20 Maggio 1915: Torino sciopera contro la guerra

L’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, il 28 Giugno del 1914, fu la scintilla che accese il fuoco del conflitto tra l’impero Austro-Ungarico e la Serbia.
I venti delle tensioni interne che dilaniavano l’Europa alimentarono questa fiamma, mentre il sistema di alleanze che era andato formandosi nel corso del diciannovesimo secolo fu l’esca ideale affinchè l’incendio si allargasse, portando repentinamente a quella che conosciamo come la Prima guerra mondiale.
L’Italia inizialmente non fu trascinata all’interno di questo turbine, almeno fino al 23 Maggio del 1915 quando, cedendo alla pressione della corrente di pensiero interventista (in numero minore rispetto ai neutralisti ma più aggressivi), l’Italia dichiara guerra all’Austria.
Prima di questa storica data però, Maggio fu denso di proteste per la città di Torino e i suoi cittadini che osteggiavano la partecipazione al conflitto. Già nel primo giorno del mese, durante la festa dei lavoratori, un corteo circa 100000 persone espresse il proprio rifiuto alla guerra con cartelli e slogan; probabilmente gli stessi che furono urlati il 12, quando circa 15000 operai abbandonarono le loro postazioni per andare ad urlare il proprio dissenso davanti alla Camera del lavoro, affrontando le arcigne cariche della cavalleria sabauda tese a disperdere i manifestanti.
L’apice della protesta però fu raggiunto tra il 17 e il 20 di Maggio 1915
La Confederazione Generale del Lavoro dichiarò lo sciopero generale e circa 100000 persone sfilarono per le vie della città al grido di “Viva lo sciopero, abbasso la guerra!” sfidando le cariche della cavalleria.
Un giovane falegname, Carlo Dezzani, rimase ucciso e altri 14 furono i feriti: questo il bilancio della sola mattinata del 17.
Nel pomeriggio un gruppo di operai assaltò un negozio di armi e lo scontro a fuoco che ne seguì causò diversi feriti ma nessun morto. In seguito le forze dell’ordine occuparono la camera del lavoro e arresteranno i dirigenti del partito socialista, ponendo fine agli scioperi.
A breve sarebbe stata la guerra.
Daniele De Stefano