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Torino, in aumento il numero di stranieri in disoccupazione

Da Simone Nale

Dicembre 13, 2021

Anche se mediamente più qualificati e competenti, il 47,8% degli stranieri in Piemonte non ha un lavoro

Cresce la disoccupazione tra gli stranieri di Torino e del Piemonte

Anche se professionalmente più qualificati e con una retribuzione più alta rispetto alla media italiana, circa un quinto degli stranieri del Regione fatica a trovare un lavoro.

Una crisi occupazionale sulla stessa onda di quella degli italiani.

Alla fine del 2020, erano 38.506 gli occupati stranieri dell’area metropolitana di Torino, circa il 4,2% del totale.

Parliamo di una quota molto bassa per il capoluogo piemontese, specialmente rispetto a città come Genova (7,8%) e Milano (12,4%).

Non cambia il discorso per il tasso di occupazione, ad oggi al 47,8% mentre per il capoluogo ligure 60% e quello lombardo al 62,4%.

A Torino il tasso di disoccupazione è al 19%.

In poche parole, significa che un cittadino su cinque non ha un lavoro.

Ci troviamo di fronte a un dato preoccupante, in quanto molto più alto rispetto a Genova (14,7%) e Milano (10%).

Stesso discorso vale anche per il tasso di inattività della città della Mole, che è di 10 punti superiore rispetto alle altre città del triangolo industriale, tocca di fatto il 44%.

Ciò nonostante, troviamo uno dei pochi punti di forza di Torino nel rapporto tra miglior qualificazione professionale dei lavoratori stranieri e retribuzioni più alte.

Sono il 35%, infatti, i lavoratori del torinese provenienti da paesi extra-Ue che percepiscono meno di 800 euro al mese, con una percentuale italiana pari al 31,1%.

Mentre è superiore allo stesso modo anche la quota di lavoratori non comunitari con retribuzioni superiori a 1200 euro: 37,5% per Torino contro il 32% nazionale.

Si tratta di una tendenza che si rispecchia anche nel contesto dei lavoratori autoctoni: nel torinese anche gli italiani hanno mediamente retribuzioni più elevate rispetto al resto d’Italia.

Sempre impervia invece la strada per le realtà imprenditoriali

Il Piemonte e la città di Torino si conservano non uno dei migliori territori per investire o lanciare una nuova impresa.

A fine del 2020 erano 18.952 le imprese a titolarità straniera, in commercio e costruzioni, circa l’8,6% del totale.

Di nuovo, una percentuale molto bassa se messa a confronto con Genova (12,5%) e Milano (13,5%).

Alla fine dei conti, Torino risulta essere la quarta tra le città metropolitane per presenza di questo tipo di impresa, con un peso del 3,8% sulla totalità nazionale.

L’abitudine di oggi continua ad essere quella di considerare gli stranieri come una categoria di lavoaratori, senza tener conto della vastissima quantità di variabili.

Comunitari, extra-comunitari, stranieri con permesso di soggiorno o nuovi arrivati che cercano asilo politico non costituiscono affatto un gruppo omogeneo e categorizzabile come tale.

Il lancio di una nuova impresa per mano di un cittadino straniero rappresenta un vantaggio sia in termini economici che sociali

Da un parte contribuisce allo sviluppo economico del territorio ospitante, mentre dall’altro permette alla persone di integrarsi nel tessuto sociale.

Per questa ragione, infatti, un Piemonte che diventa sempre più “vecchio” può trovare negli stranieri una nuova spinta nel mondo produttivo.

Dopotutto, le iniziative che aiutano gli stranieri non mancano e tra queste troviamo il progetto “Futurae” della Camera di Commercio, che offre corsi di orientamento e formazione per gli stranieri.

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Simone Nale

Laureato in Scienze Umanistiche della Comunicazione all'Università di Torino. Appassionato di storia della televisione e nuovi media