NukeMap: ecco gli effetti di una bomba atomica a Torino

La guerra fredda è finita da molti anni, ormai, ma le due grandi (ex) superpotenze, Usa e Russia, sono ancora in grado di disporre di un arsenale militare al quanto vasto e pericoloso tra cui possiamo troviamo moltissime testate nucleari.
I due paesi non sono gli unici a poter disporre dell’ “atomica”: anche Cina, Regno Unito, Francia, Israele, Pakistan, India e forse Corea del Nord dispongono dell’ ordigno fatale.
Per ricordarci il disastro che una bomba del genere potrebbe creare in qualunque parte del mondo un ragazzo, Alex Wellerstein, ha creato un sito (nukemap) in cui si possono simulare gli effetti di uno scoppio nucleare in qualsiasi parte del mondo.
Nel menù a tendina si può scegliere l’ ordigno con cui si vuole fare la prova (dalla più moderna bomba americana alla prima sganciata sul Giappone), la potenza esplosiva, l’ altezza di sgancio e, appunto, la città su cui si vogliono prevedere gli effetti.
Si scopre così che “Little boy”, la bomba di Hiroshima, sganciata nel centro di Torino creerebbe 79660 morti, 183590 feriti
Il centro sarebbe spazzato via, ma gli effetti diretti della detonazione arriverebbero fino in via Principi d’ Acaja, Parco del Valentino, la collina e ai confini di Barriera di Milano; generando ustioni gravissime ed effetti irreversibili sulla vita umana.
Ovviamente le altre zone di Torino non passerebbero indenni alla catastrofe ma queste zone sarebbero quelle più interessate dagli effetti immediati di “Litte boy”.

Applicando la simulazione con bombe più moderne, ovviamente, gli effetti sarebbero molto più devastanti ma considerando che quella sganciata sul Giappone è passata alla storia come la “prima” bomba sganciata sul suolo terrestre è sembrato più reale paragonare i suoi effetti sulla nostra città per rendere più l’ idea di quale danno avrebbe potuto creare l’ ordigno atomico.
La storia ci ha risparmiato questa dolorosa esperienza ma, grazie ad un simulatore, possiamo renderci conto a cosa realmente siamo scampati, noi e tutta l’ umanità.
Alessandro Rigitano