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Migliaia le imprese a rischio in Piemonte, ma anche la chiusura ha un costo

Da Simone Nale

Febbraio 17, 2021

Cartello negozio chiuso

Alle imprese del Piemonte costa cara anche la chiusura.

Questa è la situazione che emerge da una recente analisi della Ascom Torino e provincia e che migliaia di imprenditori si trovano a dover affrontare in questi mesi.

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La fine del 2020 infatti, evidenzia un preoccupante calo delle nuove imprese in Piemonte, – 18% rispetto al 2019, ma la stessa cosa è successa anche per quanto riguarda le cessazioni.

Al giorno d’oggi, chiudere un esercizio commerciale costerebbe quasi tanto quanto aprirne uno nuovo, se non di più.

Un costo decisamente insostenibile, soprattutto in questo periodo di incertezza nel quale si ritrovano migliaia di operatori del territorio, obbligati a “congelare” la chiusura della loro attività.

I ristori per il momento aiutano ad evitare una contrazione del tessuto imprenditoriale, ma l’ombra di una terza ondata pandemica non porta buoni presagi.

Malgrado lo stallo generale che coinvolge l’imprenditoria piemontese, il commercio registra 349 imprese operative in meno rispetto a due anni fa.

Ma il dato che preoccupa di più riguarda quelle che oltre a non essere più attive, non hanno ancora portato a termine la cessazione dell’esercizio.

Secondo recenti stime, 4800 sarebbero le attività in questa situazione: 3500 del commercio, 800 nei servizi e 500 del turismo.

Il tutto nonostante l’erogazione degli aiuti economici stia contribuendo a tenere in vita le categorie più in difficoltà.

Negozio con serrande chiuse
Migliaia le imprese a rischio in Piemonte, ma anche la chiusura ha un costo

Gli imprenditori criticano la gestione del Governo, meglio invece quella della Regione

La tenuta del tessuto produttivo del Torinese è sempre più a rischio e adesso con l’arrivo della nuova squadra di governo le aspettative sono alte.

Si spera in una nuova programmazione, con decreti ristori più adeguati e un impegno concreto per la riapertura delle attività in sicurezza oltre che a un alleggerimento fiscale.

Allo stesso modo però, preoccupa anche il mercato del lavoro.

Nel corso del 2020 sono crollate del 37% le nuove assunzioni nel settore terziario, rispetto all’anno precedente.

E con il blocco dei licenziamenti e la sospensione della prossima primavera si rischia di provocare un contraccolpo senza precedenti, con gli organici delle imprese che nel 2021 potrebbero diminuire del 18%.

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Simone Nale

Laureato in Scienze Umanistiche della Comunicazione all'Università di Torino. Appassionato di storia della televisione e nuovi media