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Val di Susa: la storia di un tesoro del Piemonte

Da Simone Nale

Settembre 19, 2022

La Val di Susa è uno dei patrimoni storico-culturali più importanti della nostra Regione

A metà strada tra Torino e i confini della Francia troviamo la Val di Susa in tutto il suo splendore. La vallata di origine orogenetica oggi custodisce uno dei patrimoni storico-culturali più preziosi del Piemonte.

Da sempre ponte naturale tra il centro Europa e la penisola italiana, la Val di Susa è percorsa in senso longitudinale dal fiume Dora Riparia, senza dimenticare gli affluenti Cenischia e Dora di Bardonecchia.

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Deve la sua costituzione geologica alle catene montuose delle Alpi Cozie e della Alpi Graie, che rispettivamente ne delimitano i confini dando forma non solo alle vette, ma anche alle località turistiche di riferimento.

Tra le più apprezzate dai piemontesi spiccano di fatto il Colle del Monginevro presso Claviere; il Colle del Sestriere e quello del Moncenisio.

Mentre in bassa valle, i laghi vulcanici di Avigliana sono certamente un’ottima meta per le domeniche di tutti i torinesi.

La Val di Susa prende il nome dal suo centro abitato più importante, ovvero la città di Susa, che conta circa 90mila abitanti.

Tra gli altri paesi degni di nota troviamo Bardonecchia, Exilles, Bussoleno, Oulx, Sestriere e Claviere. Ad oggi la Val di Susa conserva uno degli ambienti più tutelati d’Italia, grazie ai suoi fiumi, laghi e monti vanta un gran numero di parchi naturali, con percorsi e foreste protette.

I quali conservano resti e siti archeologici emblematici per la storia della Valle.

La Val di Susa è stata uno dei territori più contesi della storia italiana

Da sempre utilizzata per valicare la catena delle Alpi, la Val di Susa ha ricoperta nel corso dei secoli la funzione di frontiera per unire l‘Europa settentrionale con quella meridionale.

Per questa ragione infatti, è stata spesso al centro degli obiettivi militari dei regni confinanti, a partire dalla Roma imperiale fino all’età moderna.

Ciò nonostante, i primi insediamenti dell’uomo vengono fatti risalire intorno al quinto millennio a.C., anche grazie alle numerose incisioni rupestri rinvenute sul territorio.

Al tempo della Roma Repubblicana, la Val di Susa cominciò ad assumere un’importanza sempre più strategica e militare durante le guerre contro le popolazioni celtiche.

Proprio nel primo secolo d.C., gli Imperatori Augusto e Giulio Cesare si assicurarono la sicurezza del passaggio stringendo alleanze con le tribù locali, come i taurini

Ma dopo tre secoli di conquiste e relativa pace, il lento indebolimento dell’Impero deteriorò i rapporti dei governatori della provincia con il potere centrale, permettendo allo stesso tempo l’arrivo dei primi invasori germanici.

Arco di Augusto di susa di giorno
Arco di Augusto

Alla caduta dell’Impero romano d’Occidente in Val di Susa seguirono i regni di Goti, Bizantini e Longobardi

Questi ultimi continuarono l’opera di fortificazione del confine alpino già portata avanti da romani.

Tuttavia, la militarizzazione delle Alpi occidentali non fu in grado di ostacolare l’esercito di Carlo Magno, che scendendo in Italia nel 774 pose fine al potere longobardo.

Con la dissoluzione del Regno dei Franchi, il Piemonte fu vittima delle incursioni ungare e saracene del X secolo d.C.

La lotta contro gli invasori venne portata avanti dal marchese di Torino Arduino il Glabro, il quale, una volta liberata la valle, ne finanziò la ricostruzione.

Come simbolo di rinascita, tra il 983 e il 987 venne edificata la Sacra di San Michele sul rudere di un edificio preesistente.

Solo in seguito, l’unione tra la casata Arduinica con quella Sabauda riuscì a riattivare le attività commerciali della Val di Susa.

Nel 1046 infatti, Adelaide di Susa, figlia di Olderico Manfredi, sposò il principe Oddone, figlio di Umberto I Biancamano.

