Corso Re Umberto, dalla Siberia allo Juventus Sport Club

Corso Re Umberto, il lungo viale che scorreva tra i campi della città di Torino, in tempi più antichi aveva un nome differente. In un primo momento, infatti, fu chiamato Corso Principe Umberto. L’attuale nome gli fu attribuito dopo che il principe ereditario salì al trono, nel 1878.
Umberto I fu soprannominato il “Re buono” per l’atteggiamento tenuto in due occasioni
- durante l’epidemia di colera a Napoli, nel 1884, in cui si prodigò per dare soccorso ai civili
- per aver promulgato il codice Zanardelli in cui veniva abolita la pena di morte.

Com’era un tempo Corso Re Umberto
Il corso, prima dell’Ottocento, aveva tutt’altro aspetto che quello odierno: prima, lungo questo viale, si scorgevano solamente campi. Inoltre, all’incirca dove oggi troviamo Corso Matteotti, un tempo sorgeva il cimitero ebraico. Tale cimitero ha occupato l’area dal 1668 e il 1706, l’anno dell’Assedio della città di Torino da parte dei francesi.
L’Assedio della città di Torino
Si tratta di uno dei momenti salienti della Guerra di successione spagnola, che interessò il periodo compreso tra il 1701 e il 1714.
L’Assedio del capoluogo piemontese durò ben centodiciassette giornate, dal mese di maggio al mese di settembre del 1706. Torino resistette all’offensiva di circa quarantacinquemila soldati provenienti dalla Francia e dalla Spagna.
L’assedio terminò con la famosa battaglia del 7 settembre 1706. In questa occasione, l’esercito austo-piemontese, guidato da Vittorio Amedeo II e dal Principe Eugenio di Savoia, riuscì a respingere in maniera definitiva Francesi e Spagnoli, che si diedero alla fuga.
Dopo l’assedio, la Siberia e l’urbanizzazione
Una volta cacciati gli invasori, nell’area del Corso Re Umberto si iniziò ad edificare un nuovo quartiere. Si trattava di un tristissimo sobborgo popolare che veniva chiamato la “Siberia“, proprio perchè richiamava alla mente quel luogo cupo e desolato della Russia.
Per fortuna la Siberia ebbe vita breve, grazie all’espansione verso sud della città, infatti, il quartiere fu raso al suolo. Al suo posto cominciarono a essere edificati maestosi palazzi, che portavano il nome di famosi architetti. Tra i più rinomati troviamo il palazzo delle Colonne.
Il palazzo delle Colonne di Torino è anche conosciuto come Casa delle colonne. Il perchè è molto semplice: sono proprio le colonne che rendono particolare questa struttura. Fu l’architetto Alessandro Antonelli che nel 1853 progettò la struttura, introducendo questo elemento, innovativo per l’epoca.
Ma in Corso Re Umberto viè un altro palazzo particolare.
All’altezza dei civici 65 e 67, infatti, sorge un edificio che pare voglia adattarsi all’andatura della strada, a forma di curva. Il palazzo, compreso tra il Corso Sommeiller e via Governolo, è stato realizzato nel 1911 su progetto di Genesio e Vivarelli. Viene denominato anche la Casa Mezzaluna o casa à crescent in lingua francese. Incantevoli risultano le linee curve e le forme floreali che incorniciano i balconi.
Personaggi illustri che vissero in Corso Re Umberto
Corso Re Umberto, però, non è solo un viale ricco di storia, ma è anche un luogo dove vissero personaggi illustri. Tra questi occorre sicuramente ricordare Gigi Meroni, Primo Levi e Marcel Bich.

Gigi Meroni
Luigi Meroni fu un calciatore della squadra del Torino e morì all’età di 24 anni proprio nel Viale Re Umberto, subito dopo la partita Torino-Sampdoria. Era il 15 ottobre del 1967 quando il giovanissimo calciatore fu investito da una Fiat 124 coupè. Il giovane Gigi, in gravissime condizioni, fu portato in ospedale, dove morì qualche ora dopo. L’autista della Fiat 124 si costituì, ma fu rilasciato la stessa notte dalla Polizia. Era Attilio Romero, colui che divenne il Presidente del Torino dal 2000 al 2005.

Primo Levi
Primo Levi fu uno scrittore e chimico italiano. Scrisse saggi, romanzi, racconti, memorie e poesie. Egli era altresì un partigiano antifascista che, dopo essere stato catturato e arrestato dai fascisti, fu deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, perchè ebreo. Rimase nei lager fino al 27 gennaio 1945, l’anno della liberazione da parte dell’Armata Rossa.
Tornato in Italia, Levi dedicò la sua vita a raccontare tutte le atrocità viste e subite nel campo, fino all’11 aprile 1987, quando decise di togliersi la vita. La sua più grande opera è Se questo è un uomo, scritta tra il 1945 e il 1947. Nell’opera, lo scrittore riportò la sua esperienza nel Campo di concentramento di Aushwitz: l’opera è tutt’oggi considerata un classico della letteratura mondiale.

Marcel Bich
E infine c’è lui, l’ideatore de “l’usa e getta”, il barone Marcel Bich. Bich inventò la “Bic” e divenne uno dei rinnovatori del ventesimo secolo. E’ grazie a lui, infatti, se oggi abbiamo oggetti come le lamette per farsi la barba, le calze di nylon e le penne a sfera, appunto, Bic. Una targa sul palazzo in corso Re Umberto 60 ricorda i natali dell’imprenditore.

Lo Sport Club Juventus
Ma il corso deve essere ricordato anche per la nascita dello Sport Club Juventus. La prima sede di quest’ultimo fu, infatti, una panchina nei pressi del Liceo Massimo d’Azeglio. E proprio qui, nel 1896, i liceali della terza e la quarta superiore si ritrovavano per giocare a calcio.
Ma non bastava giocare. I ragazzi, infatti, vollero fondare una vera e propria squadra. E così, il 1° novembre del 1897 nacque lo Sport Club Juventus.