Così Don Bosco ha trasformato Torino
Da Alessandro Maldera
Gennaio 31, 2013
San Giovanni Bosco non è stato soltanto un santo dal profondo impegno sociale in un periodo difficile, ma anche un coraggioso visionario che ha influito enormemente sulla morfologia torinese.
Molti conoscono il suo impegno nella zona Valdocco, ma il suo operato che potremmo quasi definire “architettonico” oltre che sociale. Non si ferma a quest’area, che già vide all’epoca una trasformazione radicale attorno ad un complesso religioso ed educativo mirato soprattutto ai più giovani.
Anche la parrocchia di San Secondo nacque dall’impegno del santo torinese
Nel 1867 il quartiere san Secondo raggiunse i 10.000 abitanti e la popolazione di quella porzione di Torino, in forte crescita a causa del vicino raccordo ferroviario, chiese a gran voce una chiesa locale.
Fu proprio il comitato promotore nel 1871 che chiese a Giovanni Bosco di prendere in mano i lavori, il progetto edilizio e soprattutto il piano formativo.
Come è riportato dalle cronache dell’epoca il 6 maggio del 1872, don Bosco fu autorizzato a “cingere di steccato il terreno per l’erezione della chiesa”
E il santo non mancò di prefiggersi la annessa costruzione di un oratorio, di scuole diurne e serali e di dotare un piccolo giardino per permettere ai bambini di giocare liberamente.
Il progetto proseguì fino all’anno successivo, quando l’allora sindaco di Torino respinse il progetto che prevedeva una nuova ala sud-est dell’edificio, prediligendo il passaggio di una strada, allora praticamente prive di traffico, all’attività socio-pedagogica salesiana.
Don Bosco si trovò di fronte ad un bivio
Scegliere di rimanere nella neonata e popolosa parrocchia rinunciando alla vocazione all’educazione e all’aiuto dell’infanzia, o scegliere di ricominciare tutto altrove e riprendere l’attività a Valdocco.
Sappiamo come andò la storia e sappiamo che il coraggio di Giovanni Bosco fu ripagato.
Un ultimo aneddoto chiude la vicenda e ci descrive bene il santo piemontese. Don Bosco aveva fortemente voluto iniziare i lavori del santuario di Maria Ausiliatrice nonostante le finanze disponibili fossero poche.
È riportato che quando don Bosco diede inizio alla costruzione del complesso era in possesso soltanto di poche monete, con le quali poté pagare la prima giornata di lavoro dei muratori.
Ecco come un uomo semplice cambiò il volto di Torino, con pochi soldi e una forte speranza nella Provvidenza.
M.Albera
Alessandro Maldera
Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende
Articoli correlati
Perché i cybercriminali sono così interessati ai nostri dati?
Settembre 16, 2024