Torino, Borgata Lesna: un paese in città

A Torino, Borgata Lesna non si trova sulle guide turistiche della città e probabilmente qualche torinese ne ignora persino l’esistenza.
A Torino, Borgata Lesna è piccolo quartiere di poco più di 10mila abitanti.
È un luogo ricco di storia e nasconde un certo fascino, quello di una sorta di paesino incastonato nel tessuto urbano che con il passare degli anni lo ha progressivamente inglobato. Strada della Pronda, Via Santa Maria Mazzarello, Via De Sanctis e Via Tirreno, delimitano quest’area che nel Medioevo era costituita esclusivamente da vaste aree agricole. La zona era conosciuta come Località Rombelli, ma per tutti oggi è semplicemente Borgata Lesna.
Soltanto nel XVII secolo prese il nome di Borgata Lesna. Il nome deriva da un cascinale posto al centro di un vasto latifondo di proprietà della famiglia Lesna, conti di Lessolo.
Nei secoli successivi sorsero altre cascine. La vocazione rurale del territorio si mantenne fino agli inizi degli anni Venti del secolo scorso, con un succedersi di case modeste, cascinali, orti, serre e campi coltivati.
Qualche anno dopo, verso la fine del decennio, sorsero le prime abitazioni residenziale. In quel periodo iniziarono i lavori per la Caserma “Cavour”, completata nel 1932 ed esistente ancora oggi, proprio di fronte al Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE) di Corso Brunelleschi.
Negli anni Trenta fecero la loro comparsa le prime attività commerciali: trattorie, fornai, spacci, tabaccai, ma anche officine e qualche piccola fabbrica.
La più famosa fu sicuramente la Moretti S.p.a. di via Monginevro, che produceva motocarri e motoleggere. Successivamente la fabbrica si specializzò nella modifica di autovetture prodotte dalla FIAT.
Tutto intorno ancora una distesa a perdita d’occhio di campi coltivati. C’erano anche tre cave, da cui venne ricavata la ghiaia per rinnovare la massicciata della linea ferroviaria Torino-Modane.

In quel tempo l’unico collegamento tra la città e quest’area, considerata molto periferica, era garantita dalle navette della Linea 29 che partivano da Corso Trapani.
Il 9 dicembre 1942 il quartiere fu vittima di un feroce bombardamento che mirava a colpire il complesso militare della Caserma Cavour e la linea ferroviaria antistante.
I danni furono notevoli. L’opera di ricostruzione del dopoguerra portò all’asfaltatura delle principali vie ed all’interramento dei residui canali irrigui che segnavano il terreno.
Le vie persero le denominazioni di origine fascista che furono sostituite da toponimi di località della Valle d’Aosta.
Comparve per la prima volta l’illuminazione pubblica e nel 1955 arrivò pure il tram.
Il vecchio 29 fu soppiantato dalle più moderne motrici della linea 5, proveniente da Sassi.
Oggi il rudere di Villa Lesna è quasi invisibile, incastonato nel complesso della parrocchia di Madonna della Guarda. Il 5 è stato sostituito dal 15, che fa capolinea in Via Brissogne, dopo aver sferragliato in Via Bionaz arrivando da Via Monginevro.
Ci sono un bowling ed un autolavaggio, un circolo una squadra di calcio denominata ASD Borgata Lesna e una scuola elementare che porta il nome di Leopoldo Ottino.
I campi e gli orti sono spariti, coperti dal cemento e da palazzi sempre più alti e popolati.
Ma se da via Mazzarello girate a destra in via Villa Giusti e vi perdete nell’intreccio asimmetrico delle viuzze, potrete capire perché ancora oggi questo quartiere non ha perso la sua vocazione di borgata. Provateci.
Edoardo Ghiglieno