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Il “campionissimo”: Fausto Coppi

Da Alessandro Maldera

Settembre 15, 2015

Il “campionissimo” Fausto Coppi

Chiunque può essere un’atleta. Basta un po’ di attività fisica, costanza nell’allenamento ed un pizzico di perseveranza. Essere un campione è più difficile. Serve talento, estro e, perché no, una dose di fortuna. Ma solo a pochissimi è concesso di diventare un’icona.

Il 15 settembre 1919 nasceva una delle icone dello sport più conosciute e ammirate: a Castellania, in provincia di Alessandria, veniva alla luce Fausto Coppi.

Tanto si può dire sul campionissimo (o l’airone, due nomignoli affettuosi cucitigli addosso dai suoi estimatori) dal punto di vista sia sportivo che umano.

Di modeste origini contadine, all’età di tredici si trova un impiego come garzone in una salumeria, per cui effettua le consegne in bicicletta.

Un gruzzoletto regalatogli dallo zio gli consente di comprare una bicicletta, con la quale partecipa alle sue prime corse, benchè non ufficiali; sgambate che, oltre a fargli fare esperienza, fanno si che venga notato da Biagio Cavanna (già massaggiatore di un certo Costante Girardengo) che ne intravede le potenzialità e lo ammette nella sua scuola per giovani corridori.

Buon compleanno “campionissimo”: novantasei anni fa nasceva Fausto Coppi

La prima gara ufficiale la disputerà nel luglio del 1937 sul circuito della Boffalora, ma è costretto a ritirarsi a causa della foratura di una gomma. Il primo successo non tarderà tuttavia ad arrivare, vincerà infatti la sua prima gara dilettantistica un anno dopo, la prima vittoria di una serie che lo porterà il 9 Aprile del ‘39 a correre la sua prima gara coi professionisti. E’ il giro della toscana, ma gli esordi non gli portano molta fortuna e anche in questo caso è costretto a ritirarsi per un guasto meccanico.

E di nuovo non tarda molto a rifarsi, piazzandosi primo alla coppa di Pavia il 28 Maggio dello stesso anno; e poi altre corse, piazzamenti, vittorie. E la guerra.

Nel 1942 il campionissimo è costretto ad arruolarsi, anche se la sua esperienza bellica tuttavia non durerà granchè: il 17 aprile del 1943 viene fatto prigioniero dagli inglesi e il 17 Maggio è trasferito prima al campo di concentramento di Megez el Bab e poi a quello di Blida. Neanche questo tuttavia riuscirà a fermare il campionissimo che, nonostante la tragica esperienza salta di nuovo in sella alla sua bici.

E’ l’inizio di una carriera eccezionale che solo i numeri riescono a descrivere: 110 gare vinte, di cui 53 per distacco, 5 volte vincitore al Giro d’Italia, 2 al Tour de France. Fu uno dei pochissimi ciclisti a vincere nello stesso anno la massima competizione italiana e quella francese, precisamente nel 1949 e nel 1952. Trionfò per ben 5 volte al giro di Lombardia, 3 volte alla Milano-San Remo. Tanto per citare i principali successi.

Il 2 gennaio 1960, Coppi muore, dopo aver contratto la malaria alla fine del mese di dicembre del 1959. I medici incaricati della sua cura prima del decesso non erano riusciti a diagnosticare la malattia, che aveva colpito il campione due settimane prima.

Si può parlare della famosissima rivalità con un altro mostro sacro del ciclismo come Gino Bartali o dello scandalo che suscitò la sua relazione extra coniugale con la “Dama Bianca” e comunque, quello che resta, è sempre una leggenda dello sport, un simbolo di un’epoca. Un’icona.

Daniele De Stefano

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende