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Sindone e autoritratto di Leonardo, i due “selfie” più famosi di Torino

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L’autoritratto a sanguigna di Leonardo uno dei biglietti da visita di Torino,

Un po’ come la Mole Antonelliana o il Museo Egizio.

L’opera, del 1515 circa, ha avuto ruolo fondante nella definizione dei lineamenti di Leonardo, risultando tutt’ora l’origine dell’archetipo leonardesco che oggi tutti noi conosciamo: un uomo anziano, dagli occhi profondi incastonati tra sopracciglia folte e ribelli, con lunga barba e “chierica”.

Sindone e autoritratto di Leonardo i due “selfie” più famosi di Torino

Nell’epoca del “selfie”, fa sorridere e per certi versi stupisce che la posa di Leonardo immortalata dalla sanguigna sia molto simile a quella più comune dell’attuale autoscatto.

Ebbene, se questo autoritratto del genio è molto conosciuto, meno conosciuto è l’altro autoritratto di Leonardo, sempre presente a Torino.

Legato a molti misteri, quest’ultimo autoritratto è parte di un oggetto più grande, per alcuni un manufatto, per altri invece acheropita, ovvero “non fatto a mano”.

Si potrebbe pensare a qualche opera rimasta patrimonio sinora di raccolte private, oppure a qualche ritrovamento sensazionale, invece si tratta di un oggetto (come spesso capita per i grandi misteri) sotto gli occhi di tutti, e di cui spesso abbiamo parlato in passato: la Sindone.

Sindone e autoritratto di Leonardo i due “selfie” più famosi di Torino

Per alcuni autori (tra i quali V. Haziel e L. Schwartz, quest’ultima famosa per l’ipotesi legata alla Gioconda, da leggersi come autoritratto di Leonardo), l’intero lenzuolo sarebbe stato opera del Da Vinci, con tecnica molto particolare, ovvero un ferro arroventato su un telo antico.
Per il volto di Gesù, però, Da Vinci avrebbe usato il proprio, come le analisi computerizzate (secondo i sostenitori di questa teoria) dimostrerebbero.

Non ci addentriamo ora nelle confutazioni o nelle conferme di queste teorie, volutamente lasciando la curiosità nel lettore e un velo di mistero; ma lasciamo comunque una certezza: Leonardo, direttamente o indirettamente, ha lasciato due autoritratti a Torino, l’uno presunto, l’altro sicuramente vero, facendo regalo alla nostra città di due motivi in più per essere riscoperta.

V.

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