
Il verde pubblico batte lo smog, nei quartieri verdi di Torino meno asma e bronchiti
Sono molte le misure adottate in questi giorni per combattere lo smog a Torino, ma ce n’è una che non viene considerata abbastanza: è la cura del verde pubblico.
Diversi studi hanno individuato una correlazione tra presenza o assenza di aree verdi in contesto urbano e la manifestazione di patologie respiratorie come asma e bronchiti. Problematiche che si riscontrano con una certa frequenza in età pediatrica, data l’esposizione dei bambini a fattori di rischio ambientali.
La tesi è stata dimostrata proprio a Torino, da Giulia Squillacioti, dottoranda di ricerca del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica dell’Università di Torino. Una ricerca condotta insieme al professor Roberto Bono del dipartimento e al dottor Pavilio Piccioni, primario pneumologo dell’Asl Città di Torino.
A Torino lo studio che lega verde pubblico e patologie respiratorie dei bambini
Lo studio ha voluto indagare l’associazione tra zone verdi urbane e la salute respiratoria di 187 bambini in età compresa tra i 10 e i 13 anni. Per tutti i bambini è stata calcolata la prevalenza di sintomi legati a patologie respiratorie ed è stata misurata la percentuale di verde nella zona di residenza, grazie alle immagini di telerilevamento del Geological Survey (USGS) statunitense.
“Il principale risultato ottenuto è costituito dall’evidenza che una maggiore disponibilità di verde urbano si è dimostrata significativamente e positivamente associata ad un ridotto rischio di asma, bronchite e sibili respiratori”, spiega Giulia Squillacioti. La ridotta quantità di aree verdi, dunque, può determinare o peggiorare le malattie respiratore.
Per semplificare, possiamo dire che un bambino che abita accanto al parco del Valentino o nel pre-collina ha meno problemi di asma rispetto a quelli che abitano in zone ad alta cementificazione.
“Bisogna di ricordare che Torino è una delle città più verdi d’Italia e con il parco auto tra i più giovani – interviene il professor Bono – Purtroppo la posizione geografica penalizza il ricircolo dell’aria e i cambiamenti climatici, con la riduzione delle precipitazioni, hanno accentuato il problema”.
L’attenzione al verde pubblico, in sintesi, attenua il problema inquinamento, ma non lo risolve.
Secondo il professore, che si occupa di degli effetti dello smog in città, alcune misure come l’uso delle mascherine sono “totalmente inutili”. Serve piuttosto un’azione coordinata che metta insieme varie discipline.