“Delitti & Misteri del Piemonte”: il delitto di Exilles

Nel Piemonte del decennio 1930-1940 troviamo rappresentanti di una criminalità primitiva ed inutilmente feroce e sanguinaria, che rapinano nel loro villaggio le persone più ricche, o presunte tali, e che sono incapaci di pensare ad obiettivi più consistenti.
Uno di questi è Carlo Beraud fu Carlo, manovale di 27 anni, nato a Oulx.
La sua storia inizia il 13 giugno 1933, ad Exilles, quando l’anziano contadino Francesco Richard viene trovato ucciso nella cantina della sua casa rustica solitaria, situata nella regione Finière.
Richard, di 78 anni, viveva da solo ma aveva alcuni nipoti che, talvolta, lo aiutavano nei lavori della campagna. Uno di questi, Ettore Abbà, si è recato a far visita allo zio, che non vedeva da qualche tempo, ed ha notato che l’uscio della casa era chiuso a chiave e che i lastroni di pietra della scala presentavano macchie di sangue.
Abbà ha subito avvertito i Carabinieri di Exilles che, dopo aver sfondato la porta della cantina, hanno trovato il povero Richard che giaceva a terra, morto, con il capo orribilmente sfracellato da ripetuti colpi di piccozza.
La morte risale a lunedì 5 giugno. Il cadavere è stato nascosto nella cantina per ritardarne la scoperta.
Subito i Carabinieri sospettano di Carlo Beraud, cattivo soggetto locale, che nei giorni precedenti al 5 giugno aveva lavorato da Richard, come manovale. Viene perquisita l’abitazione dell’amante di Beraud, vicino a Susa, e qui si trova un sacco contenente una sveglia, due coperte, quattro lenzuola, un paio di occhiali ed un paio di forbici, di proprietà dell’ucciso.
Carlo Beraud viene arrestato più tardi, in una baita in località Sauze di Cesana, dove si è rifugiato presso alcuni pastori suoi conoscenti, forse con l’intenzione di valicare il confine e di rifugiarsi in Francia.

Quando lo catturano, Beraud confessa cinicamente di avere ucciso Richard per derubarlo. Racconta che la sera del 5 giugno, dopo aver consumato in bevande alcoliche il denaro che aveva ricevuto da Richard come acconto per il lavoro, era affamato. Per procurarsi cibo ed indumenti ha deciso di entrare nella casa del vecchio. Non ha trovato nessuno, ha mangiato, bevuto, poi ha arraffato coperte, biancheria ed indumenti diversi e li ha messi in un sacco.
Stava per allontanarsi, quando è arrivato Richard, che si è messo a gridare rimproverandolo aspramente.
Nel timore che le grida di Richard attirassero gente, Beraud – che sostiene di essersi ubriacato col vino trovato nella casa – aveva perso la testa e lo aveva colpito ripetutamente al capo con una piccozza, massacrandolo. Poi aveva tolto al cadavere le scarpe e i pantaloni, che aveva indossato.
Aveva avvolto la testa del morto con una giacca per non imbrattare di sangue il pavimento e, per nascondere il cadavere, lo aveva portato nella cantina, che aveva chiuso con la chiave, poi gettata via.
Si era coricato nel letto di Richard e si era addormentato, per svegliarsi alle sei del mattino successivo, quando se ne era andato con la refurtiva, che aveva portato a casa della sua amante.

Beraud ha pessimi precedenti, è un pregiudicato ed ha subito condanne anche
in Francia: si è arruolato nella Legione Straniera da cui ha disertato due volte.
Beraud è accusato dell’omicidio aggravato di Francesco Richard, commesso per rapinarlo, e della rapina aggravata.
Il processo si svolge in Corte di Assise a Torino. Beraud, come già in istruttoria, confessa il delitto e afferma di averlo commesso mentre era ubriaco. È condannato a morte, con sentenza del 24 novembre 1933.
La difesa di Beraud presenta ricorso in Cassazione, respinto il 12 febbraio 1934, poi chiede la Grazia Sovrana.
Le autorità di Torino, interpellate, forniscono pareri favorevoli.
Il Procuratore Generale di Torino ritiene che la malvagità di Beraud possa avere una scusante perché la sua infanzia è stata triste e dura, la sua famiglia non gli ha dato né educazione né esempi di bontà, perché ha sempre lottato contro la fame. E ancora, quando era nella Legione Straniera in Marocco, è stato colpito alla testa da una scheggia di granata e, forse, ha preso la malaria.
Anche il prefetto di Torino fornisce indicazioni favorevoli sulla condotta di Beraud in prigione.
Con decreto del 26 febbraio 1934, il Re concede la grazia all’omicida di Exilles e la pena di morte è commutata in ergastolo.
G.T
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