1849: l’incubo delle tre bare di via Mascara a Torino

Non troppo tempo fa abbiamo accennato a via Mascara a Torino, vicoletto che si ipotizza rimanesse nelle vicinanze della chiesa di San Domenico.
La via non è giunta fino a noi, ma a ricordarci quella strada sono le leggende che ancora tutt’ora si tramandano.
Si narra che in via Mascara, l’attuale via IV Marzo, a Torino abitasse una dama di nome Adalgisa, una ricca donna di stirpe nobile.
A rompere la sua quotidianità ci pensarono i suoi sogni, anzi l’incubo che nel 1849 cominciò a tormentarla.
Tre bare nere con illustrazioni in oro che si schiodavano e da cui uscivano tre spettri.
Fantasmi che la chiamavano.
In ansia e preoccupata per la vicenda la donna esplose in un racconto pieno di dolore con una sua amica. Non passo molto tempo che la scena si ripeté durante una cena cui partecipava un magistrato.
L’uomo, appassionato di eventi misteriosi chiese il permesso alla nobildonna di scavare nello scantinato.
Adalgisa chiaramente concesse al magistrato l’operazione speleologica sotto casa. Assoldata una equipe di muratori, un poco alla volta le fondamenta vennero divelte completamente, e passarono giorni e giorni. Finalmente uno dei tecnici impiegati nell’opera schiantò improvvisamente il piccone contro qualcosa di molliccio.
Un tela, tre sacchi, tre cadaveri
I crani fracassati da un probabile corpo contundente. Un delitto passionale, compiuto da qualcuno che per un attimo ha vestito in un sol colpo i panni del giudice della giuria e del giustiziere.
Non si risalì all’assassino e neanche ai tre sfortunati.
Quando il tristo cocchio del becchino venne a recuperare i tre cadaveri però una cosa tornò a quadrare, tre bare nere accompagnavano sole la nera carrozza. E come uno scherzo del destino il sogno prese forme e assunse fattezze reali, e l’incubo tetro cessò.
Damiano Grilli