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La Torretta di corso Fiume raccontata da chi l’ha ristrutturata e abitata: l’architetto Ugo Bruno

Da Andrea Decorato

Ottobre 11, 2017

La casa con 12 finestre su Torino: la Torretta di Corso Fiume.

 

 

“La Torretta” è in corso Fiume 2: è stato ultimato nel 1891 ad opera dell’architetto Crescentino Caselli.

Allievo prediletto di Alessandro Antonelli, Caselli realizzò anche, tra il 1881 e il 1887, l’Istituto di Riposo per la Vecchiaia (I Poveri Vecchi), in corso Unione Sovietica.

Il palazzo ai piedi della collina torinese è considerato uno dei più interessanti dell’architettura residenziale torinese anche grazie alla caratteristica “torretta” che affaccia sul fiume Po.

I particolari che risaltano  sono le 12 finestre e porte finestre che danno su un balconcino, le finestre circolari in corrispondenza delle porte finestre e le rifiniture floreali con colori dal verde al turchese.

Nel 1992 l’architetto Ugo Bruno decise di andare a vivere nella torretta di Crescentino Caselli.

Fino ad allora era stata abitata da una signora, ormai anziana, che amava i gatti e il Che Guevara. Ugo trovò nel sottotetto diversi cimeli che rivelavano lo spirito sessantottino della signora.

La Torretta di corso Fiume raccontata da chi l’ha ristrutturata e abitata: l’architetto Ugo Bruno

 

L’abitazione era totalmente da ristrutturare. In particolare la scala che portava al piano superiore, dove vi è la zona notte, era decisamente inadeguata.

 “Volevo che la scala fosse un oggetto, un elemento reversibile, non da demolire ma eventualmente da smontare, pur essendo solido e ben fissato al pavimento” mi racconta Ugo.

Mi spiega, inoltre, che più le scale sono irregolari, più sono sicure perché ti costringono ad essere concentrato su dove metti i piedi. Niente telefono o giornale mentre scendi le scale!

Pilastrini in ferro rivestiti da tubi in ottone sostengono rampe di lamiera piegata,  su un basamento in legno medium density.

Ugo ha una predilezione per le scale. In questo specifico caso la scala doveva essere elemento funzionale della zona giorno: “non vi erano pareti da arredare, viste le 12 finestre, quindi la scala doveva essere libreria, contenitore, piano di appoggio, scrivania” racconta Ugo “ed è stata anche luogo dove i bambini si nascondevano e allestimento per aperitivi con gli amici”.

Un ricordo non positivo della permanenza nella torretta è per Ugo il rumore delle bisarche che di notte sfrecciavano sul corso: “c’è un dosso proprio all’altezza del ponte, quindi sotto la torretta. Immagina una bisarca carica di auto che di notte sobbalza mentre dormi!”


Essendo la torretta un “elemento libero” risente particolarmente delle vibrazioni. “L’ho sperimentato durante il terremoto del ’96!” Ricorda Ugo.
Ogni casa racconta frammenti di vita; per questo non esiste la casa perfetta.

Laura Polesinanti

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Andrea Decorato

Andrea Decorato: nato e cresciuto a Torino, città che ama. Sogna e s'impegna per diventare giornalista, ama il calcio, la politica