Boia e pancarrè, un connubio tutto torinese

Boia e pancarrè, un connubio tutto torinese
Chissà quante volte vi siete chiesti da dove arriva il pancarrè, pane morbido dai mille utilizzi.
La risposta è una sola: è originario di Torino.
Certo, il suo nome comune può trarre in inganno, avrete pensato che c’entrasse qualcosa con la Francia, per esempio, ma c’è qualcosa di più curioso intorno alla storia del pane in cassetta.
Nella prima metà dell’800, visse a Torino Piero Pantoni, ultimo boia della città, mal visto dai cittadini per i suoi brutali doveri.
Primo tra i suoi predecessori ad aver preso moglie, insieme vivevano nella Contrada dei Fornelli (oggi via Franco Bonelli), facendo vita solitaria.
Dal suo canto, il boia aveva solo un amico, il becchino di Rivoli, manco a farlo apposta.
Lei, invece, si dedicava esclusivamente alle pulizie domestiche -si dice che la loro casa fosse la più linda della città- e andava a far spese nella contrada con non poca vergogna della sua posizione.
Dal fornaio veniva trattata peggio che altrove.
I suoi soldi venivano raccolti in una ciotola così che, nessuno dei commercianti lì dentro, toccasse quel denaro sporco e, in cambio di quel denaro, porgevano alla donna il pane messo per il verso sbagliato.
Nella tradizione popolare questo è un profondo segno di disprezzo e malaugurio, perciò il boia ben presto si ribellò.
Con la promulgazione di un editto, veniva vietato ai fornai di dare il pane in quel modo, perciò questi manifestarono il loro scontento facendo un pane quadrato, che risultasse sempre al contrario senza che nessuno si lamentasse. Da quel momento, a Torino, si iniziò a usare il pancarrè in moltissimi modi.