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Il Gianduiotto simbolo dell’eccellenza gastronomica torinese

Da Alessandro Maldera

Gennaio 22, 2015

Gianduiotto con rivestimento dorato davanti a cumulo di cacao

Abbiamo già parlato di uno degli elementi di base della tradizione dolciaria torinese: il cioccolato. Oggi, invece, parleremo nello specifico del cioccolatino piemontese più tipico, ossia il gianduiotto.

Ovviamente la ricetta della pasta per fabbricare il gianduiotto nacque prima nel 1952, per opera di Michele Prochet.

Quest’ultimo assemblò alla tradizionale pasta di cacao le nocciole tonde gentili delle Langhe tostate, siccome in quel periodo il costo del cacao era divenuto proibitivo a causa del Blocco Continentale indetto da Napoleone.

Prochet ed Ernesto Alberto Caffarel, dell’omonima azienda dolciaria, perfezionarono la ricetta e diedero forma ad un cioccolatino a forma di barchetta. Cioccolatino a cui fu dato il nome di givù, che in dialetto piemontese significa “cicca, mozzicone”.

Scatola di gianduiotti, cioccolatini e cacao

Solo nel 1865, questi cioccolatini vennero messi in commercio ed avvolti da una velina di dorata

Dopodiché, in occasione del Carnevale del 1867, la maschera torinese Gianduja – creata nel 1798 dal burattinaio Gian Battista Sales con allusioni antinapoleoniche – distribuirà per la prima volta al pubblico festante questa prelibatezza, dandogli ufficialmente il proprio nome.

Ancora oggi, sono numerose le aziende e i laboratori artigianali a Torino e nel resto del Piemonte che producono il gianduiotto nella sua tipica forma ed avvolto dalla tipica carta dorata in alluminio. Ma solo la ditta Caffarel è autorizzata a stampare sull’incarto il viso di Gianduja.

Nello specifico, la ricetta prevede l’utilizzo di nocciole tostate e macinate, che grazie alla raffinatrice diventa una crema, cacao, burro di cacao e zucchero.

Scatola di gianduiotti Caffarel 1865

Per produrre i gianduiotti esistono due metodi distinti

Agli inizi del Novecento il taglio veniva effettuato manualmente fino a che non fu creato un metodo chiamato di “estrusione”. Questo permetteva di tagliare i cioccolatini meccanicamente, pur mantenendo la produzione artigianale e in grado di mantenere le caratteristiche organolettiche del prodotto.

L’altro metodo utilizzato per la produzione è il metodo industriale del “concaggio” che prevede la colatura della pasta in appositi stampini. In questo caso il cioccolatino risulta più duro e vi è una minore percentuale di cacao.

Il gianduiotto rimane una delle specialità dolciarie più tipiche di Torino e amata da torinesi, piemontesi, italiani e nel resto del mondo

Per esempio fra le due cose che amava di più di Torino il noto artista americano Andy Warhol c’era proprio il gianduiotto.

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende