Brachetto d’Acqui: alla riscoperta di un vino afrodisiaco

Il Brachetto d’Acqui è meno conosciuto dell’altro vino dolce e aromatico piemontese, ovvero il Moscato, ma negli ultimi anni sta riconquistando la sua fama.
Si afferma che già i romani ne conoscessero le virtù fino ad attribuirgli poteri afrodisiaci, in quanto la leggenda racconta che Giulio Cesare ed in seguito Marco Antonio, prima del loro arrivo in Egitto, inviassero alla Regina Cleopatra ingetenti otri di Vinum Acquense per ben predisporla nei loro confronti.
Fra le notizie a noi pervenute, merita sicuramente una citazione quella del naturalista Giorgio Gallese che nel 1817 definisce il Brachetto d’Acqui “Vino celebre” e inoltre si tratta di un vino che all’epoca veniva esportato nell’America del Sud.
Il suo declino è segnato dall’avvento della filossera che verso la fine della Prima Guerra Mondiale devastò i vigneti e successivamente i vignaioli privilegiarono il reimpianto di altri vitigni più richiesti dal mercato a discapito del brachetto.
Negli anni Cinquanta la sua produzione rimane relegata ad una nicchia di produttori, fra i quali ricordiamo Arturo Bersano che mise a punto un Brachetto spumante fermentato in autoclave. A partire dagli anni Cinquanta di strada ne è stata fatta fino ad arrivare al 1996, quando gli è stata conferita la Denominazione di Origine Controllata e Garatita.

Dopo un’immersione nella sua storia, adesso parleremo del vitigno e le sue caratteristiche. Il vitigno impiegato è unicamente il brachetto e la zona di produzione comprende alcuni comuni dell’Alessandrino e dell’Astigiano. Dalla lavorazione di quest’uva nascono tre differenti tipologie Brachetto d’Acqui: rosso, rosato e spumante. E’ un vino che si distingue per i suoi colori porpora e rubino, i suoi profumi di rosa e fragoline di bosco.
Al palato dona una piacevole freschezza e vivacità gustative, è un vino poco strutturato dalla ridotta alcolicità.
La sua piacevolezza trova il massimo connubio con le specialità della pasticceria secca dell’Alessandrino, torta di nocciole, crostate di frutta, bavarese ai lamponi e altre specialità ai frutti di bosco.
Adesso ritorniamo alla leggenda della Regina Cleopatra e ricordiamoci che è un vino, per il suo gusto dolce e aromatico, soprattutto amato dalle donne, quindi fatene buon uso e sfruttate le sue caratterische afrodisiache, già conosciute al tempo dei romani.
Clara Lanza