Covid, trovate diverse varianti nelle acque del fiume Po

Dalle analisi di sequenziamento effettuate dall’Arpa e analizzate nel Centro regionale di Biologia Molecolare, è emersa una massiccia presenza di varianti covid nelle acque reflue che, dopo essere passate attraverso gli impianti di depurazione, si riversano ogni giorno nel fiume Po.
Le varianti covid più presenti nelle acque del fiume Po: i dettagli
I campioni, prelevati l’11 aprile nei depuratori piemontesi (tra i quali anche quello di Castiglione Torinese), hanno rilevato una forte presenza nel Po della variante omicron ba.2. Le analisi, che sono state emesse il 19 aprile, al momento non evidenziano la presenza di mutazioni specifiche legate alla variante covid ba.3.
Le sequenze ricombinanti di SARS-CoV-2 (come XA, XB, XC, XD, XE, XF) non emergono come dominanti nei campioni di acque piemontesi presi in analisi, nonostante queste siano già state riscontrate in singoli tamponi naso-faringei in tutto il mondo ed anche, in alcuni casi, in Italia.
Le ricombinati rilevate in Piemonte: XE e XJ
Sul territorio piemontese è già stata accertata la presenza di due ricombinanti, la XE e la XJ. A differenza delle varianti, queste sono degli ibridi formati dall’incrocio tra due varianti di covid diverse, in questo caso di omicron ba.1 e omicron ba.2
La ricombinante XE, proveniente dal Regno Unito e recentemente approdata in Italia, è stata rilevata in Piemonte per la prima volta dall’Istituto di Candiolo.
La XJ, che prima era presente solo in Thailandia e Finlandia, è stata individuata grazie ad un’indagine effettuata sull’intero territorio nazionale, rilevandola però solo in Piemonte e Sardegna.
L’Arpa ha assicurato che continuerà a monitorare le acque reflue del Po per monitorare la presenza di tutte le ricombinanti rilevate e osservarne l’andamento, che al momento però non sembra incisivo.
La situazione epidemiologica in Piemonte
Nonostante la presenza di queste ricombinanti sul nostro territorio, i valori legati alla situazione epidemiologica registrati in Piemonte si confermano tra i più bassi in Italia (assieme a quelli della Valle D’Aosta e della Provincia autonoma di Trento).
Il Piemonte, assieme a Lombardia e Veneto, ha il valore più basso di posti letto ordinari occupati, mentre la percentuale delle terapie intensive (attorno al 3,7%) risulta inferiore alla percentuale nazionale (4,1%).