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Violenza domestica: bufala del messaggio “Una mascherina 1522”

Da Alessandro Maldera

Maggio 06, 2020

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Violenza domestica: è un tema allarmante e preoccupante e, purtroppo, anche vittima di bufale online.

Infatti da qualche giorno gira su internet la notizia del messaggio “Una mascherina 1522” da dire al farmacista per denunciare violenza domestica.

Gli articoli sostengono che, in base ad un accordo tra la Federazione farmacisti e i centri antiviolenza, basterà andare in farmacia e pronunciare la frase “Voglio una mascherina 1522” per far partire il protocollo di assistenza e denuncia.

La smentita

Benché potrebbe essere un’iniziativa lodevole, purtroppo è un falso. La violenza domestica è un importante problema collettivo sul quale è bene non scherzare. Difatti, questa notizia che gira in rete, ha costretto D.i.Re Donne in Rete contro la violenza a smentire la notizia con un post sulla sua pagina ufficiale di Facebook.

Testo della smentita

“CORONAVIRUS. MASCHERINA 1522, D.i.Re: NESSUN PROTOCOLLO INTESA FARMACISTI-CENTRI ANTIVIOLENZA. LA RETTIFICA CON UNA NOTA DELLA RETE NAZIONALE DEI CENTRI ANTIVIOLENZA

(DIRE) Roma, 4 mag. – “In merito alla notizia riportata da
diversi media ‘In farmacia chiedi la Mascherina 1522. La frase in codice per denunciare violenza domestica’, D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, associazione nazionale che riunisce 81 organizzazioni che gestiscono centri antiviolenza e case rifugio in 18 regioni, precisa che non è stato sottoscritto alcun protocollo d’intesa tra D.i.Re e l’Ordine dei farmacisti in merito a una eventuale procedura per intervenire a supporto di donne che in farmacia chiedano la ‘Mascherina 1522′”. Così in una nota D.i.Re-Donne in Rete contro la Violenza.
“Un Protocollo d’intesa è stato firmato il 2 aprile tra il Dipartimento Pari opportunità e la Federazione Ordini Farmacisti Italiani (Fofi), Federfarma e Assofarm – continua la nota – L’iniziativa è finalizzata esclusivamente a ‘indirizzare le donne vittime di violenza e di stalking al 1522, al fine di avviare un percorso di uscita da situazioni di criticità in ambito domestico’. Le operatrici del 1522 possono a loro volta indirizzare le donne che chiedono aiuto ai centri antiviolenza della rete D.i.Re, che sono tutti mappati nel servizio. Ma questa è cosa ben diversa che annunciare un protocollo d’intesa con i centri antiviolenza e illudere le donne che, pronunciando ‘Mascherina 1522’ vengano messe direttamente in contatto con il centro antiviolenza del territorio”.
Conclude D.i.Re: “I centri antiviolenza della rete sono tutti rimasti attivi nel periodo di quarantena, hanno registrato un incremento delle richieste di supporto nel periodo compreso tra il 2 marzo e il 5 aprile del 74,5% rispetto all’ultima rilevazione statistica disponibile (2018), e continueranno a offrire supporto qualificato a tutte le donne che ne facciano richiesta anche nella fase 2”.

Cosa fare

Come evidenziato anche dal comunicato di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, il lockdown attuale ha incrementato il problema della violenza domestica. Sta costringendo diverse donne a subire violenza dai propri partner che possono sfociare in  omicidi.

Anche Amnesty International Italia “registra un generale e preoccupante incremento di episodi di violenza domestica nei confronti delle donne”. Sottolinea l’importanza  “di mantenere alto il livello di attenzione” sul tema nella gestione dell’emergenza da Covid-19.

Ricordiamo i metodi ufficiali da contattare in caso di violenza domestica:

  • il numero gratuito 1522
  • i centri antiviolenza della rete D.i.Re Donne in Rete contro la violenza
  • i centri antiviolenza della rete Differenza donna (quest’ultima offre anche sostegno legale)
  • App YouPol nata per segnalare situazioni di spaccio e bullismo, ultimamente la Polizia di Stato ha esteso il suo servizio anche ai reati di violenza domestica

Notizie di questo genere gettano sconforto perché illudono le donne oggetto di violenza domestica. Fanno credere che, con la semplice frase “Mascherina 1522” possano essere messe in contatto con il centro antiviolenza del territorio. Purtroppo non è così.

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende