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Seconda visione, anche i cinema di Torino sono cambiati

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Cinema di seconda visione: Cambiare per non scomparire.

È questa la parola d’ordine per i cinema di seconda visione, figura ormai quasi mitologica nel panorama dell’intrattenimento, a Torino come in molte altre città d’Italia.

Con l’avvento dei DVD, delle pay tv e, soprattutto, dello streaming, il cinema di prima visione ha subito una battuta d’arresto, che si è propagata con grossi effetti anche sulla seconda visione.

Quando questi cinema possono proiettare, lo stesso film è già in rete da settimane.

Molti esercizi non hanno resistito al passare del tempo, basti pensare al Cinema San Paolo, che si trovava ne quartiere omonimo, o al Teatro Ambra, che non proietta più.

Non si possono quantificare le piccole sale di programmazione parrocchiali, scomparse già a partire dagli anni Ottanta, ma perché dopo la tragedia dello Statuto le misure di sicurezza per teatri e cinema sono divenute impegnative e costose.

All’inizio degli anni Novanta del secolo scorso i cinema di seconda visione erano ancora una decina, poi alcune come il Nuovo Odeon e il Fortino sono spariti.

Seconda visione, anche i cinema di Torino sono cambiati
Seconda visione, anche i cinema di Torino sono cambiati

La maggior parte, però, si è creata una nuova veste: il Baretti e l’Agnelli, per esempio, che da tempo propongono film d’essai ed evitano così la concorrenza con le altre sale, oppure il Fregoli, trasformato nel Teatro Giulia di Barolo.

In molti casi l’attività cinematografica si affianca a quella teatrale, accrescendo così l’offerta e la qualità del locale. Un discorso diverso va fatto invece per i pochi cinema parrocchiali rimasti in piedi, come il Valdocco, l’Esedra di San Gesù Nazareno, il Cardinal Massaia alla Madonna di Campagna.

Questi cinema continuano a trasmettere la seconda visione, evitando però i Blockbuster pieni di effetti speciali e dando particolare attenzione ai cartoni animati (e quindi agli spettatori molto, molto giovani).

I metodi di sopravvivenza escogitati da questi piccoli cinema andrebbero tenuti in conto in questo periodo difficile: sono la dimostrazione di come alzando la qualità e diversificando l’offerta si riesce anche a resistere all’ondata dei multisala in 3D, o a qualunque altro tipo di grande distribuzione.

Giulia Ongaro

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