Storia

1964, per il clan dei marsigliesi Torino è casa

1893
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Nel 1964 il clan dei marsigliesi, un manipolo di sette uomini con a capo Albert Bergamelli, progettò nella zona di Santa Rita a Torino quella che venne definita dai giornali la rapina del secolo.

In centoventi secondi un bottino di trecentocinquanta milioni di lire, era il 15 aprile del ’64.

Più precisamente le 16.30 quando le quattro berline Giulia fecero ingresso nella rinomata via milanese e di lì a poco sette uomini, resi irriconoscibili dalle calze di nylon sul viso, sarebbero scesi armati di mitra.

Subito spari e boati, urla.

La gente a fiondarsi sul pavimento, una pallottola vagante non sa chi è colpevole, fa da giudice e giustiziere in un attimo. La meta la gioielleria di Enzo Colombo. Senza battere ciglio gli impavidi malviventi sono dentro, due colpi di proiettile e le teche dei preziosi vengono mandate in frantumi. È andata. Il bottino è loro, e loro sono già lontani.

Il clan malavitoso, prima di prendere istanza a Torino in via Mombasiglio 82, aveva già alle spalle rapine, riciclaggio, sequestri e traffico di droga, ed un raggio d’azione che da Roma arrivava fino al sud della Francia.

In particolare il gruppo del Bergamelli lavorava nel triangolo del nord Italia, Torino-Milano-Genova

Aspetto che aiutò il capo della mobile di Torino, Antonio Maugeri, ad identificare i marsigliesi come responsabili del furto di via Montenapoleone a Milano. Stesso modus operandi di diversi altri furti compiuti in quella zona che lui stava tenendo d’occhio.

Passano solo quattro giorni, ed una soffiata da un ricettatore turco, che la polizia piazzata sotto la palazzina del quartiere torinese fa centro.

Albert Bergamelli viene visto per strada, e seguito.

Seguito fino in piazza Carlo Felice, davanti a Porta Nuova, su ordine del Maugeri che non voleva spargimenti di sangue, bensì l’orgoglio di poter arrestare il giovane 25enne vivo e di persona.

Ebbe giusto il tempo di scendere dalla sua 1800, il Bergamelli, e girarsi per chiudere la portiera che Maugeri gli si piazzò alle spalle invitandolo a seguirlo.

La risposta del boss malavitoso non lascia dubbi “Sono costretto a farlo perché siete troppi ma mi dispiace di non essere armato  altrimenti vi avrei sparato subito”. Di lì a qualche giorno viene acciuffato anche il resto della gang.

Rimane solo una domanda, che fine ha fatto la refurtiva?

Tante ipotesi e poche certezze. Solo una sicurezza, il bottino della rapina del secolo venne usata all’uscita del carcere dai delinquenti per finanziare una nuova e più potente organizzazione criminale che vide la sua fine solo nel ’76 con l’ennesimo arresto di Albert Bergamelli, ucciso a coltellate nel ’82 durante la detenzione.

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