Storia

Francesco Faà di Bruno, il beato d’adozione torinese

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Il 29 marzo è a cavallo tra due anniversari per uno dei grandi santi torinesi.

In realtà, di santo non si può parlare, perché stiamo parlando del Beato Francesco Faà di Bruno, nato in provincia di Alessandria il 29 marzo 1825  e morto 130 anni fa.

Nel centesimo anniversario della sua morte ,il 27 marzo 1988, Francesco Faà di Bruno fu proclamato beato dall’allora pontefice Giovanni Paolo II, ed è dunque nel calendario della chiesa cattolica da un quarto di secolo.

A Torino resta il suo nome all’Istituto scolastico, che è solo l’ultima perla di una collana di buone opere avviata mentre il Beato era in vita.

Era un personaggio insolito, Francesco, versatile come lo sono gli eroi dei bambini.

Soldato, ingegnere, poi benefattore, insegnante e sacerdote.

Aveva iniziato la sua carriera nell’esercito savoiardo come ingegnere e topografo, dopo una laurea alla Sorbona.

Dopo aver preso parte alla Prima Guerra di Indipendenza, crebbe la sua devozione per Nostra Signora del Suffragio, Maria che intercede per le anime: ancora oggi, tutte le sere le Suore Minime da lui fondate pregano per le anime e una volta l’anno la chiesa omonima, in Via San Donato, ospita una funzione a cui prende parte l’esercito.

Come gli altri santi di fine Ottocento, Faà di Bruno si dedicò ai deboli, perché, diceva, “l’istruzione personale è uno scopo ben meschino, se non è reso grande dall’idea  di essere utile alla società.

Ecco che nasceva l’opera di Santa Zita, per ospitare ragazze madri, giovani lavoratrici e donne prossime alla pensione.

L’opera si allargò poi all’istruzione delle maestre, per trasformarsi poi nell’istituto scolastico che esiste ancora oggi, mentre un molte parti dlel mondo sono state fondate missioni. Nel frattempo, il Faà (perché è così che viene chiamato, nell’Istituto) riuscì a progettare il campanile della chiesa di Nostra Signora del Suffragio, ancora oggi l’edifico privo di cemento armato più alto di Torino: quasi 70 metri di altezza per 25 metri quadrati di base, la “matita che si scaglia nel cielo”, con in cima la statua dell’Arcangelo Michele.

Il Faà di Bruno, che divenne sacerdote solo a 51 anni, è noto anche nell’ambiente scientifico, come patrono degli ingegneri militari e come autore di una teoria per il calcolo delle derivate di funzioni composte, la Funzione Faà di Bruno appunto.

Giulia Ongaro

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