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Dario Argento e Torino: cinquant’anni d’amore

Da Alessandro Maldera

Settembre 03, 2020

Dario argento giovane

Il 3 settembre 1970 il primo ciak del “Gatto a nove code”, l’inizio di un amore

Si fa presto a dire Dario Argento. Maestro dell’horror, giocoliere del brivido, indagatore delle inquietudini formato pellicola. Ma Dario Argento è molto di più. Un cinefilo colto e raffinato. Un appassionato intenditore d’arte. Un lettore precoce e attento. Uno sperimentatore pronto a avventurarsi in regie teatrali e liriche. Un uomo capace di coltivare con cura collaborazioni e amicizie. E, non ultimo, un regista innamorato della città di Torino, oramai da cinquant’anni.

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Tra Torino e Dario Argento c’è un rapporto a doppio filo. E non sorprende: la città più misteriosa d’Italia e il regista italiano che, più di altri, è riuscito a portare sul grande schermo i suoi incubi peggiori non potevano che innamorarsi l’una dell’altro. Non a caso Argento ha definito Torino “il luogo dove i miei incubi stanno meglio”.

Dario Argento giovane
Dario Argento e Torino: cinquant’anni d’amore

Il primo incontro con Torino

La città di Torino era nel suo destino, Nell’autobiografia “Paura“, infatti, Dario Argento confessa che la prima volta che mise piede a Torino lui era solo un bambino. Ci venne con suo padre che arrivò in città per lavoro. Il suo ricordo è di una città con le luci della notte e piovosa e subito colpì l’attenzione di Dario bambino. Era una città malinconica ma allo stesso tempo inquietante, dice il regista.

Circa vent’anni dopo Dario Argento diventa regista e debutta con “L’uccello dalle piume di cristallo”. L’opera spartiacque con cui il “giallo” italiano macchiato di horror degli anni Settanta si impose come fenomeno di massa. Un successo ed un vero e proprio capolavoro che il 12 giugno festeggia mezzo secolo di vita e di storia.

L’inizio della storia d’amore con Torino

Dopo il successo dell’esordio i co-produttori americani vogliono un altro giallo. Inizialmente Dario Argento non aveva pensato a Torino, ma ad ambientazioni più algide, come alcune città nordeuropee. Fu lo scenografo Carlo Leva ad insistere per Torino, fino a fargli cambiare idea.

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Dario Argento e Torino: cinquant’anni d’amore

E così, con un budget stellare (seicento milioni di lire), anche il cast fu stellare: dal premio Oscar Karl Malden a Catherine Spaack, oltre al musicista Ennio Morricone.

E così, il 3 settembre 1970, il Maestro del Brivido inizia le riprese di “Il gatto a nove code”, primo degli otto film da lui girati nella città della Mole.

Torino, il set delle sue paure

Dal secondo film di Dario Argento, dunque, Torino divenne il set delle sue paure. In via Vincenzo Vela, 12, abitava l’enigmista. Forse non tutti lo sanno ma il cognome dell’enigmista, Arnò, è lo stesso di un personaggio incontrato realmente da Argento durante le riprese de “L’uccello dalle piume di cristallo”. “Un personaggio un po’ insolito, un chiaroveggente che era riuscito a prevedere una serie di cose con un’esattezza spaventosa”, dichiarò il regista. Perfetto per entrare a far parte dei suoi incubi ad occhi aperti!

Torino in bianco e nero
Dario Argento e Torino: cinquant’anni d’amore

Sempre ne “Il gatto a nove code”, c’è l’Istituto di ricerche genetiche Terzi che, nella realtà, è il retro della GAM, la Galleria di Arte Moderna. Qui, nel film, si svolgono esperimenti segreti nel campo della genetica che non fanno presagire niente di buono

Praticamente tutti gli esterno del film sono stati girati a Torino, tranne un paio di scene girate a Roma per motivi logistici. Insomma il capoluogo piemontese, in quei giorni, divenne un set a cielo aperto. Via Vela, piazza Solferino, Porta Nuova, piazza Crimea, il Cimitero Monumentale e due scaloni interni in via Papacino e in via Santa Teresa.

Non fu facile per il regista trovare esattamente gli scaloni che gli servivano. Infatti pare abbia girato personalmente tutte le scale degli edifici presenti a Torino. Proprio lui stesso confessa che veniva confuso per un ladro e spesso inseguito dalla polizia.

Ma anche il Cimitero Monumentale ha i suoi aneddoti. Infatti Giordani chiese al regista “Ma proprio di notte dovevamo venirci?” mentre insieme ad Arnò cerca la tomba di Bianca Merusi.

Dario Argento che gira un film
Dario Argento e Torino: cinquant’anni d’amore

Un successo clamoroso

Le riprese durano due mesi, fino al 29 ottobre ed il film esce nei cinema l’11 febbraio dell’anno successivo. Inutile dire il successo stellare che ebbe. Gli incassi furono da record: più di due miliari di lire.

Al box office il secondo film di Dario Argento brucia pellicole importanti come “Morte a Venezia” e Lo chiamavano trinità”, il fil più famoso di Bud Spencer e Terence Hill.

Inizia un rapporto intenso tra Dario Argento e Torino, che, dopo “il gatto a nove code” resta a Torino. E gira “Quattro mosche di velluto grigio” e soprattutto “Profondo rosso”.

L’ha resa famosa nel cinema: a quei tempi (siamo all’inizio degli Anni Settanta) a Torino la Film Commission era ben lontana da venire e non era così abituale veder girare un film. Lui lo fa, i film hanno successo, Torino diventa famosa.

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende