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TAV: i progenitori sono nati nell’Ottocento

Da Alessandro Maldera

Ottobre 21, 2013

Frejus Tav 1850 La Croce di Lorena.

Treno. Velocità. Futuro.

Nella nostra epoca piemontese in cui è accesissimo il dibattito sulla TAV è affascinante aprire scorci d’indagine storica per trovare paralleli e analogie con la storia su rotaia che fu.

1845.  Lo Stato Sabaudo di Carlo Alberto era il più avanzato della Penisola ancora frammentata in più regni. L’invenzione della locomotiva e la nascita delle prime tratte inglesi e mitteleuropee fece sì che anche la nostra monarchia cominciò a guardare con interesse a questa meravigliosa rivoluzione dei trasporti. La madre del TAV

A Giuseppe Francesco Médail, funzionario della Dogana con la Francia, si accese una lampadina. Sognò la fantascienza immaginando l’opera titanica del Frejus: il buco che avrebbe forato la montagna. Non un semplice tunnel bensì una sfida dell’uomo alla geografia fisica del territorio.

Era l’idea di poter addomesticare la terra, benevolmente, per riuscire nell’impresa eccezionale di collegare la ferrovia del Nord Italia con quelle del resto delle grandi nazioni. I lavori della galleria iniziarono nel 1857 e terminarono nel 1872, dopo aver affrontato immani difficoltà e fatiche disumane. Al tempo, fu il traforo più lungo del mondo.

TAV: i progenitori sono nati nell'Ottocento
TAV: i progenitori sono nati nell’Ottocento

Uno altro studioso del tema fu Carlo Ilarione Petitti di Roreto.

Aristocratico economista visionario, vedeva il futuro concependo un sistema su rotaia moderno e veloce, capillare e di gran impulso ai commerci.

“Questa velocità solo si ottenne quando all’opera dei cavalli si giunse a sostituire la portentosa azione locomotrice del vapore.”

Menti all’avanguardia, precursori, esploratori della tecnica.

I progetti c’erano e venivano messi su carta ma chi senza dubbio diede materia e concretezza alla velocità fu il Conte Camillo Benso di Cavour, onnipresente protagonista della scena politica, diplomatica ed economica dell’epoca risorgimentale. Nel periodo in cui fu Ministro dell’Agricoltura e del commercio (1850 -1851) e poi Ministro delle Finanze(1851 -1852) fece intendere la sua grande fiducia verso il treno. Promosse lo stabilimento Ansaldo per la costruzione di locomotive a vapore, un impianto ottocentesco super-hitech.

Interessante osservare anche il punto di vista militare e strategico.

Nelle linee verso oriente, verso i burrascosi confini lombardo-veneti presidiati dal nemico, la ferrovia era stata costruita a filo raso con le risaie. Oltre a trasportare rapidamente reparti e artiglieria verso il fronte, in caso di invasione si provvedeva subito ad allagare le rotaie, bloccandole per impedire agli austriaci di approfittarne.

Nel 1853 venne tagliato il nastro inaugurale sulla linea Torino – Alessandria – Genova; per completarla la spesa fu notevolissima anche perché il treno saliva fino a quota 800, e dunque occorrevano locomotive potenti e costose. Poi la rete si allargò come una ragnatela verso Novara, Cuneo, Susa, Biella.

Il potenziamento era inserito in un progetto ambiziosissimo ed internazionale, una sorta di TAV dell’epoca: La Croce di Lorena.

TAV: i progenitori sono nati nell'Ottocento
TAV: i progenitori sono nati nell’Ottocento

Immaginiamo un viaggio, immaginiamo una cassa di tè nero indiano. Le ferrovie dell’impero Anglo-Indiano trasportavano la cassa al porto di Bombay. Da lì, s’imbarcava su un mercantile battente bandiera della marina inglese. Dopo il 1869, anno dell’apertura del faraonico Canale di Suez, la nave seguiva la rotta per il risalire il Mar Rosso ed entrare nel Mediterraneo.

A Genova la cassa di tè veniva scaricata sulle banchine del porto. Finiva poi dentro uno dei vagoni del treno della Croce di Lorena. A bordo del convoglio, il tè viaggiava verso Nord, su per il Piemonte, passava da Torino per poi raggiungere Arona, sulla sponda prima sabauda e poi italiana del Lago Maggiore. La merce cambiava mezzo ancora una volta e veniva stivato nel battello per la Svizzera. Il vaporetto si fermava sui moli d’acqua dolce di Locarno.

Ora, la cassa veniva presa in consegna dalle ferrovie elvetiche, che già all’epoca salivano fino a 2.100 metri di altitudine sulle Alpi. Il treno dei “cioccolatai”  attraversava Zurigo e poi Basilea. Il fiume Reno, la grande arteria dell’Europa Centrale, era la tappa successiva del tè indiano. Su una chiatta stracarica di merci, si giungeva così a Rotterdam, con il suo porto grande, potente, globale. Iniziava l’ultima traversata della cassa, con direzione Londra, meta finale.

Che giro salgariano: dalle piantagioni nord-orientali dell’Assam indiano, fino al cuore dell’Impero vittoriano, passando per il Piemonte, divenuto anello fondamentale di una catena che era una delle rotte commerciali primarie del progresso d’Europa.

Ecco, è qua il significato storico ed economico della ferrovia. E’ nella storia del trasporto su rotaia che si trova il significato del buon progresso e anche della sua bellezza. Il treno è un meraviglioso mezzo di comunicazione.

Treno. Velocità. Futuro.

Federico Mosso

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende