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Teleriscaldamento, il più lungo d’Europa è a Torino

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Con una rete di doppie tubature che supera i 470 km, Torino vanta dal 2012 un primato nella distribuzione del teleriscaldamento da fare  invidia alle maggiori città europee.

Per essere più chiari ecco i numeri:

  • 550.000 case riscaldate (40% del totale)
  • 500 milioni di euro investiti
  • 567 tonnellate di CO2 inquinanti risparmiate nell’aria

Il progetto del teleriscaldamento sul quale la Regione Piemonte ha investito non è fine a se stesso, bensì guarda verso la strategia “20-20-20” imposta dalla UE

Ovvero, soddisfare con fonti rinnovabili il 20% delle energie richieste, ridurre tutte le emissioni di CO2, ma anche i consumi energetici del 20%.

Tutto questo entro il 2020.

Piantina teleriscaldamento di Torino

Come funziona il teleriscaldamento?

Nel caso di Torino, tutto inizia nella centrale di Moncalieri dell’Iren ed in altre centrali dislocate sul territorio cittadino.

Per esempio quella ideata dal Politecnico di corso Ferrucci, che oltre ad essere utile ha anche un valore architettonico notevole per la città

Qui, dove l’energia prodotta sotto forma di acqua calda viene convogliata nella rete di tubi sotterranea e da lì alle case.

Lo scambio di calore tra le tubazioni provenienti dalla centrale (rete primaria) e le tubazioni di casa  (rete secondaria) avviene tramite le sottocentrali poste nei condomini stessi.

Dopo che l’acqua è stata utilizzata per il riscaldamento delle abitazioni o per gli usi sanitari, con una gradazione inferiore a quella di partenza, torna indietro verso la centrale e ricomincia il ciclo.

Vantaggi e svantaggi del teleriscaldamento

È innegabile che in confronto alle caldaie ad uso singolo, nelle centrali c’è un utilizzo migliore delle risorse primarie, quali combustibili fossili o biomasse.

Inoltre sono rilevanti la riduzione dei costi per la creazione del sistema a caldaia singolo nelle nuove abitazioni da parte dell’azienda costruttrice e il maggior controllo dei gas e dei fumi di scarico da parte dell’Arpa di Torino.

Ci sono però anche degli aspetti non chiari.

Per esempio, davvero il teleriscaldamento conviene ai privati se i consumi possono essere controllati solo dal gestore e quindi cambiati a piacimento?

Inoltre, perché i cittadini sono costretti a sottoscrivere un contratto con un singolo gestore monopolista che, per definizione, decide autonomamente il costo dei kWh e in aggiunta anche una tariffa per il servizio?

Insomma, siamo di fronte al solito dilemma italiano: proposta innovativa o guadagno assicurato per qualcuno?

Damiano Grilli

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