Pietro Pantoni: il triste boia di Torino
Da Alessandro Maldera
Luglio 06, 2012
Pietro Pantoni è stato il più famoso e il più odiato boia di Torino: ecco la sua triste storia!
Questa esclamazione in piemontese che un forestiero non capisce è la prova di quanto l’immagine del boia sia radicata nell’immaginario torinese.
Questa figura è stata da sempre temuta ed ostracizzata dalla società, diventando quasi uno spauracchio per i bambini.
Il più celebre boia che abbia mai operato a Torino si chiamava Pietro Pantoni e segnò le cronache giudiziarie terminate con una pena di morte nel XVI secolo.
È se non altro curioso pensare che il cognome Pantoni appartenesse al mondo dei carnefici come quello degli Orfei, ad esempio, appartiene al circo.
I boia con questo cognome furono numerosissimi e non tutti erano imparentati.
Un altro Pietro Pantoni operò e visse a Reggio Emilia ad inizio 1800.
Questi era addirittura fratello del boia di Parma e figlio di quello di Ferrara.
Il caso di dire un nome una professione.
Nicodemo Pantoni fu invece al servizio dei francesi nel XVIII secolo sempre a Torino e fu il carnefice sulla ghigliottina.
Allora situata in piazza Carlina.
In pochi anni di attività mise fine a ben 423 vite sul patibolo, un numero impressionante.
Il Pietro Pantoni, il boia di Torino, viveva in via dei Fronelletti 2, attuale via Bonelli.
Questi fu forse il boia maggiormente allontanato dalla vita sociale subalpina.
Si diceva che a causa del fatto che sua moglie non potesse uscire di casa, egli avesse l’abitazione più pulita in città.
Persino in chiesa, Pietro Pantoni, aveva un banco in disparte e gli era stato riservato un loculo sotto il campanile, in modo da continuare questo distacco anche una volta defunto.
Persino i panettieri erano soliti porgere le pagnotte a testa in giù al boia di Torino in senso di sdegno.
Fu così che nacque il modo di dire “il pane del boia”, o pancarrè, un nome che si è tramandato fino ad oggi.
Altri raccolsero il testimone del boia Pietro Pantoni a Torino, come Gaspare Savassa e Giorgio Porro, ma nessuno, nonostante il numero di vittime simile, ebbe la stessa triste celebrità
Un uomo che aveva accettato di rinunciare ad una vita normale per poter sfamare la sua famiglia e che passò ingiustamente alla storia alla pari dei grandi criminali piemontesi della sua epoca.
Michele Albera
Alessandro Maldera
Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende
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