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L’omicidio della notte di San Valentino: Torino, 14 febbraio 1991

Da Alessandro Maldera

Febbraio 05, 2016

L’omicidio della notte di San Valentino: Torino, 14 febbraio 1991

Si può definire l’omicidio della notte di San Valentino.

Del resto, l’uccisione di Antonio Andriani, avvenuta nella notte tra il 14 e il 15 febbraio 1991, di definizioni ne ha avute più di una, anche diverse tra loro, dai cronisti di nera, dagli investigatori che lo hanno risolto e, soprattutto, dai giudici estensori delle controverse sentenze che lo hanno concluso.

Antonio Andriani, 30 anni da compiere il 24 febbraio, è un ex travestito che appena un anno prima con un intervento chirurgico è diventato un transessuale, secondo la terminologia dell’epoca. Da Molfetta è giunto a Torino, ormai da undici anni, ed è subito diventato una star dei marciapiedi, col nome di Ascia (Asha, come si scriverà in seguito).

Ogni sera, puntuale, è sul marciapiede di via Cialdini angolo corso Ferrucci, davanti all’autosalone, nota come zona dei travestiti.

L’omicidio della notte di San Valentino: Torino, 14 febbraio 1991
Corso Ferrucci angolo via Cialdini

La Buoncostume lo considera un tipo tranquillo, mai coinvolto in giri loschi. Talvolta lo richiama per gli abiti troppo succinti con cui attira i clienti: Ascia indossa soltanto una pelliccia sintetica tigrata su reggiseno e slip.

Giovedì 14 febbraio 1991, poco dopo l’una, il corpo senza vita di Ascia viene trovato sull’asfalto, in un lago di sangue, in fondo a via Sangano, nello spiazzo dove incontrava abitualmente i clienti. Via Sangano è molto vicina all’autosalone di via Cialdini, è a fondo cieco, poco frequentata e poco illuminata, e si apre in via Trana, nei pressi di piazza Bernini e di corso Francia.

Gli agenti della Squadra Mobile, diretta dal dottor Aldo Faraoni, arrivano sul posto chiamati da una telefonata al 113: qualcuno ha segnalato che nella via da un’auto in corsa è stato gettato il corpo di una donna.

Identificano Ascia che, al solito, indossa soltanto la biancheria intima sotto la pelliccia e presenta, sotto l’orecchio, il piccolo foro dell’unico proiettile che lo ha ucciso.

Le prime indicazioni vengono dai colleghi di Ascia, tra i quali il fratello Cosimo che si fa chiamare Valentina e che quattro anni dopo sarà a sua volta vittima di un assassino. Ascia è salita su una Renault R5 di colore blu con due giovani a bordo e, accanto al suo cadavere, ci sono i frammenti di una R5 blu che ha urtato due auto in sosta.

Nello stesso tempo, da un bar di via Principi d’Acaja, un giovanotto telefona al 113 per denunciare che tre giovani sconosciuti, dopo averlo picchiato, gli hanno rapinato la R5 blu, verso mezzanotte, in piazza Statuto.

Due ore dopo il ritrovamento del cadavere di Ascia, una R5 blu è in fiamme nel controviale di corso Francia. Intervengono i vigili del fuoco e, sul sedile posteriore, trovano una Luger calibro 22 per il tiro sportivo.

Tutto è avvenuto nel raggio di un chilometro.

L’omicidio della notte di San Valentino: Torino, 14 febbraio 1991

Viene fermato il proprietario della R5 blu, che ha denunciato di essere stato rapinato dell’auto in piazza Statuto da tre sconosciuti: è Corrado «Andrea» G., di 24 anni, abitante a Torino, in via Moncalvo 25.

Il giovane resiste per tutta la notte all’interrogatorio del dottor Faraoni. Il suo giubbotto e i pantaloni presentano chiazze di sangue ma lui ripete che si è macchiato quando ha tentato di reagire all’aggressione.

