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Quartiere Santa Rita di Torino: tutto partì da una chiesa

Da Alessandro Maldera

Agosto 05, 2019

Quartiere Santa Rita di orino: tutto partì da una chiesa.

Com’era il quartiere Santa Rita di Torino all’inizio del Novecento? Un sobborgo costituito da una manciata di casette e niente di più.

Solo campi e caserme (la Montegrappa, la Vittorio Morelli di Popolo, la Vittorio Debormida) tutte costruite a inizio secolo, perché proprio qui era stata spostata la piazza d’Armi e qui si volevano riunire le principali strutture militari della città.

Mancava però una chiesa.

A sostenere la sua costruzione fu Don Giovanni Baloire, un ambizioso sacerdote che durante la prima guerra mondiale partì per il Carso come cappellano militare.

Al suo ritorno, diceva che avrebbe costruito un santuario alla Barriera di Orbassano, zona all’esterno della cinta daziaria, tra l’attuale largo Orbassano e piazza d’Armi.

Nell’aprile 1919, terminata la guerra, venne inviato come viceparroco a San Secondo a Torino.

Ma lui voleva costruire la sua chiesa: proprio là, tra le caserme e le palazzine dei ferrovieri.

A chi intitolarla?

L’idea gli venne in preghiera, davanti all’altare del transetto di sinistra della chiesa di San Secondo, l’altare di Santa Rita da Cascia.

Così, Don Baloire si fece promotore della costruzione di un santuario dedicato alla santa degli Impossibili.

I lavori si conclusero nel 1933: fiorì una chiesa imponente e neogotica, quasi “fuori luogo” per un quartiere di periferia.

Ma in breve tempo il quartiere Santa Rita di Torino, che prese il nome dal santuario, cambiò faccia.

Quartiere Santa Rita di orino: tutto partì da una chiesa.
Quartiere Santa Rita di orino: tutto partì da una chiesa.

Divenne una zona in forte ascesa e si iniziò ad edificare incessantemente.

Il quartiere si Santa Rita di Torino negli anni ’20, a metà tra la città e la campagna, divenne negli anni Settanta il “quartiere dei Centomila”.

Data la grande crescita demografica che lo caratterizzò, facendogli superare i 104mila residenti.

Un vero boom a Torino che mutò notevolmente le condizioni di vita del quartiere di Santa Rita, cresciuto in modo disomogeneo ed improvviso.

Una crescita esponenziale che ebbe anche riflessi sulla vita di tutti i giorni: nel quartiere Santa Rita di Torino non c’erano ospedali, le aree verdi erano scomparse e i mercati erano insufficienti.

Nel mentre, il costo della vita cresceva, perché i nuovissimi appartamenti di Santa Rita erano ampi e spaziosi, moderni e confortevoli.

Chi poteva, scappava dalle malandate case del centro di Torino, nelle quali non c’era l’ascensore e il bagno era spesso sul ballatoio, per insediarsi a Santa Rita.

Il borgo già negli anni Sessanta e Settanta scopriva il traffico caotico e i residenti lamentavano la mancanza di parcheggi.

Poi i comitati di quartiere e le associazioni di via riuscirono lentamente a risanare la situazione.

Una cosa non è cambiata da allora: la devozione a Santa Rita.

La festa del 22 maggio non solo è sentita tutt’oggi, ma è un vero evento irrinunciabile per il quartiere.

Il santuario rimane e rimarrà per sempre uno dei cuori della spiritualità torinese.

 

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende