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Secondo Pia: il fotografo dietro il volto della Sindone

Da Simone Nale

Giugno 29, 2021

Foto di Secondo Pia dietro una macchina fotografica

La storia dell’avvocato astigiano che vide per la prima volta il Santo Volto di Gesù

Chiunque sia nato a Torino ne fa un vanto, ma tutto il mondo ha ben impresso nella mente il volto della Sacra Sindone.

La reliquia sacra per eccellenza della religione Cattolica è stata il punto d’arrivo per migliaia di pellegrini nel corso del tempo. E oggi le moderne tecnologie ci hanno permesso di vederla sotto ogni aspetto.

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La presenza del Sacro Velo nel capoluogo piemontese ci appare ormai scontata. Ma è solo grazie a Duca Emanuele Filiberto se dal 1578 (anno del passaggio di Torino a capitale) abbiamo la possibilità di venerarne la bellezza.

Tuttavia la prima fotografia della Sindone venne scattata solo il 25 maggio 1898, a opera di un avvocato piemontese. Quest’ultimo con una sola istantanea fu in grado di stravolgerne completamente la percezione, si chiamava Secondo Pia.

Pia nasce ad Asti il 9 settembre del 1855 . E sebbene in età adulta divenne avvocato, cominciò ad esplorare la fotografia proprio agli albori dello sviluppo tecnologico della stessa, nel 1870.

Negli anni fu consigliere comunale e membro del Club fotografi dilettanti di Torino, diventandone presto uno dei suoi più noti esponenti. Molti dei suoi scatti infatti fanno oggi parte della collezione storica del Museo del Cinema di Torino.

Secondo Pia è da sempre considerato come uno dei pionieri nel campo fotografico. Soprattutto per l’uso dei bulbi luminosi: una novità per l’epoca in quanto le lampadine a incandescenza di Edison erano un’assoluta novità per l’epoca.

Foto della Sacra Sindone di Torino

Eppure Secondo Pia intraprese il suo primo passo nella moderna sindonologia quasi per caso

Il 1898 fu un anno particolare per la Città di Torino. In 365 giorni ricorsero le celebrazioni . Il quarto centenario della costruzione del Duomo, del terzo anniversario della Confraternita del Santo Sudario e il 50° anno dalla formulazione dello Statuto Albertino.

Tutte ricorrenze che si festeggiarono in Occasione della grande Esposizione Nazionale con la mostra di Arte Sacra nel Parco del Valentino. Evento che vide l’ostensione della Sindone, per volontà di Re Umberto I di Savoia, e l’autorizzazione alla prima fotografia del sacro lino.

Secondo Pia non aspettava altro. Il 25 maggio di quell’anno gli assegnarono di fatto la riproduzione fotografica e poco dopo mezzogiorno di quella stessa giornata era già in trepidante attesa nella sacrestia del Duomo di Torino.

Nonostante le resistenze inziali, il fotografo astigiano arrivò finalmente davanti alla Sindone.

Sul posto si accorse che l’immagine impressa sul telo era molto labile e l’illuminazione particolarmente insufficiente, peggiorata dal riflesso della luce sul vetro della teca; ma decise di proseguire lo stesso.

Nella prima sessione è stato in grado di scattare due fotografie che sviluppò subito dopo, appena riuscì a mettere piede nel suo studio.

Il risultato era tanto unico quanto incredibile. Dai negativi ottenuti si poteva chiaramente vedere l’immagine di un volto, il volto dell’uomo che era stato avvolto nel telo.

Da lì a poco la confusione si mischiò all’eccitazione e la sera del 28 maggio, volle tornare a tutti i costi per una seconda sessione fotografica.

Anche i successivi scatti confermarono la sua incredibile rivelazione.

Pia più avanti ammise di aver quasi lasciato cadere le lastre nel buio a causa dello shock subito nel vedere ciò che gli apparve. Eppure la negativa mostrò l’immagine in positivo di un uomo e di un volto che non potevano essere chiaramente visti ad occhio nudo.

L’eccezionale scoperta di Secondo Pia aprì dunque le strade per nuove serie di ricerche e studi sul volto, in tutto il mondo.

Proprio da quel fatidico 1898 infatti si sono susseguite innumerevoli indagini, osservazioni e inchieste che hanno coinvolto il sacro telo portando a molti dibattiti postumi la morte del fotografo astigiano nel 1941.

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Simone Nale

Laureato in Scienze Umanistiche della Comunicazione all'Università di Torino. Appassionato di storia della televisione e nuovi media