Crolla solo alle dieci del mattino del 15 febbraio, confessa di aver preso a bordo Ascia sulla sua R5, che si è accomodata accanto a lui. Un “altro” era seduto dietro e avrebbe sparato ma Corrado «Andrea» non ne vuole dire il nome che gli investigatori trovano da un appunto di una sua agenda: Paolo S., 26 anni, via Fontanesi 1.

Paolo S., che ha messo a lavare la giacca a vento, confessa di aver sparato ad Ascia ma non spiega il motivo dell’omicidio. Ammette di aver tentato un depistaggio, secondo un piano che non appare improvvisato: ha incendiato la R5 dell’amico in corso Francia con un solvente trovato in casa. Ma questo maldestro tentativo ha portato la Mobile alla soluzione del caso.

I due arrestati, entrambi incensurati, appartengono a ottime famiglie torinesi.

Paolo S. è un tranquillo perito chimico che da poche settimane ha trovato il suo primo vero lavoro. È figlio di un colonnello dell’esercito, ha iniziato il servizio militare nei Carabinieri ma dopo circa un mese giorni è risultato «non idoneo».

Corrado «Andrea», è figlio di un noto agente pubblicitario.

L’omicidio della notte di San Valentino: Torino, 14 febbraio 1991
L’omicidio della notte di San Valentino: Torino, 14 febbraio 1991

Qual è il movente dell’uccisione di Ascia?

I giornali parlano di “notte brava”, di “uccisione per gioco” e sottolineano che il delitto appare incomprensibile.

Lo dicono anche il dottor Faraoni (“Abbiamo i colpevoli dell’ omicidio ma non siamo riusciti a capirne il movente”) e il sostituto procuratore Anna Maria Loreto (“Il delitto non ha spiegazione logica”).

A casa di Paolo S. sono state trovati giubbotti militari e, in un quaderno, svastiche e slogan razzisti: si pensa che sia un simpatizzante neonazista.

Viene anche accertato che il 14 febbraio, subito dopo cena, Corrado «Andrea» ha invitato Paolo S. ad uscire con lui per provare la Luger, che si era procurata illegalmente, forse all’estero, non denunciata e non registrata. Così sono andati con la R5 a sparare un caricatore contro gli alberi, in un prato di Villastellone. Poi, tornati a Torino, hanno girato fino ad arrivare in via Cialdini angolo corso Ferrucci, nella zona dei travestiti.

A Torino il delitto desta un certo clamore, anche se è preceduto e seguito da altri sensazionali omicidi: “Stampa Sera” del 19 febbraio parla addirittura di un colpo di scena per la partecipazione di un terzo uomo, notizia che non avrà conferma.

Il 26 marzo è comunicata la scarcerazione di Corrado «Andrea» che in seguito patteggerà un anno di carcere per detenzione di arma e simulazione di reato.

Il 5 ottobre 1991 si legge sui giornali che Paolo S. è stato condannato per omicidio volontario a sei anni e quattro mesi di reclusione, grazie a una serie di attenuanti: è incensurato, al processo non partecipa la parte civile risarcita con cento milioni, il rito abbreviato toglie un terzo della pena.

In Corte d’Appello la difesa ipotizza un omicidio colposo: Paolo S. avrebbe trovato l’arma sul sedile posteriore, l’avrebbe impugnata senza sapere che era carica, pensando di spaventare Ascia «così per scherzare», le avrebbe puntato l’arma alla testa ma, a causa di una brusca curva, avrebbe sparato il colpo mortale.

La Corte accoglie la tesi della difesa e, per omicidio colposo, condanna Paolo S. a due anni, cinque mesi e dieci giorni. Il 9 maggio 1992 i giornali annunciano che, dopo questa sentenza, è tornato in libertà.

Come si dice, «le sentenze vanno sempre rispettate» ma viene alla mente l’affermazione del torinese Angelo Brofferio: Guaj a col ch’a s’ancaprissia / ëd volèi giusta la giustissia! (Guai a chi si ostina nel volere giusta la giustizia!).

G. T.

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende