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Intervista a Giuseppe Mariani: direttore generale di Intesa del gruppo Kyndryl Company

Da Alessandro Maldera

Febbraio 15, 2023

Abbiamo avuto il piacere di incontrare Giuseppe Mariani direttore generale della società Intesa del gruppo Kyndryl Company: un manager capace e qualificato che quotidianamente affronta la difficile strada dell’innovazione. Abbiamo, così, colto l’occasione per fare il punto della situazione sulla digitalizzazione e cercato di capire quali siano le nuove sfide che attendono Torino.

  • Intesa, società del Gruppo Kyndryl, si occupa di progettazione e sviluppo di servizi per la digitalizzazione dei processi aziendali da oltre 35 anni: quali sono i principi fondamentali del vostro modello di lavoro?

Se dovessi scegliere tre termini per descrivere il nostro modello di lavoro direi: design, tecnologia e normativa. La mission di Intesa, a Kyndryl Company, è infatti quella di accompagnare le aziende in una trasformazione digitale dei processi completa, che possa aggiornarsi e durare nel tempo, che rispetti la normativa digitale e gli standard di sicurezza informatica. Per fare ciò nel nostro metodo la progettazione della soluzione viene anticipata da una fase di analisi dei bisogni e delle necessità dei clienti, in modo da poter proporre i servizi e le tecnologie integrate tra loro che risolvano davvero queste necessità in modo globale e duraturo. Allo stesso tempo tutte le nostre soluzioni rispettano la normativa digitale e gli standard di sicurezza. Intesa, a Kyndryl Company è infatti un Qualified Trust Service Provider: significa che siamo autorizzati dall’Agenzia per l’Italia Digitale all’erogazione dei cosiddetti “servizi fiduciari”, ossia servizi elettronici regolamentati dalla normativa digitale europea eIDAS (firma elettronica, identità digitale, conservazione a norma dei documenti elettronici…)

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  • Nel lungo percorso verso la digitalizzazione a che punto siamo in Italia e, nello specifico, a Torino. In quale ambito (pubblico, privato, ecc…) il margine di crescita è più ampio?

Negli ultimi anni sono stati fatti grandissimi passi avanti per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, e sicuramente se ne faranno altri grazie ai fondi del PNRR. La macchina amministrativa e burocratica del nostro Paese è notoriamente ingombrante e lenta: non c’è dubbio che i margini di innovazione nella PA siano decisamente più ampi che nel privato. Nel percorso di digitalizzazione nazionale non bisogna però dimenticare l’attività della Commissione Europea, che negli ultimi anni sta andando nella direzione dell’uniformità e dell’interoperabilità dei processi all’interno dell’UE, con l’obiettivo di creare il mercato unico digitale. In questa prospettiva, per alcuni processi specifici (come la fatturazione elettronica) l’Italia può essere considerata anche un esempio in Europa, ma sicuramente il lavoro della Commissione Europea darà un’ulteriore spinta alla digitalizzazione delle PA nel nostro Paese.

Per quanto riguarda Torino nello specifico, negli ultimi anni vedo che è cresciuta molto la sua identità di “città della tecnologia e dell’innovazione”, e trovo che questo sia merito del tessuto aziendale, delle Università e degli eventi che scelgono Torino come location. Speriamo possa continuare su questa strada perché le opportunità da cogliere sono ancora molte.

  • Parliamo di identità digitali e di un progetto che vi vede coinvolti molto attivamente ovvero EUDI, l’identità digitale europea: in che cosa consiste nello specifico e in che cosa andrà a semplificare/migliorare nel concreto la quotidianità di cittadini e imprese?

L’European Digital Identity Wallet (EUDI wallet), questo il nome dell’identità digitale europea, è un importante progetto comunitario di digitalizzazione e interoperabilità. Siamo orgogliosi di dire che Intesa, a Kyndryl Company, fa parte del “Consorzio POTENTIAL”, uno dei consorzi internazionali che sta lavorando alle sue applicazioni. L’EUDI Wallet sarà molto di più di un’identità digitale come oggi la conosciamo, facendo un confronto, ad esempio, con lo SPID. “Wallet” significa infatti “portafoglio” proprio perché, oltre a essere valida in tutta Europa, non conterrà solo i nostri dati anagrafici e di riconoscimento, ma potrà contenere anche una serie di attributi: per esempio il passaporto o una patente digitale, il codice fiscale, i nostri attestati e titoli di studio, le carte per i pagamenti, un fascicolo sanitario elettronico… Insomma, l’identità digitale europea porterà con sé molte altre informazioni e quindi potrà essere utilizzata in tantissimi altri contesti che non sia solo per accedere ai servizi online pubblici o privati. Soprattutto, l’EUDI wallet ci consentirà di “mostrare” solo i dati che sono strettamente necessari: per esempio, quando ci chiedono di esibire la patente di guida, inevitabilmente mostriamo anche la nostra data di nascita. Grazie a un’identità digitale come l’EUDI Wallet, sarà molto più semplice mostrare solo ed esclusivamente il titolo di guida, senza dover per forza condividere altre informazioni. Un notevole miglioramento per la privacy.

  • Avete avviato le pratiche per ottenere la certificazione B-Corp: quanto reputate importante nel mondo di oggi riuscire a conciliare profitto ed etica, business e sostenibilità?

Fortunatamente la società di oggi è molto più attenta all’impatto ambientale di quanto non lo fosse alcuni anni fa. È un’attenzione che è partita dai singoli, è stata accolta e resa una “bandiera” dai millennials e la Gen Z e oggi anche le aziende private stanno accogliendo questa sensibilità. Intesa, a Kyndryl Company, è un’azienda che si occupa di innovazione e, poiché fornisce servizi e non prodotti materiali, a una prima valutazione potrebbe sembrare che c’entri poco con la sostenibilità. Ma per noi la sostenibilità non è solo un tema ambientale: riteniamo che debba esistere anche una sostenibilità sociale e umana, e per questo diamo importanza anche alla sostenibilità dei nostri fornitori e al benessere psicologico dei nostri dipendenti, un tema che fortunatamente ha assunto particolare rilevanza durante e dopo il covid.

  • Crede che Torino possa sentirsi sempre più una città europea, a forte respiro internazionale?

Per quanto riguarda nello specifico la città di Torino, come ho già detto, credo che siano molte le opportunità che la potrebbero rendere la capitale dell’innovazione in Italia: gli eventi in ambito tech sono sempre di più e attirano ospiti internazionali anche importanti, esiste un tessuto di aziende tech molto rilevanti sul mercato, il Politecnico è tra le migliori università in Italia per ingegneria, robotica e computer science e 33° al mondo nell’area dell’ingegneria e 28° per l’architettura (classifica Qs World University Ranking by Subject 2022). Si percepisce la volontà di consolidare questa identità, ma sono cambiamenti che richiedono tempo e coerenza. Spero che questa spinta non si spenga.

  • In tema di innovazione e sostenibilità, che cambiamenti si aspetta da Torino nei prossimi decenni: insomma, che tipo di città immagina/sogna di vivere nel 2050?

Mi aspetto che sempre più aziende tech vengano attratte dal network che si sta creando e con esse i talenti che ci lavorano, trasformandola in una capitale dell’innovazione non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa, una realtà di respiro internazionale. So che molti dei ragazzi che si trasferiscono per studio decidono di fermarsi in questa città anche per l’ottimo rapporto tra il costo e la qualità della vita. Credo potrebbe valere lo stesso anche per chi è attratto da questo ecosistema e proviene da altri paesi europei, invertendo la tendenza attuale.

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende