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Nuove pietre d’inciampo a Torino: la Pandemia non ferma l’iniziativa

Da Simone Nale

Gennaio 21, 2021

Rosa bianca sopra Stolpersteine Pietre d'inciampo Torino

Nonostante l’emergenza sanitaria, non si ferma e non si può fermare l’iniziativa della pietre d’inciampo a Torino.

Il Covid non interromperà quest’anno la diffusa idea dell’artista tedesco Gunter Demnig, che con con le sue pietre d’inciampo alimenta la memoria dei cittadini deportati nei campi di sterminio.

I piccoli cubi di pietra che prendono il nome di Stolpersteine“, in tedesco, sono presenti in tutta Europa.

In 1800 città di 26 paesi diversi se ne contano per ora quasi 80mila, con la Città di Torino che al momento ne possiede 114.

Un numero che in occasione della Giornata della Memoria, il 27 gennaio, crescerà di 8 unità da collocare in 6 luoghi diversi.

Purtroppo nel 2021 non ci sarà l’artista berlinese a posare con la cazzuola e il cemento, davanti all’abitazione interessata, il cubo di pietra con l’incisione del nome della vittima sulla placca d’ottone.

L’emergenza sanitaria impedisce quest’anno il tradizionale rito di collocazione.

Tuttavia il Museo della Resistenza e della Deportazione insieme alla Comunità ebraica, all’Associazione Nazionale Ex Deportati e al Goethe Institut Turin hanno deciso di promuovere il progetto in ogni caso.

Stolpersteine Pietre d'inciampo Torino

7 delle 8 vittime che si ricorderanno quest’anno hanno fatalmente condiviso lo stesso destino

Solo Giovanni Bricco, vigile del fuoco e poi anche partigiano della Resistenza nativo di Torino riuscì a tornare a casa da Mauthausen.

In sua memoria, la pietra d’inciampo verrà posata insieme a quella di un altro vigile del fuoco torinese, Francesco Aime, davanti all’ex caserma dei pompieri in corso Regina Margherita.

Proprio al civico numero 128, alle ore 15 del 27 gennaio, avrà luogo la cerimonia di commemorazione con la presenza delle autorità e del Corpo dei Vigili del Fuoco.

Due pietre d’inciampo si troveranno poi in via Cibrario 104, per ricordare Cesare e Giovanni Arnoffi.

Padre e figlio, partigiani nella 19a brigata Garibaldi, arrestati e deportati anche loro al campo di Mauthausen come prigionieri politici.

Papà Cesare morì nel sottocampo di Solvay-Ebensee, mentre Giovanni perse la vita a Gusen.

In via Bava 43 invece, sarà posata una pietra commemorativa in ricordo di Orazio Viana.

Nato nel 1914, fu tipografo fino all’età di 26 e poi si arruolò nel Regio Esercito durante lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

In seguito all’Armistizio del 1943 tornò in Piemonte per unirsi a una brigata partigiana in Val di Susa, fino a diventarne poi comandante.

Nei territori valsusini partecipò a numerose missioni di sabotaggio contro i contingenti di occupazione nazisti, ma sfortunatamente venne poi catturato.

Portato per un breve periodo all’Albergo nazionale a Torino, quartier generale della Gestapo, anche Orazio Viana finì poi al campo di sterminio di Mathausen, dove dopo un breve periodo di lavori forzati perse anche egli la vita.

Al civico 53 di corso Matteotti invece, al tempo con il nome di Corso Oporto, sarà posata un’altra targhetta in memoria di Luigi Jova.

Avvocato di professione, Luigi Jova fu vittima delle persecuzioni contro gli ebrei e morì con molta probabilità ad Auschwitz.

Per l’edizione di quest’anno il Museo della Resistenza ha pubblicato in giornata un video-contributo su Youtube

Durante le commemorazioni del 27 gennaio bisognerà comunque evitare ogni forma di assembramento.

Ciò nonostante, l’evento sarà comunque visibile in serata sul canale Youtube del Museo.

L’edizione 2021 vedrà anche, come di consueto, il coinvolgimento di 10 scuole medie e superiori del Torinese

Gli studenti e le studentesse degli istituti parteciperanno a un percorso didattico organizzato dal Museo stesso insieme all’Istoreto e all’Archivio Nazionale cinematografico della Resistenza.

Le Pietre d’inciampo appartengono al programma del Polo del ‘900 per il Giorno della Memoria di quest’anno, supportato dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale del Piemonte.

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Simone Nale

Laureato in Scienze Umanistiche della Comunicazione all'Università di Torino. Appassionato di storia della televisione e nuovi media