frequentatori diurni, purtroppo anche minorenni Rom e slave.
In corso Appio Claudio, da ovest verso est, si trovano rumene e marocchine, nella parallela via Nicola Fabrizi ucraine, russe e moldave: la vicinanza del parco e soprattutto del parcheggio di corso Appio Claudio facilita l’appartarsi per un veloce rapporto. I giovani under 30 invece preferiscono il giovedì sera, nei pressi delle Officine Grandi Riparazioni in corso Castelfidardo.
Impossibile stilare un profilo del “cliente tipo”, quel che è certo è che gran parte delle prostitute si trova sul marciapiede perché costretta. Solo a giugno è stata sgominata una banda di undici rumeni e albanesi che gestiva un traffico di prostituzione minorile, un problema che sotto la Mole Antonelliana esiste da anni ma di cui raramente si parla.
La Redazione di Mole24