Una volta terminato il reame della regina Adelaide, la valle entrò in parte sotto la sfera d’influenza del Delfinato, un’antica provincia francese da sempre in conflitto con i Savoia.

La vallata passò in pochi tempo da arteria commerciale a piazzaforte dei francesi

Dopo tre secoli di prosperità, la desolazione della Val di Susa seguì di pari passo l’inasprimento della rivalità tra il Delfinato e i Savoia.

Sebbene l’avvicinamento all’Italia da parte dei conti sabaudi cominciasse ad essere sempre più evidente, il Delfino Umberto II decise di cedere le fortezze della Val di Susa al Re di Francia.

Questa concessione ampliò di conseguenza i confini dei Valois, avvicinandoli pericolosamente ai domini di Amedeo VI di Savoia, il “Conte Verde”.

I Savoia cominciarono in questo modo a trovarsi sempre più coinvolti nelle faccende dei vicini francese, nonostante le dipendenze dal Sacro Romano Impero.

Nella seconda metà del XVI secolo, la valle tornò ad essere provincia sotto il controllo di Emanuele Filiberto di Savoia

Il Duca “Testa di Ferro” dopo aver trasferito la capitale del regno a Torino, ricostituì i domini dei suoi antenati sotto il nome di province.

Nel frattempo divamparono invece le guerra di religione, che in Val di Susa si tradussero in un’aspra lotta contro la Riforma e le componenti Valdesi.

Nonostante gli interventi amministrativi di Carlo Emanuele I, la città di Susa rimase capoluogo della della provincia fino alla Guerra di successione spagnola.

Visto il coinvolgimento del Regno di Sardegna, nel 1703 il Duca Vittorio Amedeo II aderì alla Grande Alleanza sostenuta dal Principe Eugenio di Savoia.

Se in un primo momento, il contingente di invasione franco-spagnolo riuscì ad oltrepassare la Val di Susa senza problemi, i territori alpini tornarono nelle mani dei Savoia solo una volta conclusosi l’assedio di Torino del 1706.

Approfittando dei trattati di pace del 1713, la Casata piemontese riuscì a garantirsi, oltre alla corona di Sicilia (scambiata poi con quella di Sardegna), anche l’alta Val di Susa strappandola ai francesi.

L’Ottocento segnò il pugno di ferro con la Francia

A partire dal 1794, il nuovo stato rivoluzionario d’oltralpe attaccò la Val di Susa in diverse occasioni.

Tuttavia, solo con la firma del Trattato di Cherasco del 1798, la valle e il Piemonte di Carlo Emanuele IV passarono sotto il dominio di Napoleone.

I Savoia persero in questo modo uno dei territori più strategici d’Europa, che solo con la Restaurazione del 1815 riuscirono di fatto a riportare sotto il proprio dominio.

A partire da quell’anno infatti, i governi di Vittorio Emanuele I e Carlo Alberto di Savoia-Carignano reintegrarono la Val di Susa come provincia del Regno di Sardegna.

Negli anni avvenire rimase esclusa dai conflitti risorgimentali che interessarono tanto la Prima quanto la Seconda Guerra d’Indipendenza.

Solo dopo secoli di abbandono, la Val di Susa venne poi reintegrata nel nuovo Regno d’Italia, risparmiandosi in seguito dalla devastazione della Prima Guerra mondiale.

Mentre nel corso della Seconda invece, i suoi percorsi montani vennero sfruttati per attaccare la Francia nel 1941, alla quale venne poi ceduta la Valle Stretta con la fine delle ostilità.

Ciò nonostante, tutti questi trascorsi hanno contribuito allo sviluppo di una cultura e lingua locale unica nel suo genere.

Una cultura occitano-piemontese che tutt’ora mantiene le sfaccettature di ogni influenza straniera che ha contribuito a formarne il presente.

Ad oggi la Val di Susa rimane una delle mete turistiche più apprezzate dai piemontesi e dagli italiani, così come anche dai vicini francesi.

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Simone Nale

Laureato in Scienze Umanistiche della Comunicazione all'Università di Torino. Appassionato di storia della televisione e nuovi media