Storia

C’era una volta piazza CLN

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C’è un lato di piazza Cln che rischia di scomparire e dove le luci di Natale potrebbero anche non risplendere.

E’ il lato vegliato dalla statua del fiume Po, quello che dà verso via XX SEettembre dove la desertificazione commerciale iniziata dieci anni fa con la chiusura di una banca e proseguita con quella di un bar ha trovato un impulso con il cambio di proprietà dell’immobile.

Resistono, ancora per poco però, il caffè Maggiora, una profumeria con 60 anni di attività e un ufficio dell’Aci.

La sorte toccata al palazzo di chiaro stampo fascista è la stessa toccata all’ex albergo Nazionale, al centro di una ristrutturazione che vedrà alloggi di lusso al posto delle camere in cui la Gestapo stabilì il suo comando nella Seconda guerra mondiale.

L’edificio, da sempre proprietà dell’Inps è stato ceduto al fondo immobiliare Fip che a sua volta lo ha venduto a Giordano Vini, gruppo vitivinicolo diventato leader nel settore della vendita telematica di bottiglie di vino.

Torino C'era una volta piazza CLN

Il nuovo proprietario ha messo i negozianti superstiti di fronte ad una scelta, lasciare i negozi oppure acquistarli per 18mila euro al metro quadrato per un prezzo finale sull’ordine del milione di euro e oltre.

Logico che in tempo di crisi e di fronte a cifre del genere i commercianti, per quanto a malincuore, abbiano optato per la prima scelta, ovvero chiudere baracca e burattini e trasferirsi altrove.

L’impasse che non sembra avere soluzioni è stato oggetto di una mozione della minoranza in Comune a fronte del quale si sta muovendo l’assessorato al Commercio.

L’obiettivo è di arrivare ad una mediazione tra il nuovo proprietario e gli esercenti per non agevolare una desertificazione commerciale che ha colpito anche diversi tratti di via Roma dove negozi storici sono stati costretti ad abbassare per sempre le serrande.

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L’effetto, già ora, non è dei migliori.

I negozi già pronti per il Natale e gli addobbi sono intervallati da buchi neri di fronte ai quali prolifera il degrado.

Facile immaginarsi cosa potrebbe diventare quella parte di piazza, tanto cara a Dario Argento che vi girò Profondo Rosso, qualora davvero dovessero chiudere tutti i negozi.

La Redazione di Mole 24

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