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Falchera di Torino: il quartiere periferico della città

Da Alessandro Maldera

Gennaio 06, 2024

Il quartiere della Falchera, situato nella parte settentrionale d’estrema periferia di Torino, è una zona che unisce storia, architettura e urbanistica. Caratterizzato da un’ubicazione ai confini comunali, tra Settimo e Mappano quest’area è stata a lungo isolata dal resto della città. La sua autonomia è stata accentuata dalla mancanza di connessioni pianificate con le aree circostanti, così come dalla necessità di fornire tutti i servizi essenziali all’interno del complesso residenziale. Caratterizzato da una serie di rioni distinti, come Borgo Vecchio, Falchera Vecchia e Falchera Nuova, questo quartiere ha una lunga storia che risale al Quattrocento

Le origini del quartiere Falchera di Torino

Il quartiere di Falchera di Torino, come scritto, ha origini antiche, risalenti al 1400. In quel periodo, sorsero le prime grandi cascine che caratterizzavano l’area. Tra queste, quella di proprietà della famiglia Falchero diede il nome all’intero borgo. Durante il tardo Ottocento, il territorio di Falchera era una zona prevalentemente rurale, con terreni agricoli e cascine sparse.

Il nucleo originario della Falchera è rappresentato dal Borgo Vecchio, un agglomerato di poche case rurali e attività commerciali che si sviluppò lungo la strada di Cuorgnè. Questo borgo divenne un punto di transito e di sosta per i commercianti che portavano le merci dal basso Canavese ai mercati della città di Torino. Nel corso dei secoli, il Borgo Vecchio si sviluppò ulteriormente, accogliendo anche gruppi minori di case attorno alle antiche cascine della zona, come la Barberina e l’Antioca. Inoltre, durante il tardo Ottocento, la Falchera era attraversata da una linea tranviaria chiamata Canavesana o tramway Torino-Leinì-Volpiano a vapore, che collegava la cintura nord di Torino al resto della città. Questo collegamento fu di grande importanza per lo sviluppo della zona, che divenne sempre più integrato nella vita urbana del capoluogo del Piemonte.

Piano INA-Casa: risposta all’emergenza Abitativa

Nel dopoguerra, la zona subì un’importante trasformazione grazie all’intervento dell’INA-Casa. Quest’ultimo si proponeva di fornire soluzioni abitative per l’afflusso di migranti attratti dallo sviluppo industriale della città. In questo contesto, il quartiere della Falchera accoglieva 6.000 nuovi abitanti, in prossimità delle aree industriali Snia Viscosa e Fiat. Un progetto analogo è stato realizzato qualche anno dopo a Mirafiori, a sud della città, che ha ospitato addirittura 12.000 abitanti. Il progetto di riqualificazione, realizzato tra il 1952 e il 1954, portò alla creazione di un nuovo quartiere, conosciuto come Falchera Vecchia. Quest’ultimo, costruito ex novo era caratterizzato da condomini a tre piani, con facciate in mattone rosso e ampie aree verdi pubbliche.

Progetto Urbanistico del Quartiere Falchera

Il progetto urbanistico del quartiere Falchera è stato affidato a un gruppo di progettisti, tra cui spicca il nome, come accennato, di Giovanni Astengo come capogruppo. Il piano prevedeva l‘urbanizzazione di 30 ettari di terreno agricolo, con la costruzione di 1.446 alloggi per accogliere i residenti. Gli edifici, di altezza massima di tre piani, erano disposti in modo da formare poligoni ad angolo convesso, con ampie zone verdi interne che occupavano circa il 70% dell’intera superficie.

