Inno di Mameli: a Torino i suoi natali, non a Genova

“Dobbiamo alla città di Genova Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli”.
Inizia così l’omaggio della Presidenza della Repubblica all’ inno italiano sul proprio sito ufficiale (www.quirinale.it), continuando poi a spiegare come il giovane patriota Goffredo Mameli, genovese, abbia scritto le parole e le abbia inviate nell’autunno del 1847 ad un suo concittadino, Michele Novaro, perché venissero musicate.
Novaro all’epoca risiedeva però a Torino, ospite dell’amico Lorenzo Valerio e dunque possiamo ben dire che anche la nostra città ha avuto un ruolo nella creazione dell’Inno di Mameli, considerato che, nella sua interezza, vide la luce a pochi passi da piazza Castello.

In via Barbaroux 6 esiste ancora oggi un luogo ben preciso che ricorda l’evento e anzi ne ha fatto una ragion d’essere.
Si tratta della Tabaccheria dell’inno, come si può leggere su uno dei cartelli posti allo sbocco di via Roma e la sua vetrina non lascia dubbi: è qui che è stato scritto l’inno italiano.
“Noi non sapevamo nulla” ci racconta la signora Mina Favole, proprietaria dell’esercizio “ma continuavamo a vedere turisti che venivano qui davanti portati dalle guide turistiche.
Allora abbiamo fatto alcune ricerche e abbiamo scoperto che Novaro abitava proprio in questa casa, come confermato anche dalla targa posta sul lato di via XX Settembre”.
La famiglia della signora Mina non si è lasciata scoraggiare dalla scarsità di informazioni, ha scoperto che l’appartamento in questione era quello al secondo piano dello stabile e, volendo rendere omaggio al maestro Novaro e al Canto degli Italiani, si è data da fare per pubblicizzare la cosa in occasione delle Olimpiadi Invernali del 2006.
“Siamo andati alla Biblioteca Civica a prendere le immagini di Mameli e le abbiamo messe nelle bacheche ai lati della vetrina, aggiungendo una lastra di marmo commemorativa all’ingresso del negozio”.
Seppure c’è il rischio di confondersi (in vetrina è scritto che Mameli “scrisse in questo palazzo l’inno”, mentre in realtà esso fu solamente musicato da Novaro in quel luogo), questa è l’ennesima dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, di quale importanza abbia avuto Torino nella creazione del Regno d’Italia e di quante sorprese siano ancora capaci le vie del nostro austero centro cittadino.
Marco Parella