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A Torino i tombini parlano arabo

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A Torino i tombini parlano arabo

In corso Belgio, durante l’estate, alcuni residenti e passanti hanno notato una serie di tombini d’importazione libica che hanno destato curiosità anche da parte delle autorità coinvolte nella gestione delle reti fognarie.

Torino si sa è una città multietnica, che “ama le differenze” e che sempre più ospita esercizi commerciali provenienti da ogni parte del mondo.

Eppure lo stupore dei torinesi è stato grande quando si sono accorti che i tombini di corso Belgio recavano le seguenti scritte in arabo: “Comune di Tripoli, Rete Fognaria”.

La domanda è sorta spontanea: come poteva la rete fognaria di Tripoli essere collegata a quella di Torino?

Al quesito non hanno saputo rispondere certamente i residenti della zona, i quali, soprattutto nel caso degli extracomunitari, si sono ritrovati diverse richieste che non sono stati in grado di evadere sul perché della presenza dei tombini.

Di certo non li hanno portati loro, alcuni hanno dichiarato di averli visti lì da sempre.

A Torino i tombini parlano arabo

La questione è stata naturalmente sottoposta anche al Gruppo Smat, la società metropolitana che si occupa della gestione dell’acqua pubblica

Al pari dei cittadini la Smat sembra non sapere nulla della provenienza dei tombini libici, ma azzarda l’ipotesi che questi possano appartenere a dei privati che li abbiano utilizzati per coprire i propri personali pozzetti di derivazione.

Hanno altresì pensato che tali tombini potessero anche essere parte di un lotto invenduto destinato originariamente alla città di Tripoli, messo sul mercato a prezzi favorevoli.

Un’altra teoria, sempre proveniente dalla Smat, è che tali tombini posti da privati risalgano addirittura agli anni ’30, come frutto del lavoro d’imprese con appalti anche in Libia.

In ogni caso i tombini non sono di proprietà della Smat e le loro origini restano dubbie.

Siccome le ipotesi sono diverse e tutte abbastanza plausibili, il “mistero” dei tombini libici probabilmente diventerà l’ennesima leggenda metropolitana senza una spiegazione precisa.

Al momento sono stati rilevati circa 30 tombini di questo genere nell’area di corso Belgio e non si esclude che ce ne possano essere altri nei quartieri torinesi.

Questo piccolo mistero, tornato in auge durante l’estate dei torinesi, forse non troverà mai una soluzione ma nel frattempo affascina l’opinione pubblica.

Francesca Palumbo

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