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Eugenio di Savoia: il leggendario condottiero sabaudo

Da Simone Nale

Novembre 18, 2021

Eugenio di Savoia a Cavallo sopra i nemici morti

Alla corte degli Asburgo, Eugenio di Savoia fu la nemesi dei turchi e salvò Torino nel 1706. Ma la sua storia cela molti misteri.

Per i suoi meriti militari Eugenio di Savoia entra di diritto nel pantheon dei grandi condottieri della storia.

Comandò in vita 12 grandi battaglie, vincendone 10.

Fra cui l’Assedio di Torino del 1706 e l’epica Battaglia di Vienna del 1683 contro i Turchi.

Parliamo di vittorie colossali, dove Eugenio di Savoia si distinse non solo per la sua formidabile astuzia tattica ma anche per la sua spietatezza sul campo.

Non era un generale da retrovia, ma si trovava sempre in prima linea durante la battaglia, rischiando più volte la vita insieme ai suoi uomini.

Di fatto nei trentacinque anni di servizio alla Corte degli Asburgo, venne ferito ben 13 volte. Proprio per queste ragioni Eugenio di Savoia entrò nella leggenda.

E non è un caso che la Kriegsmarine tedesca gli abbia nominato un incrociatore pesante in suo onore, il “Prinz Eugen“, attivo durante il secondo conflitto mondiale.

Ciò nonostante, data la mancanza di carte e memorie private, oltra alla sua proverbiale riservatezza, la biografia di Eugenio di Savoia è stata spesso diffamata e riempita di menzogne sulla sua persona.

Non si sa neanche con certezza la sua nazionalità, sebbene fosse sì un Savoia.

Statua a cavallo di Eugenio di Savoia

Eugenio di Savoia nasce a Parigi il 18 ottobre del 1663.

Nato membro di Casa Savoia, era diretto bisnipote di Carlo Emanuele I e apparteneva al ramo cadetto dei Savoia – Carignano (in particolare, alla linea dei Savoia-Soissons).

Fu quartogenito di Eugenio Maurizio Conte di Soissons e di Olimpia Mancini, un nipote del Cardinale Mazzarino.

All’età di dieci anni perse suo padre e rimase in affido alla madre, che al tempo era dama presso la corte di Luigi XIV a Versailles.

A seguito del coinvolgimento della madre, nello scandalo dell’Affaire des poisons, che la obbligò ad auto-esiliarsi a Bruxelles nel 1680.

Eugenio venne dato in custodia alla zia Luisa Cristina del Baden e alla severa nonna Maria di Borbone-Soissons.

L’educazione di Eugenio fu rigorosa e severa.

Proprio quegli anni d’infanzia determinarono quel carattere freddo e sicuro del futuro generale.

Per volere di sua nonna, il giovane principe avrebbe dovuto seguire la carriera ecclesiastica., ma quest’ultimo chiaramente non era interessato alla vita ecclesiastica, Eugenio preferiva di gran lunga la matematica e desiderava intraprendere la carriera militare del padre.

Proprio per queste ragioni, a diciannove anni, si presentò al Re Luigi XIV, richiedendo un incarico nell’esercito francese che fosse adeguato al suo rango.

Il Re però non gli rispose, di fatto rifiutandolo.

Deciso a intraprendere la carriera militare, Eugenio fuggì da Parigi insieme al suo amico Luigi Armando I di Borbone-Conti.

I due principi, travestiti da donne, riuscirono a incamminarsi fino alla volta della Germania.

Luigi Armando, alla fine, dovette tornare indietro su obbligo del Re Sole, ma Eugenio ignorò le preghiere di Luigi XIV e proseguì per il suo corso.

Eugenio di Savoia a cavallo in battaglia

Fu così che Eugenio di Savoia arrivò alla Corte dell’Imperatore d’Austria, Leopoldo I d’Asburgo.

Al contrario di Luigi XIV, Leopoldo I accolse subito Eugenio nell’esercito regio, presso il quale aveva anche militato suo fratello Luigi Giulio come comandante.

L’imperatore era molto legato al fratello del principe, ma allo stesso tempo era da sempre impressionato dal talento militare dei membri di Casa Savoia.

Eugenio in un primo momento, ricoprì l’incarico di aiutante di campo durante l’Assedio di Vienna del 1683.

Durante la stessa campagna, si distinse in battaglie minori durante l’inseguimento dell’esercito turco, in fuga verso l’Ungheria.

Proprio in quelle occasioni il principe sabaudo dimostrò le sue doti di combattente. Al termine, infatti, venne nominato colonello e ottenne il comando di un reggimento.

Quello fu il frangente che inaugurò per il Principe di Savoia la vita dedicata alla guerra, che riuscì ad alternare con una proficua attività diplomatica.

Nel 1689, Eugenio di Savoia contribuì all’alleanza del Ducato di Savoia con il Sacro Romano Impero.

Diventato comandante generale di cavalleria un anno dopo, andò in soccorso di suo cugino Vittorio Amedeo II, nell’Italia Settentrionale.

Il Piemonte si trovava proprio in guerra proprio contro la Francia di Luigi XIV. Nonostante le prime sconfitte nella carriera di Eugenio, condusse durante la campagna di Piemonte ottime operazioni militari.

Fino a quando Vittorio Amedeo II stipulò con la Francia un trattato di pace e d’alleanza nel 1696. I due cugini si trovarono così ad essere nemici.

Intanto l’Impero Ottomano aveva riconquistato i suoi vecchi territori nei Balcani

A fronte dell’emergenza, Eugenio venne richiamato per fronteggiare i turchi.

Ottenne il titolo di feldmaresciallo, e insieme al Principe di Sassonia, Federico Augusto I avrebbe dovuto guidare l’esercito contro le truppe di Mustafa II.

Poco prima della guerra però, Federico Augusto divenne Re di Polonia e così Eugenio ottenne il comando completo dell’esercito imperiale.

Il Principe di Savoia doveva portare in battaglia di 50mila soldati mal equipaggiati contro i 100mila soldati turchi.

La sconfitta era inevitabile sulla carta.

Ma grazie a un’abile strategia, Eugenio di Savoia pianificò una spettacolare imboscata nei pressi di Zenta, nell’attuale Serbia.

Quell’11 settembre 1697, giorno della battaglia, l’Impero Ottomano subì 30mila perdite, mentre le truppe del Principe Sabaudo persero poco più di 400 soldati. La vittoria fu incredibile e le gesta di Eugenio di Savoia diventarono mitiche in tutta Europa.

Con lo scoppio della Guerra di Successione Spagnole, nel 1701, si riformò la Grande Alleanza contro la Francia.

Eugenio venne nominato Presidente del Consiglio di Guerra dell’Impero Austriaco e ritornò in Italia per aiutare suo cugino Vittorio Amedeo II.

Nel frattempo, la Volpe savoiarda aveva nuovamente cambiato alleanza, aderendo alla coalizione imperiale.

Di fronte al volta faccia, il Ducato di Savoia venne invaso dall’esercito francese, che nel 1706 giunse alle porte di Torino.

Primo piano di Eugenio di Savoia

Iniziò l’assedio di Torino

Ventimila uomini dell’esercito imperiale asburgico marciavano senza sosta verso Torino, capitale del Ducato di Savoia, guidati da Principe Eugenio di Savoia, il Prinz Eugen.

Intorno alle mura del capoluogo piemontese, chilometri di trincee erano stati scavati per permettere ai fanti del Re Sole di cingere d’assedio i difensori del ducato.

Violenti assalti di fanteria e cariche di cavalleria che come fiumi in piena travolsero accampamenti e compagnie avversarie.

Alla fine Torino si liberò dal cappio dell’assedio.

Il duca Vittorio Amedeo II e il Principe Eugenio di Savoia entrarono in trionfo da Porta Palazzo e il Duomo ringraziava il cielo con le note del Te Deum.

Fu proprio grazie all’arrivo dei rinforzi del Prinz Eugen che Torino riuscì a liberarsi dalla morsa di Luigi XIV.

Proprio mentre la guerra imperversava nelle pianure piemontesi, nel 1705, morì Leopoldo I, gli succedette Giuseppe I che regnerà solo fino al 1711.

Dopo di lui, salì al trono Carlo VI, con il quale però Eugenio non ebbe mai un rapporto cordiale.

Proprio in quegli anni, Eugenio di Savoia frequentò il suo grande amico condottiero, John Churchill Duca di Marborough, antenato di un certo di Winston Churchill.

Con il Duca di Marlnorough ebbe un proficuo rapporto sfociato poi in numerosi successi militari come a Blenheim nel 1704, a Oudendarde nel 1708 e a Malplaquet nel 1709.

Nel 1714, si concluse la Guerra di secessione spagnola con il Trattato di Utrecht

Eugenio di Savoia si guadagnò il titolo di Duca di Milano, che poi lasciò pochi anni dopo nel 1716.

Ciò nonostante, le incursioni dei turchi continuarono a dilagare nei Balcani, fino a minacciare la Repubblica di Venezia.

Per difendersi dagli Ottomani, la Serenissima dovette legarsi agli Asburgo.

L’esito della guerra fu di nuovo catastrofico per l’Impero anatolico.

Con le vittorie a Petervaradino e a Belgrado, l’esercito austriaco, sempre sotto il comando del nostro Eugenio, ottenne una vittoria sensazionale.

L’Impero Austriaco inglobò la Serbia e la Valacchia, raggiungendo la sua massima espansione. Arrivati a questo punto, si fa fatica a contare le guerre in cui Eugenio di Savoia partecipò.

Ormai settanduenne, il Prinz Eugen non era più in grado di combattere da molti anni.

La sua ultima campagna militare fu la Guerra di Successione Polacca del 1735.

Arrivato alla pensione, meritata, il Principe di Savoia ebbe anche tempo per spendere parte delle immense ricchezze e bottini accumulati in anni di avventure.

Si fece costruire un lussuosissimo castello a Vienna, il belvedere, che riempì di opere e volumi preziosi che amava leggere.

Nel parco volle pure un ricco giardino zoologico con più di cinquanta specie esotiche tra cui gli amatissimi leoni.

Nonostante avesse scherzato con la morte in innumerevoli occasioni, Eugenio di Savoia morì in poltrona, addormentandosi per sempre una mattina di aprile del 1737.

L’Imperatore gli tributò solenni onoranze funebri.

Alle quali però i Savoia non parteciparono. Non riconoscenti dell’aiuto che più volte avevano ricevuto dal Principe Eugenio.

Statua di Eugenio di Savoia
Eugenio di Savoia il leggendario condottiero sabaudo

La sua vita privata tutt’ora è ricca di dubbi e aneddoti

Sabaudo di origine, ma apolide per vocazione, Eugenio di Savoia non seppe mai a quale nazionalità appartenesse.

Proprio per questo motivo era solito firmarsi con un miscuglio di tutte le lingue che conosceva, come “Eugenio Von Savoy“.

Nel corso della sua vita inoltre gli vennero attribuiti numerosi soprannomi.

Alcuni in segno di grande stima e rispetto, altri invece connessi alla sua presunta omosessualità.

Specialmente i francesi, cercarono di screditarlo più volte ingigantendo le voci che giravano sul suo conto.

Uno dei suo soprannomi più celebri fu “Marte senza Venere“, non solo in riferimento alle sue, sempre presunte, tendenze sessuali, ma anche per il fatto di non aver mai contratto matrimonio.

Ma allo stesso tempo, ebbe anche il nome “Der Eder Rittler” (il nobile cavaliere), proprio per la sua correttezza e serietà.

Comunque Eugenio di Savoia rimarrà per sempre nella memoria storica come uno dei più valenti condottieri della storia, che a distanza di secoli dalla sua morte continua ad affascinare.

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Simone Nale

Laureato in Scienze Umanistiche della Comunicazione all'Università di Torino. Appassionato di storia della televisione e nuovi media