Falchera

Ampliamento e la nascita di Falchera Nuova

Negli anni ’70, per far fronte alla crescente domanda di edilizia popolare, il quartiere è stato ampliato verso nord, dando vita a Falchera Nuova. Questa nuova area ha ripreso il piano urbanistico del quartiere originario, ma ha introdotto due tipologie edilizie: casette a schiera di quattro piani e case a torre di dieci piani, con una maggiore densità edificata rispetto a Falchera Vecchia.. Questa scelta ha aumentato la densità edificata e ha comportato una maggiore pressione sui servizi e sui trasporti pubblici. Per questo furono realizzate nuove scuole, servizi sociali e commerciali lungo via degli Abeti e inaugurò la Parrocchia di Gesù Salvatore nel 1976.

Caratteristiche architettoniche della zona

L’architettura del quartiere di Falchera di Torino è un mix di stili e influenze.

  • Nel Borgo Vecchio, le antiche case rurali e gli edifici commerciali riflettono uno stile rustico tipico dell’epoca.
  • In quartiere Falchera Vecchia, i condomini a tre piani con facciate in mattone rosso rappresentano un esempio di architettura razionalista del dopoguerra. Le unità abitative sono disposte in modo da creare spazi interni verdi, che favoriscono un senso di comunità e promuovono la convivenza.
  • Falchera Nuova, invece, presenta una varietà di tipologie edilizie, con case a schiera e a torre che creano una diversità architettonica. Le facciate degli edifici sono caratterizzate da colori bianchi e rossi, che contribuiscono a creare un’atmosfera vivace e dinamica nel quartiere.

Rapporto con la campagna preesistente

L’area si inserisce in un contesto caratterizzato da terreni agricoli coltivati da secoli. Questa fascia irrigua intorno a Torino è organizzata con grandi fattorie e costruzioni intorno a corti aperte, seguendo un modello geometrico che si riflette nei filari, nei canali e negli edifici ben organizzati rispetto agli spazi aperti circostanti. È proprio questo modello che ha ispirato il gruppo di progettisti nella definizione dell’impianto del nuovo quartiere.

La piazza centrale del quartiere Falchera di Torino

Lo spiazzo dedicato ad Astengo rappresenta il cuore del quartiere della Falchera di Torino. Sin dalla sua realizzazione, questa piazza è stata concepita come uno spazio aperto dedicato all’incontro e alla socialità dei residenti. Tuttavia, nel corso degli anni, la piazza è rimasta sottoutilizzata e priva di una fisionomia definita. Per questo motivo, sono stati avviati interventi di riqualificazione, come il progetto degli architetti Maffioletti e Sordina nel 2004, che ha trasformato la piazza in un luogo pedonale, articolato in quattro parti con identità e caratteristiche architettoniche diverse.

Una comunità autosufficiente

La zona è progettata per essere autosufficiente, con la presenza di negozi, bar, uffici, una scuola, una chiesa e altri servizi essenziali all’interno del complesso residenziale. Questa autonomia è stata un elemento distintivo del quartiere, ma ha comportato anche un isolamento dal resto della città. La mancanza di connessioni pianificate con le aree circostanti ha contribuito a mantenere la Falchera come un’entità a sé stante, separata dalla periferia urbana non pianificata. Purtroppo, per questo, negli ultimi decenni, l’area ha affrontato diverse sfide legate all’emarginazione e al degrado urbano.

Nomi di strade e cascine

L’identità del territorio è riflessa anche nei nomi delle strade e delle cascine presenti nella zona. Le vie hanno nomi ispirati al mondo floreale, mentre le strade preesistenti mantengono i loro vecchi nomi. Il circondario delle Ranotte ha un’odonomastica legata ai nomi dei fiumi, ad eccezione di via Antonio Sant’Elia. Questi nomi conferiscono al quartiere una connotazione storica e un legame con il territorio circostante.

Una zona in evoluzione

L’area è in costante evoluzione. Nel corso degli anni, sono stati realizzati interventi di riqualificazione e ampliamento per adeguarsi alle esigenze della comunità e alle nuove sfide urbanistiche. Nonostante l’isolamento iniziale, il quartiere continua a crescere e a svilupparsi, mantenendo la sua identità unica nel panorama urbano di Torino.

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende