La centrale termica del Poli, capolavoro sconosciuto

A Torino sono molti gli elementi architettonici che, per quanto particolari, si sono inseriti perfettamente nel panorama urbano.
Se, da una parte, questo fa sì che la città appaia come un continuum di vecchio e nuovo, che evolve senza perdere la sua identità più profonda, dall’altra spesso i torinesi sembrano non accorgersi di tante piccole e grandi meraviglie sparse per la città, magari camuffate da un ruolo che con l’architettura di alto livello sembra avere ben poco a che fare.
Un esempio lampante di architettura nascosta è la centrale termica di Corso Ferrucci 123/A, che fornisce energia al Politecnico di Torino.
La struttura è stata costruita nel 2008, seguendo un progetto degli architetti Jeanne-Pierre Buffi, Marianne Buffi e Hugh Dutton. Quest’ultimo ha partecipato anche a un altro importante progetto della Torino del Duemila, quello per l’ Arco Olimpico.
La centrale, costituita da una serie di “vele” in acciaio inossidabile che avvolgono la struttura centrale, in cemento armato, è stata descritta come una scultura urbana di luce e acciaio.
Ed è effettivamente di questo che si tratta: il progetto si è ispirato all’archeologia industriale, cercando di inserirsi nel territorio circostante, seguendo un filo conduttore dal forte contenuto simbolico, quello dell’energia.
Energia rappresentata come una forza in movimento, come dinamismo trasformato in materia.
Anche la luce è però energia: per questo, il progetto fa si che, di giorno, le vele di acciaio siano illuminate in maniera particolare dai raggi solari, mentre di notte la struttura è illuminata in maniera scenografica, grazie a un sistema di luci che partono dall’interno e filtrano attraverso le lastre metalliche.
La struttura ha ricevuto numerosi plausi e, nel 2010, ha ricevuto il premio Architetture Rivelate
Il premio era così motivato: “Brillante intervento scenografico, diurno e notturno, che qualifica la ingombrante presenza della macchina tecnologica nel nuovo contesto urbano di Spina 2”.
Non bisogna dimenticare, infatti, che si tratta sempre di una centrale termica in piena funzione.
All’interno del core in cemento lavorano tre generatori di vapore, per una potenza termica complessiva di 255 MW. I tre generatori integrano gli impianti di cogenerazione (primo fra tutti quello di Moncalieri), permettendo a 90mila famiglie in più di usufruire del servizio di teleriscaldamento.
Affascinante come una struttura al primo sguardo fredda, come solo l’acciaio sa essere, possa essere invece un vettore di calore per la città e, soprattutto, un punto luminoso e armonioso perfettamente inserito in Torino.
Giulia Ongaro
(immagini dal web)