Toponomastica fascista: da Venaus a Venalzio e non solo.
Da Alessandro Maldera
Ottobre 28, 2013
Una targa stradale di Torino che risente ancora delle idee del periodo fascista è quella di via Venalzio, il nome italianizzato che il regime aveva imposto al comune valsusino di Venaus attraverso la rivoluzione toponomastica fascista.
Una delle iniziative del regime, oggi ricordata con una certa ironia, è stata quella di intervenire sui nomi dei comuni italiani in modo da eliminare quelli che apparivano imbarazzanti e quelli che suonavano “stranieri” secondo i dettami delle regole della toponomastica fascista.
Per il primo caso, nella provincia di Alessandria, Castelletto Scazzoso nel 1937 diventò Castelletto Monferrato.
Per i nomi “stranieri” dei comuni, il Piemonte e la Valle d’Aosta offrivano una ampia casistica. Secondo i calcoli di Wikipedia, in Piemonte vennero cambiati 21 toponimi che avevano un suono francese, anche se derivanti dall’occitano o dal francoprovenzale.
Sempre secondo Wikipedia, in Valle d’Aosta i toponimi modificati furono 36.
Di questa italianizzazione dei toponimi, risentì anche la toponomastica torinese, dove erano e sono molto numerose le vie dedicate a città e a comuni piemontesi e valdostani.
Così, dopo la fine della seconda guerra mondiale, i giornali torinesi annunciarono che dal 30 gennaio 1946 le vie cittadine che avevano una denominazione modificata secondo le direttive del regime fascista, avrebbero ripreso il nome originario nell’antica grafia.
Si faceva l’esempio della via Gressoney (italianizzato in “Gressonei”), Verrès (italianizzato in “Castel Verres”), La Thuile (italianizzato in “Porta Littoria”).
Ma via Venalzio, oggi nella Circoscrizione 4, è rimasta via Venalzio, anche se le targhe attuali riportano la dizione “Venaus” posta tra parentesi.
Per quale misterioso motivo è rimasta la denominazione “fascista” di questa via, tra l’altro l’unica accettata da Google Maps?
La domanda sorge spontanea perché via Venaus fa angolo con via la Salbertrand, che il regime aveva ribattezzato “Salabertano”, e questa via è ritornata al primitivo nome.
Pare di leggere ancora la dicitura “Salabertano” in una vecchia targa, ormai quasi cancellata.
È sorprendente poi trovare sulla casa d’epoca al n. 80, all’angolo con via Gravere, soltanto la targa d’epoca “via Salabertano”.
Del resto, a Torino rimane ancor oggi una via dedicata ad un martire fascista. Ma questa è un’altra storia.
Milo Julini
( Foto di Manfredo Cicolin)
Alessandro Maldera
Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende
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