Diabete, importante scoperta scientifica a Torino
Chi è affetto da diabete, da ieri ha una buona notizia, ed è una buona notizia che arriva da sotto la Mole. Proprio alla Città della Salute i ricercatori torinesi hanno individuato un gene la cui mutazione protegge dalle complicanze del diabete. Lo studio è stato effettuato in collaborazione con ricercatori finlandesi e per la precisione, per usare termini tecnici, riguarda la mutazione associata al gene SLC19A3 del trasportatore hTHTR2 della vitamina B1 (tiamina)
Ovvero: ciò che protegge dallo sviluppo di retinopatia e nefropatia, complicazioni più gravi associate al diabete.
Combattere le complicanze del diabete è fondamentale: in Italia ne soffre quasi il 5% della popolazione, cui sommare un milione e mezzo di persone che lo hanno, secondo stime, senza averne ancora avuto diagnosi.
La malattia, si sa, ha gravi complicanze, come appunto la retinopatia e la nefropatia, che colpiscono vista e reni, oltre ad aumentare rischi di iictus e infarto.
Lo studio torinese, appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale ‘Diabetes‘, autorevole organo della American Diabetes Association, riferisce l’identificazione di una mutazione protettiva. Nel dettaglio, gli autori della scoperta hanno lavorato al Laboratorio di Retinopatia Diabetica della Medicina Interna 1 universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino e del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino (diretti dal professor Massimo Porta).
Non è nuova, Torino, a scoperte del genere: già 20 anni fa proprio da noi venne dimostrato come la vitamina B1, corregge molte delle anomalie indotte da alte concentrazioni di glucosio.
Lo studio pubblicato oggi prende proprio le mosse dalla scoperta di 20 anni fa, ipotizzando che mutazioni nei geni che codificano la produzione dei trasportatori della tiamina (le sostanze deputate a portarla dentro le cellule) possano essere determinanti nelle complicanze del diabete.
Le complicanze del diabete, insomma, si possono combattere: grazie ai ricercatori torinesi!
A.B.