Piemonte, guerra degli affitti nei centri commerciali, il rischio è di non aprire più

Negozi e ristoranti sono chiusi, ma i centri commerciali chiedono il pagamento degli affitti. Ora si rischia di chiudere in massa anche a fine emergenza
Mentre Governo e Regione pensano a definire la Fase due, in Piemonte si staglia una vera e propria guerra degli affitti nei centri commerciali.
L’emergenza Coronavirus ha fatto chiudere la maggior parte delle attività all’interno delle gallerie, lasciando aperti solamente i supermercati e i negozi di elettronica, portando a un calo del 95% del fatturato. Ma la situazione non ha fatto retrocedere i proprietari degli outlet e dei centri dello shopping che reclamano gli affitti dell’ultimo trimestre.
“Chiediamo lo stop al pagamento dei canoni di affitto nei centri commerciali, – ha detto Franco Manna, della catena di pizzerie Rossopomodoro – altrimenti quando finirà l’emergenza rimarrà il deserto”. Molti esercizi commerciali infatti rischiano di non riaprire più a causa del caro affitti e delle zero entrate di questi mesi di lockdown.
A fianco di Rossopomodoro si schierano anche McDonald’s, Old Wild West, e i principali ristoranti che animavano i centri commerciali. Seguono a ruota Carpisa, Bata, Feltrinelli e tutte le attività che formavano il bouquet dello shopping per milioni di persone.
In Piemonte ci sono circa 40 centri commerciali che danno lavoro a 60mila dipendenti tra commessi, camerieri e addetti alla ristorazione. Ora come ora, molti di loro si trovano in cassa integrazione, ma il loro futuro è a rischio.
Per questo i gestori dei locali chiedono maggiore flessibilità per quanto riguarda gli affitti del secondo trimestre. Ma… nessuna risposta pervenuta.
A Torino, Parco Dora non vuole sentire ragioni, della stessa linea 8Gallery, Area 12 e Settimo Cielo.
Ma la crisi del settore si fa sentire anche tra le attività cittadine che ancora non vedono la prospettiva di una fase due.
Tra i grandi nomi che hanno rinunciato all’apertura c’è quello di Gino Sorbillo che doveva aprire un locale a Torino. Il re della pizza napoletana ha ritirato gli investimenti rinunciando di fatto a una fetta di pubblico torinese.